Sette mamme e la sorella di alcune delle vittime di atroci delitti hanno chiesto alle istituzioni, con un videomessaggio, di garantire la certezza della pena per gli assassini. «Basta con i riti abbreviati e i permessi premio. E non devono più uscire dalle galere».!function(e,n,i,s){var d="InfogramEmbeds";var o=e.getElementsByTagName(n)[0];if(window[d]&&window[d].initialized)window[d].process&&window[d].process();else if(!e.getElementById(i)){var r=e.createElement(n);r.async=1,r.id=i,r.src=s,o.parentNode.insertBefore(r,o)}}(document,"script","infogram-async","https://infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js");Niente sconti o permessi premio per chi uccide. «La certezza della pena» per gli assassini dei loro figli e delle loro figlie viene chiesto a gran voce da otto mamme coraggio che vivono, affermano in un video, «un ergastolo» di dolore, mentre gli autori degli atroci delitti possono contare su sentenze non rispettate e sull’accesso a benefici di ogni sorta. «Ci rivolgiamo alle istituzioni», dicono, «perché ci sentiamo vittime invisibili». I loro casi sono tra i più noti della cronaca nera italiana, ma rappresentano ciò che accade anche nelle storie meno mediatiche. Con una trama che sembra ripetersi: processi infiniti e sentenze che aggiungono sofferenza a sofferenza. Nulla potrà riportare indietro i loro affetti, ma l’assenza di giustizia che percepiscono si trasforma, giorno dopo giorno, in un macigno dal peso insostenibile.Giovanna Zizzo è la mamma di Laura Russo, uccisa nel 2014 a undici anni dal papà a San Giovanni La Punta (Catania): «Il mio grido di dolore è contro le istituzioni che non ci ascoltano, che pensano che siamo vittime invisibili. E per noi è impensabile che dopo anni di udienze e di processi poi le sentenze non vengano rispettate». Roberto Russo accoltellò la figlia mentre dormiva nel suo letto e ferì gravemente la sorellina per punire la moglie che non voleva riallacciare la loro relazione sentimentale. La condanna all’ergastolo è definitiva. Ma Giovanna ha paura che tra permessi premio e sconti vari potrebbe presto vederlo in libertà.Vera Squatrito ha perso Giordana Di Stefano, sua figlia, uccisa nel 2015 a Nicolosi (Catania) con 48 coltellate da Luca Priolo, l’ex fidanzato col quale aveva avuto una bambina. Aveva 20 anni. «Chiedo con forza che ci sia la pena certa e senza sconti, nel rispetto del valore della vita e di chi resta», afferma nel video. Priolo è stato condannato in via definitiva a 30 anni di carcere grazie alla scelta di venire giudicato attraverso il rito abbreviato.Maria Isabella De Ninno, mamma di Francesco Maria Pennacchi, il commercialista trentaduenne ucciso nel 2015 a Velletri, non si dà pace: «Lorenc Prift, albanese, l’ha accoltellato al petto fuori dal portone del suo ufficio e senza nessun motivo. Mio figlio è morto dissanguato e soffocato dal suo stesso sangue. Gli hanno dato anche le attenuanti generiche all’assassino. Chiedo che per gli assassini ci sia il fine pena mai. Come i nostri figli non usciranno mai più dal cimitero, loro non devono mai più uscire dal carcere». Prift era stato condannato in primo grado a 30 anni con rito abbreviato, mentre in Appello la pena, grazie alle attenuanti generiche, è scesa a 16 anni e 8 mesi.Fabiola Bacci, la mamma di Jennifer Sterlecchini, sgozzata dall’ex fidanzato Davide Troilo a Pescara nel 2016 con 17 coltellate, oltre a invocare la certezza della pena, chiede «che non vi siano più permessi premio per chi uccide». Troilo è stato condannato con rito abbreviato a 30 anni di carcere (la sentenza è definitiva) per omicidio volontario aggravato dai futili motivi.Isabella Martello, sorella di Anna Carlini, disabile violentata e lasciata morire in un sottopasso della stazione di Pescara nel 2017 (il processo ha stabilito che, se soccorsa, con molta probabilità si sarebbe salvata), ritiene quella morte «un femminicidio». Ma l’aggressore, il romeno Nelu Ciuraru, spiega, «è stato condannato (a 11 anni e 6 mesi di carcere, ndr) solo per violenza sessuale». Afferma: «Basta sconti, permessi e riti abbreviati per questi assassini».Anche Imma Rizzo, la madre di Noemi Durini, 16 anni, lapidata dal suo fidanzatino di 17 anni, Lucio Marzo, a Specchia (Lecce) nel 2017, pretende «la certezza della pena per reati così efferati» ma anche «nessuno sconto o possibilità di accesso ai permessi premio». Inoltre chiede che «i minorenni che commettono reati così gravi