2023-07-22
Rifanno le zone rosse usando i bollini
Nel riquadro alcuni dei titoli in edicola ieri (Ansa)
Mari, temperature, catastrofi imminenti. Sui giornali si scatena la gara a chi fa più terrorismo. E l’Inail partecipa a un progetto per mappare l’«emergenza calore».«Il bollino segna rischio arancione, domani stacco dal lavoro alle 11». Sarà questa, una delle comunicazioni surreali che si svolgeranno in uffici e aziende, anche grazie all’ennesima app da scaricare. E poi dicono che esageriamo, accostando il panico da emergenza climatica al catastrofismo in epoca Covid.C’è così tanta nostalgia, di una popolazione tenuta in stato ansiogeno che, addirittura, rispolverano il sistema a semaforo. Per conoscere il rischio salute, i lavoratori dovranno controllare appositi bollini studiati in base alla tipologia di lavoro, all’area geografica e che, ovviamente, andranno dal giallo al rosso, passando per l’arancione. Proprio come quando, ogni venerdì, si aspettava il bollettino elaborato dalla cabina di regia per sapere in quali Regioni c’erano rischi lievi, moderati o se si finiva in lockdown.Per i bollini dell’allerta caldo, gli aggiornamenti saranno invece ogni tre giorni. Basterà andare sul sito del progetto Worklimate 2.0, worklimate.it, iniziativa di Inail e Cnr, per avere previsioni personalizzate in base al lavoro che si svolge, e dove. Una mappa dell’emergenza calore, pronta a sostituire le cartine del rischio contagi.«L’impatto degli infortuni sul lavoro degli estremi termici, dove il caldo la fa da padrone, riguarda ogni anno tra i 4.000 e i 5.000 lavoratori», ha precisato Marco Morabito del Cnr-Ibe. «Una piaga che dobbiamo gestire sempre di più perché non si tratta, ormai, di pochi giorni, ma di lunghi periodi di calore con ondate sempre più frequenti». La cosa curiosa è che si parla di mappe nazionali per «profili di lavoratori non acclimatati al caldo», ma guardando le diverse attività indicate, come «disporre blocchi di cemento, falciare, scavare, portare materiale pesante», non si comprende perché dovrebbe essere una novità lavorare in Italia nel caldo di luglio e agosto.Negli anni passati, forse d’estate c’era uno stop nei cantieri stradali, in campagna o nelle cave? Perché mai il superamento della soglia di temperatura giornaliera di 35°C diventa emergenza da bollino rosso? I giornali alimentano il gran falò estivo, facendo a gara a chi la spara più grossa. Non abbiamo ancora letto «Fa caldo, governo ladro», ma il catastrofismo avanza.«Clima: ondate di calore ed eventi estremi, Italia osservata speciale», titolava ieri Il Fatto Quotidiano, definendo il nostro Paese «un’area in cui il cambiamento climatico è più visibile, con variazioni più rapide e significative rispetto ad altre parti del mondo». Seguivano le solite articolare previsioni di «aumento della desertificazione, precipitazioni estreme», Mediterraneo che si innalza e si porta via le popolazioni costiere, ma anche l’accentuarsi delle «diseguaglianze sociali ed economiche». Quindi, occorre «agire con urgenza per ridurre l’aumento di temperatura».Il Corriere del Mezzogiorno informava che «Il Golfo si surriscalda e diventa meta anche di squali», così sapranno ben regolarsi i turisti evitando la costa Campana. L’articolo, in realtà, riproponeva l’ennesimo elenco delle specie animali e vegetali che «tropicalizzano» il Mediterraneo e il biologo Gabriele Procaccini escludeva l’incremento di «attacchi nei nostri mari negli ultimi decenni», ma intanto un altro allarme è stato lanciato a vuoto.Il Manifesto non conosce mezzi toni. «L’ultimo anno record di caldo, ma va già peggio. E su più fronti», era l’allegra notizia in seconda pagina che riferiva del rapporto Clima in Italia nel 2022. In estrema sintesi, l’emergenza vera non sarebbe il caldo estivo ma il «macro problema del cambiamento climatico e dei suoi effetti», con «conseguente aumento delle perdite economiche» nelle regioni meridionali e occidentali dell’Europa.L’intervista all’alpinista e guida Hervé Barmasse viene così servita sulla Stampa: «Il mio Cervino era bianco adesso è grigio. Se muore, moriremo tutti». Perché l’intento è sempre quello, sbattere in bella evidenza una catastrofe annunciata della quale far sentire il lettore un po’ vittima e un po’ colpevole. Se poi l’uomo dei record dichiara: «Il Covid, grazie alla scienza, è stato superato con una determinazione globale. L’agonia della terra, che causa molte più vittime, è nei fatti ignorata. Scienza e politica possono salvare la vita umana: non farlo sarebbe l’ultimo fallimento», si ottiene il duplice effetto di incensare la gestione della pandemia e innalzare la tensione per la nuova emergenza, quella climatica.Anche la grandine è cambiata per colpa del caldo. Parola di Lorenzo Tedici, meteorologo, che trova spazio sul Corriere della sera per spiegare che il Cape, «l’energia potenziale disponibile a sollevare una massa d’aria», in questi giorni sarebbe elevato come conseguenza di calore e umidità eccessivi, quindi il pezzo di ghiaccio non precipita, si ricopre di strati e, «in questo continuo su e giù, il chicco diventa sempre più grande». Attendiamo misurazioni prossime future del diametro delle palle di grandine, pronte a colpirci.E se non bastano gli allarmi per le condizioni di salute di cani, gatti e canarini in questa estate definita rovente, La Gazzetta del Sud ricorda che dobbiamo preoccuparci pure dei nostri smartphone. «Il caldo nuoce ai cellulari e fa invecchiare la batteria», titolava, elencando alcuni preziosi consigli come non lasciare il telefonino a temperature superiori a 37°C, «mantenere i dispositivi al fresco» (in frigorifero?) e assicurarsi che «abbiano una ventilazione adeguata».Però state tranquilli, non esploderanno a meno che non si superino i 95°C, rassicura Luigi Piegari del Politecnico di Milano, interpellato dal quotidiano per sottolineare l’importanza del problema.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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