2020-09-22
In Toscana la sinistra torna a respirare dopo la paura
Eugenio Giani sventa l'assalto della leghista Susanna Ceccardi alla storica roccaforte rossa. Il voto disgiunto degli elettori grillini salva il centrosinistra: la candidata del Movimento si ferma al 7%. Figuraccia di Italia viva, i renziani rischiano di stare sotto il 5%.Eugenio Giani puntella il fortino della Toscana e si prende la rivincita con Matteo Renzi. «Io sono il Giani, non ho padrini», è stato il suo primo discorso da presidente su palco del comitato elettorale fatto ieri pomeriggio a spoglio ancora in corso dopo aver già ricevuto anche il messaggio di congratulazioni della sfidante leghista Susanna Ceccardi. Che comunque è riuscita a tenere aperta la partita fino all'ultimo giorno. Attorno alle 20 le proiezioni lo davanti al 48,9% contro il 40% di Ceccardi. In attesa dello scrutinio reale sembra essere stato decisivo il voto disgiunto di molti elettori del M5s, che hanno sì votato la lista del Movimento, ma hanno scelto come presidente Giani (la candidata grillina Irene Galletti non va oltre il 7,1%). Nel giorno in cui si festeggia San Matteo, la Toscana resta dunque in mano al centrosinistra senza cambiare la musica suonata negli ultimi cinquant'anni. Eppure nelle sue prime dichiarazioni, il nuovo presidente non cita mai Matteo Salvini ma tira qualche frecciata all'altro Matteo, ex sindaco di Firenze. Che come successore scelse Dario Nardella a Palazzo Vecchio e non lui. Lo stesso Renzi da premier in visita a Firenze gli ordinò di togliersi la fascia con lo stemma regionale. Tagliandolo poi fuori dall'ombra del giglio magico nel valzer di poltrone suonato a quei tempi nella Capitale. Una botta, tanto che Giani per tre giorni spense il telefonino. E poi cambiò palazzo diventando nel giugno 2015 presidente del Consiglio regionale. La sua campagna elettorale inizia in quel momento. Oggi ne raccoglie i frutti prendendo le redini del Pegaso, il cavallo alato simbolo della Regione. A terra resta Italia Viva, assai radicata sul territorio fiorentino dove si è giocato il match decisivo per l'esito del voto ma che già negli ultimi giorni era sembrata un pugile suonato costretto a guardare gli altri contendersi la cintura. Ieri sera, Iv risultava inchiodata al 4,5% in Toscana (con Giani davanti alla Ceccardi di almeno 8 punti). Insomma, non decisiva nemmeno nella Regione di riferimento. Ma ha tentato comunque di prendersi il merito della vittoria facendo imbufalire anche il Pd. «Dopo la grande paura degli ultimi giorni, il successo in Toscana è fondamentale per la maggioranza e per Iv», affermavano «fonti qualificate di Iv» alle agenzie di stampa a metà pomeriggio , commentando i primi exit poll sottolineando che «Renzi si è speso personalmente moltissimo per la vittoria di Giani toccando oltre 30 località toscane». Dichiarazioni subito definite su Twitter «infantili e pleonastiche», dal componente della segreteria del Pd, Nicola Oddati. Qualche ora dopo, il renziano Francesco Bonifazi è tornato alla carica ostentando il «contributo determinante» al risultato. Ieri Renzi è stato però scaricato anche dal «tenero» Eugenio che ha subito cominciato a togliersi qualche sassolino. Ex segretario cittadino del Psi, fedelissimo di Valdo Spini, Giani ha infatti sottolineato «la differenza tra tifoso e calciatore, il secondo è lì in campo che corre uno per uno tra i comuni della Toscana». Ha detto che si sente «sindaco tra i sindaci» e che a Renzi vuole «bene» ma è una delle componenti, poi i passaggi sono stai quelli di un Pd che mi ha sostenuto con forza. E Zingaretti per me è stato un grande riferimento». Altra sfumatura per capire i nuovi equilibri che si creeranno dopo queste elezioni all'interno dei dem: Vicino al Giani, proprio sotto al palco, ieri a Firenze non c'era Renzi ma Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia Romagna, arrivato di corsa da Bologna. Che ha approfittato dell'occasione per lanciare un segnale di distensione al Pd romano e a Zigaretti: «Immaginare di chiedere un congresso mentre il Paese si appresta ad andare a discutere il Recovery fund vorrebbe dire essere da psicoanalisi. Se ci chiudiamo in casa a discutere fra di noi mentre il Paese chiede risposte, sarebbe ora di cambiare mestiere». Il Pd resta infatti il primo partito della Regione. Fallisce dunque l'assalto al fortino della Lega di Salvini che ora dovrà rivedere la sua strategia anche a livello nazionale. «È stata una partita difficile ma bellissima», ha commentato ieri sera il leader leghista. «Sembra essere il miglior risultato della storia del centrodestra negli ultimi cinquant'anni», ha sottolineato Susanna Ceccardi ricordando che «più del 40% dei toscani ha votato per il centrodestra unito». Bisogna infatti ricordare che quando nel 2015 il centrodestra si presentò diviso, il Carroccio e Fratelli d'Italia insieme conquistarono il 20%, Forza Italia per conto proprio, insieme a un'altra lista il 9 per cento. E che il miglior risultato finora era stato quello messo a segno da Altero Matteoli nel 2000 con il 40 per cento. Non solo. Cinque anni fa l'ex presidente della Toscana, Enrico Rossi, vinse sostenuto dal Pd - che conquistò il 46,3% - e da una lista civica che prese l'1,7 per cento. Fu bassissima l'affluenza: non raggiunse il 50%, fermandosi al 48.8%. A questo giro si è attestata al 62,6 per cento.