2018-11-16
Il 5G cinese contro i terremoti
Nel 2020 in Italia arriverà il 5G, cioè la quinta generazione della comunicazione mobile. Queste tecnologia, come è stato illustrato nel primo summit italiano organizzato all'Aquila dalla compagnia cinese Zte, permetterà di ridurre la latenza nell'utilizzo di Internet, cioè renderà le nostre interazioni con i device digitali molto più veloci, quasi istantanee.
La compagnia cinese Zte, che è una delle quattro aziende di telecomunicazioni più importanti al mondo, sta partecipando attivamente alla sperimentazione in Italia attraverso varie iniziative. Una di queste, con il sostegno del Ministero dello sviluppo economico, è ora in atto nelle aree di Prato e dell'Aquila insieme a Open fiber e Wind Tre.
«L'Italia è per noi un Paese molto importante», ha detto Hu Kun, giovane amministratore delegato di Zte Italia. «E il nostro investimento qui è di lunga durata». Nel capoluogo abruzzese – tra le cinque città selezionate dal Mise per la sperimentazione – è stato creato dal colosso cinese lo Zirc, centro di innovazione e ricerca focalizzato su servizi e tecnologie innovative, dove è a disposizione di ricercatori e sperimentatori una data room avanzatissima con gli ultimi dispositivi anche prototipali. Essa è inserita in un ecosistema di imprese e pubbliche amministrazioni locali e centrali allo scopo di testare i casi di utilizzo del 5G.
Si prevede che gli scenari di applicazione di quest'ultimo includeranno la comunicazione mobile massiva, con un'esperienza utente più fluida, ma soprattutto, nel settore dell'Industria, permetteranno il controllo wireless dei processi di produzione, la chirurgia medica a distanza, l'automazione della distribuzione e la sicurezza del trasporto. Inoltre, si sta lavorando all'uso del 5G anche per garantire collegamenti su dispositivi a basso costo e con una durata di batteria molto lunga.
Ieri all'Aquila sono state svolte diverse dimostrazioni pratiche, tra cui quella che offre soluzioni per la prevenzione dei terremoti e la gestione dell'emergenza. Zte, che era stata messa in grave difficoltà dal ban degli Usa (il veto imposto da Trump alle aziende che hanno rapporti commerciali con L'Iran e la Corea del Nord), ha poi ripreso la sua regolare attività ed è pronta a rivoluzionare la comunicazione mobile globale scommettendo proprio sull'Italia. «Questa tecnologia sarà uno spartiacque per il modo di produrre e il modo di lavorare», ha ribadito Kun. «Grazie a una velocità paragonabile a una reazione umana si possono sviluppare innumerevoli applicazioni, tra cui quella della connessione tra le auto o tra le auto e i semafori. Con questa velocità le auto potranno interagire autonomamente in tempo reale, evitando o riducendo significativamente gli incidenti», ha aggiunto. «Continuiamo a lavorare con i partner e a collaborare con il governo affinché la roadmap sia pienamente percorsa», in quanto «siamo l'unica azienda al mondo ad essersi piazzata per otto anni fra i primi tre posti nella classifica mondiale dei brevetti e ad essere stata al primo posto per ben tre anni».
Per Jeffrey Hedberg, ad di Wind Tre, intervenuto al summit, ha spiegato che la sua compagnia «sta realizzando modelli di business che trasformano gli operatori Tlc da fornitori di connettività a sviluppatori di ecosistemi e servizi smart per aziende e cittadini». Dopo la gara 5G, il cui esito è stato reso pubblico dal Mise il 2 ottobre scorso, «nell'accelerazione sui piani di investimento gli operatori delle telecomunicazioni stanno facendo la loro parte, ma è necessario che tutti gli attori politico-istituzionali e i regolatori diano il loro contributo per favorire la creazione di un nuovo ecosistema».
