2020-09-22
L’exploit di Acquaroli nelle Marche dà ragione alla Meloni
Francesco Acquaroli (Ansa)
Il candidato imposto da Fdi agli alleati toglie il governo della Regione alla sinistra dopo 25 anni. E apre la resa dei conti nel Pd locale, che aveva licenziato Luca Ceriscioli. Il M5s invece si dissolve. All'opposizione si riapre il derby tra Matteo Salvini e Fratelli d'Italia.È il conquistatore con le insegne del centrodestra. Francesco Acquaroli si prepara a diventare presidente della Regione Marche smantellando il sistema di potere del Pd dopo un quarto di secolo, alla viglia del suo quarantaseiesimo compleanno che cade il 25 settembre. È lui il vero trionfatore di queste elezioni regionali che hanno mobilitato il 66,5% degli elettori, oltre il 10% in più delle passate consultazioni, a riprova di quanto desiderio di cambiamento ci fosse. Ma è Giorgia Meloni che pone un'ipoteca sulla leadership del centrodestra. Il probabile tre a tre in queste regionali riapre i giochi con Matteo Salvini e la leader di Fratelli d'Italia - che su questa regione aveva puntato il suo all inn - nota: «Qui strappiamo la Regione al centrosinistra, ma siamo l'unico partito che a Sud e a Nord cresce». E a vedere i voti di lista il derby in casa centrodestra ci sta tutto: la Lega, secondo partito visto che il Pd conserva il 23% dei voti, arriva al 20,8%, ma Fratelli d'Italia con il 19,4% è a un'incollatura. Nelle Marche, un Pd incredulo, sprofonda il Movimento 5 stelle si dissolve e crolla anche il teorema di Nicola Zingaretti, secondo cui Pd e grillini insieme potevano vincere. È un'alleanza che il segretario del Pd aveva insistentemente cercato, la voleva anche Beppe Grillo e pure Giuseppe Conte si era speso dicendo che almeno nelle Marche l'accordo si poteva fare. Il risultato è stato un no secco della base e una scissione dei pentastellati, visto che una parte ha appoggiato il candidato del Pd, Maurizio Mangialardi, ex sindaco di Senigallia, uomo di partito e di apparato, che ha raccolto appena il 35,9% dei voti stando alle proiezioni, il 37,81% stando ai primi scrutinati (250 sezioni su 1.576). La vittoria di Francesco Acquaroli, deputato di Fratelli d'Italia e già sindaco del suo paese Potenza Picena nel maceratese, è ampissima. Le proiezioni lo danno al 49,6% con un distacco di oltre 14 punti su Mangialardi, lo scrutinio reale lo colloca al momento in cui scriviamo al 48,6% dieci punti sopra al candidato del Pd. Questo garantisce un premio di maggioranza che porta i seggi di coalizione a 18 su 30, il che significa che nel Pd si aprono faide per chi riesce a «sopravvivere» sulla scena politica. Ma la vittoria nettissima di Acquaroli ha anche una decisiva valenza nazionale: vale nel Pd sconfitto, vale per i 5 stelle messi al tappeto - il loro candidato Gian Mario Mercorelli è dato al 9,4% dalle proiezioni ed è all'8,95% nello scrutinio reale, significano 30 punti meno delle politiche del 2018 - ma vale tantissimo nel centrodestra. Lo scrutinio dei voti di lista, il dato definitivo nella notte, dà la Lega - guidata in questa campagna elettorale dal commissario regionale onorevole Riccardo Marchetti che un anno fa portò Donatella Tesei alla conquista dell'Umbria dopo 50 anni d'ininterrotto dominio della sinistra - avanti a Fratelli d'Italia di un'incollatura con il Pd che pure nella sconfitta si conferma primo partito. Francesco Acquaroli è stato imposto da Giorgia Meloni che lo ha preteso alla guida del centrodestra nella sfida marchigiana. E i voti le hanno dato ragione. La presidente di Fratelli d'Italia può partire da qui, dal successo clamoroso delle Marche, per mettere in discussione la leadership di Matteo Salvini. Quella di Francesco Acquaroli all'inizio della campagna elettorale sembrava una «mission impossible» visto che il sistema di potere della sinistra è assai pervasivo nelle Marche. Ma insistendo sui temi economici, sul nulla che è stato fatto per la ricostruzione del terremoto, mettendo in luce le contraddizioni profonde sulla sanità della gestione del Pd, proponendo forti investimenti in infrastrutture per superare l'isolamento di una regione che appena dieci anni fa era una locomotiva economica e che oggi vive una crisi profondissima il deputato meloniano ha costruito il suo successo. E questi sono i temi che ha usato anche nelle sue prime dichiarazioni: «Aspettiamo i risultati definitivi, perché penso sia giusto aspettare di sapere cosa i marchigiani hanno scritto sulla scheda elettorale, ma da domani il mio impegno sarà quello di ricostruire le Marche, di rompere l'isolamento, di lavorare per la ripresa economica e per una sanità efficiente». Assai più esplicita Giorgia Meloni che è stata la prima ad annunciare la vittoria di Acquaroli. «Trionfo Marche. Grazie a Francesco Acquaroli e a Fratelli d'Italia», ha scritto su Facebook, «un'altra roccaforte della sinistra sarà amministrata dal centrodestra. Fratelli d'Italia da Nord a Sud è l'unico partito che cresce in tutte le regioni al voto». Se si apre una «questione Marche» sulla sponda vincente del centrodestra, nel Pd è notte da lunghi coltelli. Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, e Alessia Morani, sottosegretario all'Economia, sono stati gli artefici del siluramento di Luca Ceriscioli, presidente uscente e non ricandidato dal Pd, e sono già sotto processo. E oggi con lo spoglio sui sindaci (si è votata a Macerata, Fermo e Senigallia) lo psicodramma del Pd potrebbe continuare.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)