2024-09-03
Giravolta di Zinga sull’assegno familare. Il Pd lo fece votare e ora lui lo contesta
Nicola Zingaretti (Imagoeconomica)
L’ex segretario appoggia la procedura Ue contro una misura che i dem approvarono. Il premier: «Nessun taglio in manovra».«La direttiva europea che la destra di Meloni non vuole rispettare non toglie risorse o diritti alle famiglie italiane, al contrario, in un regime di reciprocità, nel garantire uguale tutela ai lavoratori europei in Italia, assicura protezione e agli italiani all’estero. Tutto il resto è vittimismo e la solita, vuota, retorica». Così scrive Nicola Zingaretti in un intervento pubblicato dall’Huffington Post, accusando la premier di schierarsi «contro i diritti dei lavoratori», di solleticare «le pulsioni di intolleranza verso gli stranieri per calcolo politico e per nascondere questa indifferenza verso storie di vita di nostri concittadini che vivono nel mondo». L’ex segretario del Pd, nonché ex presidente della Regione Lazio, si schiera così a difesa della procedura di infrazione avviata da Bruxelles contro l’assegno unico e attacca la «destra di Meloni». Per una legge, però, scritta sotto il governo di Mario Draghi che poteva contare anche sul sostegno del Pd dello smemorato Zingaretti. «Delle due l’una» ha fatto notare il ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella «o aveva ragione il governo precedente, ed è incredibile che il Pd non si batta insieme a noi per difendere in Europa l’assegno unico, o ha ragione l’Europa e allora Zingaretti ha sbagliato indirizzo per le sue rimostranze. Per essere chiari, o c’è malafede o c’è ignoranza». Dietro al cortocircuito sinistro c’è il requisito della residenza (due anni anche non continuativi). Tagliando fuori i lavoratori mobili europei, nel giudizio dell’Ue lo schema italiano è discriminatorio e in contrasto con il principio della parità di trattamento che deve essere applicato «senza alcuna distinzione basata sulla nazionalità». I lavoratori esteri provenienti dal resto d’Europa «che contribuiscono allo stesso modo al sistema di sicurezza sociale e pagano le stesse tasse dei lavoratori locali hanno diritto alle stesse prestazioni di sicurezza sociale», aveva sottolineato la Commissione europea aprendo la procedura di infrazione, ricordando anche che nel regolamento Ue sul coordinamento della sicurezza sociale è proibito esigere «qualsiasi requisito di residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale come le prestazioni familiari». Il problema è che estendere l’assegno unico agli stranieri per i figli residenti nel paese di origine porterebbe a un significativo ridimensionamento delle cifre individuali fino a rendere la misura inutile e inconsistente. E quindi allo stop dell’assegno unico che qualche giorno fa il quotidiano vicino ai Dem, ovvero Repubblica, dava per deciso. Per poi prendersi una secca smentita da parte di Giorgia Meloni che aveva pubblicato un video sui social a fianco del ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti. E che, ieri, ha ribadito: in manovra nessuno taglierà l’assegno. «Tutt’altro». Il sussidio nel 2024 vale 20 miliardi e darlo ai migranti, «di fatto vuol dire ucciderlo», ha detto il presidente del Consiglio. Anche nelle sue comunicazioni al primo Consiglio dei ministri di rientro dalle ferie Meloni ha ribadito che «se c’è qualcuno che vorrebbe far saltare l’assegno unico, non è certo questo governo di centrodestra» (che anzi lo ha aumentato e ne ha corretto alcune criticità), ma «qualche zelante funzionario europeo che ha aperto una procedura di infrazione e ha chiesto all’Italia di cancellare il requisito della residenza in Italia per i percettori dell’assegno non lavoratori, il requisito della durata del rapporto di lavoro» (ora di almeno 6 mesi) e «addirittura di riconoscere l’assegno anche a chi ha figli residenti all’estero». Per la premier quelle chieste dalle Ue sono «modifiche ingiuste per le famiglie italiane e insostenibili per l’equilibrio dei conti dello Stato». L’assegno, ricordiamolo, viene determinato sulla base della condizione economica del nucleo familiare verificata dall’Isee in corso di validità e quindi viene calcolato in base alla corrispondente fascia. L’importo è progressivo, dunque sarà più elevato al diminuire del valore dell’Isee. Essendo una misura di sostegno universale può essere richiesto anche in assenza di Isee ovvero con Isee superiore a 40 mila euro. In tal caso si avrà diritto agli importi minimi dell’assegno previsti dalla normativa. Il provvedimento può quindi essere riarticolato per esempio evitando un impatto sull’Isee perché oggi pregiudica le agevolazioni riservate ai nuclei numerosi e a basso reddito. Ma ieri anche il sottosegretario all’Economia, Federico Freni (Lega) ha assicurato che, pur essendoci una trattativa con la Ue sulla sua estensione, «l’impianto dell’assegno unico non può essere modificato». Tra l’altro, Zingaretti dimentica che l’utilità dell’assegno unico sta anche nel fatto di aver in parte compensato l’eliminazione delle varie detrazioni. Nel marzo scorso l’Istat aveva pubblicato un report sulla redistribuzione del reddito in Italia nel 2023 secondo cui il 92,3% delle famiglie che percepisce l’assegno ottiene dalle modifiche entrate in vigore nel 2023 un aumento medio, rispetto all’assegno ricevuto nel corso del 2022, di 719 euro annui. «Il 7,7% delle famiglie destinatarie dell’assegno - si legge in quel rapporto - sperimenta un peggioramento dei redditi rispetto al 2022. Tale perdita è riconducibile sia alla riduzione delle compensazioni temporanee per l’assegno unico ai due terzi dell’importo, sia al fatto che nel 2022 erano ancora in vigore, seppure solo per i primi due mesi, le detrazioni per i figli a carico, l’assegno al nucleo familiare e l’assegno temporaneo, misure che nel loro insieme riguardavano una più ampia platea di famiglie».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.