Colosso da 84.000 dipendenti sbarcato in Italia nel 2005
Italia culla della sperimentazione del 5G, la tecnologia che renderà la nostra comunicazione mobile più veloce e fluida. E a guidarci verso questa metà sarà la Zte Corporation, nata nel 1985, oggi quotata alle borse di Shenzhen e Hong Kong. La società cinese, che lavora con più di cinquecento operatori in oltre centosessanta Paesi e che ha in organico 84mila dipendenti, opera in Europa da 15 anni, e solo nel nostro Paese, in cui è presente dal 2005, è passata dall’avere quasi cento dipendenti nel 2016 a più di mille nel 2018. Zte, che a livello globale nel 2017 ha registrato un fatturato di quasi 14 miliardi di euro, con un tasso di crescita del 7.5% rispetto all’anno precedente, investe ogni anno almeno il 10% del fatturato in attività di ricerca e sviluppo, posizionandosi tra le prime società internazionali che partecipano fattivamente alla definizione di nuovi standard nel settore delle telecomunicazioni. Il gruppo, a livello mondiale, conta 20 centri di ricerca e sviluppo all’avanguardia – in Usa, Canada, Cina ed Europa – ed impiega oltre 30mila professionisti della ricerca in tecnologie di nuova generazione come 5G, IoT, NFV, SDN, Cloud computing e Big data. Nel 2017, per il settimo anno consecutivo, Zte è rientrata nella classifica dell’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (Wipo) tra le prime tre aziende in materia di brevetti: oltre 30mila domande approvate, di cui 1.700 realtive al 5G, settore nel quale è leader indiscussa. Quanto all’Italia, la volontà del gruppo è quella di farne l’hub centrale delle operazioni di Zte in Europa e il cuore delle sperimentazioni del 5G e dei suoi servizi. Una strategia di lungo periodo che prevede l’investimento di circa 500 milioni nei prossimi 5 anni, oltre ai 100 già investiti. Zte Italia consta di due divisioni: Zis (Zte Italia Servizi) e Zirc (che è il centro situato all’Aquila in cui si è appena tenuto il summit sul 5G). A Livello locale, l’azienda ha avviato collaborazioni con oltre 100 aziende italiane. Non solo: «Abbiamo collaborato con l'Università dell'Aquila e con i partner commerciali per dare vita con successo a un'applicazione per il monitoraggio dei terremoti basata su tecniche 5G», ha spiegato Xiao Ming, presidente global sales. «Su questa piattaforma ci dedicheremo ad accelerare lo sviluppo commerciale consentiremo a 5G di penetrare la nostra vita il prima possibile. Credo fermamente che il 5G cambierà la nostra industria, l'agricoltura, il commercio, l'intrattenimento e persino il nostro stile di vita». L’Italia, in tal mondo, andrà sempre di più verso il cosiddetto Internet delle cose (IOT), cioè verso l’implementazione di tecnologie che permettano di collegare ala Rete qualunque tipo di apparato. Tutto ciò, per partire, ha necessità di adeguate infrastrutture, che sono esattamente ciò a cui la cinese Zte sta lavorando, compresa la realizzazione in house di particolari chip per mettere in connessione device e altri strumenti di uso quotidiano. Entrando nel dettaglio di Zte Italia, esistono due business unit: terminali e network. La prima si occupa di automotive e di commercializzazione cosiddetta “a basso rischio” di prodotti di telefonia mobile con i principali operatori sul territorio italiano. La seconda, invece, è diretta a trovare soluzioni per telecomunicazioni wireline e wirless, dispositivi fissi e mobili, con un focus sulle architetture hardware. Negli ultimi anni Zte si è resa protagonista di numerosi accordi e operazioni strategiche nei settori di infrastruttura di rete. Risale al dicembre 2016 la partnership con Wind Tre, finalizzata alla realizzazione di una rete unica che permetterà la riconversione tecnologica di ammortamento orientata al 5G in tutto il Paese. Come ha spiegato durante il summit sul 5G dell’Aquila Benoit Hanssen, cto di Wind Tre, «la nostra rete, che comprende 400 angoli dell’Italia, per ora è stata modernizzata al 50%, ma contiamo di arrivare al 100% nel corso del 2019». Secondo le stime di Jeffrey Hedberg, ceo di Wind Tre, grazie alla tecnologia 5G «verranno generati 151 miliardi di euro».