vengano processati al pari di un adulto». Marzo è stato condannato in via definitiva a 18 anni e 8 mesi.Alessandra Verni, madre della ragazza romana Pamela Mastropietro (18 anni), violentata, uccisa e fatta a pezzi a Macerata nel 2018 «da immigrati clandestini», afferma la donna, «appartenenti a un’organizzazione criminale e dei quali solo uno è in carcere mentre gli altri complici girano indisturbati». E chiede: «Pene più dure, senza sconti e senza permessi». «L’ergastolo», afferma, «come lo patiamo noi lo deve patire anche il carnefice, a vita». Il nigeriano Innocent Oseghale è stato condannato all’ergastolo anche in Appello. Ora pende un ricorso alla Corte di cassazione.Barbara Mariottini è la mamma di Desirée: drogata, stuprata e lasciata morire nel 2018 a 16 anni nella casa dello spaccio ricavata in uno stabile occupato nel quartiere romano di San Lorenzo «da quattro immigrati con decreto di espulsione», spiega. Poi aggiunge: «Dopo cinque anni ancora non tutti i colpevoli sono stati condannati definitivamente». E chiede «che la giustizia italiana sia più veloce, che il reato di omicidio sia punito con l’ergastolo a vita e che per quello di violenza sessuale ci siano pene più severe». La prima sezione penale della Corte di cassazione ha disposto un processo d’Appello bis per Mamadou Gara, condannato all’ergastolo per l’accusa di omicidio, e per Brian Minthe, condannato a 24 anni e 6 mesi in Appello in relazione all’accusa di cessione di stupefacente. Ad Alinno Chima (anche lui condannato a 24 anni e 6 mesi) è stata annullata un’aggravante. È stato assolto dall’accusa di violenza sessuale, invece, Yousef Salia, che era stato condannato all’ergastolo nel processo di Appello per omicidio.
Un volo breve, un dirottatore Naif e un mistero ancora irrisolto. Ecco la storia del terrorista a bordo di Northwest 305.
Volodomyr Zelensky e Kyriakos Mitsotakis (Ansa)
Prima è stato in Grecia, oggi va a Parigi e domani in Spagna: il presidente ucraino ha la faccia tosta di pretendere gas, fondi e aerei dopo che i suoi hanno sperperato svariati miliardi per farsi i water d’oro.
Non indossa il saio del pentimento anche se assomiglia sempre più a Fra Galdino impegnato in una questua perenne. È Volodymyr Zelensky che ieri è andato in Grecia, oggi sarà a Parigi e domani in Spagna a chiedere soldi, energia e armi. Come il frate cercatore del Manzoni dice: noi siam come il mare che riceve acqua da tutte le parti e la torna a distribuire ai fiumi. Solo che i suoi fiumi sono gli oligarchi e gli amici dello stesso Zelensky, che si sono spartiti tangenti miliardarie mentre gli ucraini continuano a morire di guerra e di freddo. Lo scandalo sulla corruzione – che l’Europa conosceva dal 2021 attraverso una denuncia della sua Corte dei conti, ma che Ursula von der Leyen ha scelto di ignorare – non si placa e il presidente ucraino, mentre va in giro a fare la questua, ha annunciato profonde modifiche negli assetti istituzionali a cominciare da un radicale cambiamento della e nella Commissione per l’energia e ai vertici delle aziende di Stato, che ha chiesto al governo di presentare con urgenza alla Verkovna Rada, il Parlamento.
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Una tassa su chi non vota. L’idea l’ha lanciata il direttore della Stampa, Andrea Malaguti, per arrestare il calo della partecipazione popolare alle elezioni, sintomo - a suo dire - del declino della democrazia.
L’articolo 48 della Costituzione dice che votare è un dovere civico, cioè una specie di impegno morale, ma non un obbligo. Per l’illustre collega, invece, si dovrebbe essere costretti a partecipare alle elezioni. «Si va», ha spiegato, «con la forza». Non mi è chiaro se Malaguti preveda l’intervento dei carabinieri o, visto che «chi non va alle urne fa un danno alla collettività», quello degli esattori del fisco, per monetizzare il diritto a non esercitare un diritto (di voto). Quali che siano le procedure che il collega intende adottare per risolvere i problemi della crisi della democrazia, segnalo che il fenomeno dell’astensionismo riguarda ogni Paese occidentale.
Ansa
A San Siro gli azzurri chiudono in vantaggio i primi 45 minuti con Pio Esposito, ma crollano nella ripresa sotto i colpi di Haaland (doppietta), Nusa e Strand Larsen. Finisce 1-4: il peggior - e più preoccupante - biglietto da visita in vista dei playoff di marzo. Gattuso: «Chiedo scusa ai tifosi». Giovedì il sorteggio a Zurigo.