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Il colosso Zte ha presentato a L'Aquila il centro di ricerca sulle frequenze di quinta generazione. L'ad Hu Kun: «Progetto di lungo termine per integrare la smart city». Lo speciale contiene due articoli. Nel 2020 in Italia arriverà il 5G, cioè la quinta generazione della comunicazione mobile. Queste tecnologia, come è stato illustrato nel primo summit italiano organizzato all'Aquila dalla compagnia cinese Zte, permetterà di ridurre la latenza nell'utilizzo di Internet, cioè renderà le nostre interazioni con i device digitali molto più veloci, quasi istantanee. La compagnia cinese Zte, che è una delle quattro aziende di telecomunicazioni più importanti al mondo, sta partecipando attivamente alla sperimentazione in Italia attraverso varie iniziative. Una di queste, con il sostegno del Ministero dello sviluppo economico, è ora in atto nelle aree di Prato e dell'Aquila insieme a Open fiber e Wind Tre.«L'Italia è per noi un Paese molto importante», ha detto Hu Kun, giovane amministratore delegato di Zte Italia. «E il nostro investimento qui è di lunga durata». Nel capoluogo abruzzese – tra le cinque città selezionate dal Mise per la sperimentazione – è stato creato dal colosso cinese lo Zirc, centro di innovazione e ricerca focalizzato su servizi e tecnologie innovative, dove è a disposizione di ricercatori e sperimentatori una data room avanzatissima con gli ultimi dispositivi anche prototipali. Essa è inserita in un ecosistema di imprese e pubbliche amministrazioni locali e centrali allo scopo di testare i casi di utilizzo del 5G. Si prevede che gli scenari di applicazione di quest'ultimo includeranno la comunicazione mobile massiva, con un'esperienza utente più fluida, ma soprattutto, nel settore dell'Industria, permetteranno il controllo wireless dei processi di produzione, la chirurgia medica a distanza, l'automazione della distribuzione e la sicurezza del trasporto. Inoltre, si sta lavorando all'uso del 5G anche per garantire collegamenti su dispositivi a basso costo e con una durata di batteria molto lunga. Ieri all'Aquila sono state svolte diverse dimostrazioni pratiche, tra cui quella che offre soluzioni per la prevenzione dei terremoti e la gestione dell'emergenza. Zte, che era stata messa in grave difficoltà dal ban degli Usa (il veto imposto da Trump alle aziende che hanno rapporti commerciali con L'Iran e la Corea del Nord), ha poi ripreso la sua regolare attività ed è pronta a rivoluzionare la comunicazione mobile globale scommettendo proprio sull'Italia. «Questa tecnologia sarà uno spartiacque per il modo di produrre e il modo di lavorare», ha ribadito Kun. «Grazie a una velocità paragonabile a una reazione umana si possono sviluppare innumerevoli applicazioni, tra cui quella della connessione tra le auto o tra le auto e i semafori. Con questa velocità le auto potranno interagire autonomamente in tempo reale, evitando o riducendo significativamente gli incidenti», ha aggiunto. «Continuiamo a lavorare con i partner e a collaborare con il governo affinché la roadmap sia pienamente percorsa», in quanto «siamo l'unica azienda al mondo ad essersi piazzata per otto anni fra i primi tre posti nella classifica mondiale dei brevetti e ad essere stata al primo posto per ben tre anni». Per Jeffrey Hedberg, ad di Wind Tre, intervenuto al summit, ha spiegato che la sua compagnia «sta realizzando modelli di business che trasformano gli operatori Tlc da fornitori di connettività a sviluppatori di ecosistemi e servizi smart per aziende e cittadini». Dopo la gara 5G, il cui esito è stato reso pubblico dal Mise il 2 ottobre scorso, «nell'accelerazione sui piani di investimento gli operatori delle telecomunicazioni stanno facendo la loro parte, ma è necessario che tutti gli attori politico-istituzionali e i regolatori diano il loro contributo per favorire la creazione di un nuovo ecosistema».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/5g-in-italia-2619906620.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="colosso-da-84-000-dipendenti-sbarcato-in-italia-nel-2005" data-post-id="2619906620" data-published-at="1766137820" data-use-pagination="False"> Colosso da 84.000 dipendenti sbarcato in Italia nel 2005 Italia culla della sperimentazione del 5G, la tecnologia che renderà la nostra comunicazione mobile più veloce e fluida. E a guidarci verso questa metà sarà la Zte Corporation, nata nel 1985, oggi quotata alle borse di Shenzhen e Hong Kong. La società cinese, che lavora con più di cinquecento operatori in oltre centosessanta Paesi e che ha in organico 84mila dipendenti, opera in Europa da 15 anni, e solo nel nostro Paese, in cui è presente dal 2005, è passata dall’avere quasi cento dipendenti nel 2016 a più di mille nel 2018. Zte, che a livello globale nel 2017 ha registrato un fatturato di quasi 14 miliardi di euro, con un tasso di crescita del 7.5% rispetto all’anno precedente, investe ogni anno almeno il 10% del fatturato in attività di ricerca e sviluppo, posizionandosi tra le prime società internazionali che partecipano fattivamente alla definizione di nuovi standard nel settore delle telecomunicazioni. Il gruppo, a livello mondiale, conta 20 centri di ricerca e sviluppo all’avanguardia – in Usa, Canada, Cina ed Europa – ed impiega oltre 30mila professionisti della ricerca in tecnologie di nuova generazione come 5G, IoT, NFV, SDN, Cloud computing e Big data. Nel 2017, per il settimo anno consecutivo, Zte è rientrata nella classifica dell’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (Wipo) tra le prime tre aziende in materia di brevetti: oltre 30mila domande approvate, di cui 1.700 realtive al 5G, settore nel quale è leader indiscussa. Quanto all’Italia, la volontà del gruppo è quella di farne l’hub centrale delle operazioni di Zte in Europa e il cuore delle sperimentazioni del 5G e dei suoi servizi. Una strategia di lungo periodo che prevede l’investimento di circa 500 milioni nei prossimi 5 anni, oltre ai 100 già investiti. Zte Italia consta di due divisioni: Zis (Zte Italia Servizi) e Zirc (che è il centro situato all’Aquila in cui si è appena tenuto il summit sul 5G). A Livello locale, l’azienda ha avviato collaborazioni con oltre 100 aziende italiane. Non solo: «Abbiamo collaborato con l'Università dell'Aquila e con i partner commerciali per dare vita con successo a un'applicazione per il monitoraggio dei terremoti basata su tecniche 5G», ha spiegato Xiao Ming, presidente global sales. «Su questa piattaforma ci dedicheremo ad accelerare lo sviluppo commerciale consentiremo a 5G di penetrare la nostra vita il prima possibile. Credo fermamente che il 5G cambierà la nostra industria, l'agricoltura, il commercio, l'intrattenimento e persino il nostro stile di vita». L’Italia, in tal mondo, andrà sempre di più verso il cosiddetto Internet delle cose (IOT), cioè verso l’implementazione di tecnologie che permettano di collegare ala Rete qualunque tipo di apparato. Tutto ciò, per partire, ha necessità di adeguate infrastrutture, che sono esattamente ciò a cui la cinese Zte sta lavorando, compresa la realizzazione in house di particolari chip per mettere in connessione device e altri strumenti di uso quotidiano. Entrando nel dettaglio di Zte Italia, esistono due business unit: terminali e network. La prima si occupa di automotive e di commercializzazione cosiddetta “a basso rischio” di prodotti di telefonia mobile con i principali operatori sul territorio italiano. La seconda, invece, è diretta a trovare soluzioni per telecomunicazioni wireline e wirless, dispositivi fissi e mobili, con un focus sulle architetture hardware. Negli ultimi anni Zte si è resa protagonista di numerosi accordi e operazioni strategiche nei settori di infrastruttura di rete. Risale al dicembre 2016 la partnership con Wind Tre, finalizzata alla realizzazione di una rete unica che permetterà la riconversione tecnologica di ammortamento orientata al 5G in tutto il Paese. Come ha spiegato durante il summit sul 5G dell’Aquila Benoit Hanssen, cto di Wind Tre, «la nostra rete, che comprende 400 angoli dell’Italia, per ora è stata modernizzata al 50%, ma contiamo di arrivare al 100% nel corso del 2019». Secondo le stime di Jeffrey Hedberg, ceo di Wind Tre, grazie alla tecnologia 5G «verranno generati 151 miliardi di euro».
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Alberto Stasi (Ansa)
Ieri, nell’aula del tribunale di Pavia, quell’ombra è stata cancellata dall’incidente probatorio. «È stato chiarito definitivamente che Stasi è escluso». Lo dice senza giri di parole all’uscita dal palazzo di giustizia Giada Bocellari, difensore con Antonio De Rensis di Stasi. «Tenete conto», ha spiegato Bocellari, «che noi partivamo da una perizia del professor Francesco De Stefano (il genetista che nel 2014 firmò la perizia nel processo d’appello bis, ndr) che diceva che il Dna era tutto degradato e che Stasi non poteva essere escluso da quelle tracce». È il primo elemento giudiziario della giornata di ieri. La stessa Bocellari, però, mette anche un freno a ogni lettura forzata: «Non è che Andrea Sempio verrà condannato per il Dna. Non verrà mai forse neanche rinviato a giudizio solo per il Dna». Gli elementi ricavati dall’incidente probatorio, spiega, sono «un dato processuale, una prova che dovrà poi essere valutata e questo lo potrà fare innanzitutto la Procura quando dovrà decidere, alla fine delle indagini, cosa fare». Dentro l’aula, però, la tensione non è stata solo scientifica. È stata anche simbolica. Perché Stasi era presente. Seduto, in silenzio. E la sua presenza ha innescato uno scontro.
«È venuto perché questa era una giornata importante», spiega ancora Bocellari, aggiungendo: «Tenete conto che sono undici anni che noi parliamo di questo Dna e finalmente abbiamo assunto un risultato nel contraddittorio». Una scelta rivendicata senza tentennamenti: «Tenete conto anche del fatto che lui ha sempre partecipato al suo processo, è sempre stato presente alle udienze e quindi questo era un momento in cui esserci, nel massimo rispetto anche dell’autorità giudiziaria che oggi sta procedendo nei confronti di un altro soggetto». E quel soggetto è Sempio. Indagato. Ma assente. Una scelta opposta, spiegata dai suoi legali. «In ogni caso non avrebbe potuto parlare», chiarisce Angela Taccia, che spiega: «Il Dna non è consolidato, non c’è alcuna certezza contro Sempio. Il software usato non è completo, anzi è molto scarno, non si può arrivare a nessun punto fermo». Lo stesso tono lo usa Liborio Cataliotti, l’altro difensore di Sempio. «Confesso che non mi aspettavo oggi la presenza di Stasi. Però non mi sono opposto, perché si è trattato di una presenza, sia pur passiva, di chi è interessato all’espletamento della prova. Non mi sembrava potessero esserci controindicazioni alla sua presenza». Se per la difesa di Sempio la presenza di Stasi è neutra, sul fronte della famiglia Poggi il clima è diverso. L’avvocato Gian Luigi Tizzoni premette: «Vedere Stasi non mi ha fatto nessun effetto, non ho motivi per provare qualsiasi tipo di emozione». Ma la linea processuale è chiara. Durante l’udienza i legali dei Poggi (rappresentati anche dall’avvocato Francesco Compagna) hanno chiesto che Stasi uscisse dall’aula perché «non è né la persona offesa né l’indagato». Richiesta respinta dal gip Daniela Garlaschelli come «irrilevante e tardiva», perché giunta «a sei mesi di distanza dall’inizio dell’incidente probatorio». Stasi è stato quindi ammesso come «terzo interessato». Ma l’avvocato Compagna tiene il punto: «Credo che di processuale ci sia poco in questa vicenda, è un enorme spettacolo mediatico». E attacca sul merito: «La verità è che le unghie sono prive di significato, visto che la vittima non si è difesa e giocare su un dato che non è scientifico è una follia».
La perita Denise Albani, ricorda Compagna, «ha ribadito che non si può dire come, dove e quando quella traccia è stata trasferita e quindi non ha valore». Deve essersi sentito un terzo interessato anche il difensore dell’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti (indagato a Brescia per un’ipotesi di corruzione in atti giudiziari riferita all’archiviazione della posizione di Sempio nel 2017). L’avvocato Domenico Aiello, infatti, ha alzato il livello dello scontro: «Non mi risulta che esista la figura della parte processuale del “terzo interessato”. Si è palesato in aula a Pavia il titolare effettivo del subappalto di manodopera nel cantiere della revisione». E insiste: «Sarei curioso di capire se sia soddisfatto e in quale veste sarà registrato al verbale di udienza, se spettatore abusivo o talent scout od osservatore interessato. Ancora una grave violazione del Codice di procedura penale. Spero non si sostituisca un candidato innocente con un altro sfortunato innocente e a spese di un sicuro innocente».
Ma mentre le polemiche rimbalzano fuori dall’aula, dentro il dato resta tecnico. E su quel dato, paradossalmente, tutti escono soddisfatti. «Dal nostro punto di vista abbiamo ottenuto risposte che riteniamo molto ma molto soddisfacenti sulla posizione di Sempio», dice Cataliotti. Taccia conferma: «Siamo molto soddisfatti di com’è andata oggi». La difesa di Sempio ribadisce che il dato è neutro, parziale, non decisivo. La difesa di Stasi incassa l’esclusione definitiva del Dna. E alla fine l’incidente probatorio ha fatto la sua parte. Ha prodotto una prova. Ha chiarito un equivoco storico. E ha lasciato ognuno con il proprio argomento in mano. Fuori dall’aula, però, il processo mediatico si è concentrato tutto sulla presenza di Stasi e sull’assenza di Sempio, come se l’innocenza o la colpevolezza di qualcuno fosse misurabile a colpi di apparizioni sceniche.
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