2023-01-27
L’appetito di Zelensky non finisce mai. Adesso Kiev pretende anche i caccia
Volodymyr Zelensky (Getty Images)
Dopo i carri armati il copione si ripete: il presidente ucraino chiede aerei da combattimento al numero uno della Nato. I tedeschi dicono no e l’America prende tempo. La Lockheed Martin però si prepara all’affare.La linea rossa da non oltrepassare mai nel conflitto della Nato contro la Russia si sposta sempre più in avanti, e viene continuamente oltrepassata: dai sistemi lanciarazzi Himars ai carri armati, ora è il momento degli aerei da combattimento. L’Ucraina li vuole, gli Stati Uniti dicono che non è il momento, ma intanto la Lockheed Martin, azienda americana leader nel settore degli armamenti, sta aumentando la produzione, fiutando un altro affare miliardario. Una escalation continua, quella della fornitura di armi al governo di Kiev, che si snoda attraverso una strategia che ormai gli analisti hanno imparato a decifrare: Volodymyr Zelensky chiede, gli Stati Uniti nicchiano, poi le richieste vengono esaudite, e gli «alleati» europei, che non contano assolutamente niente ma devono limitarsi a obbedire a Washington, mettono mano al portafogli e agli arsenali.È il momento, dicevamo, degli aerei da combattimento, nuovo oggetto del desiderio di Zelensky: «Ho parlato», ha detto il presidente ucraino dopo l’ok all’invio dei tank, «con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Dobbiamo rendere possibile la fornitura di aerei per l’Ucraina». Il primo «no» è arrivato da Berlino: «La Germania non invierà truppe o caccia da combattimento in Ucraina», dice il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, al Bundestag. Washington, come da copione, resta nel vago: «Al momento», afferma il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, «non c’è nessun annuncio da fare sull’eventuale invio di caccia all’Ucraina. Non biasimo Kiev che continua a chiedere più armi, ma al momento non c’è nulla da dire sui jet».«Al momento»: manco a dirlo, è solo questione di tempo, e poi anche questo ostacolo sul percorso che porta alla terza guerra mondiale vedrete che verrà superato, con tanti saluti ai proclami di Joe Biden, che ha spesso ripetuto di non voler correre il rischio di un conflitto globale. Intanto, il Financial Times pubblica un articolo inquietante, dal titolo «Lockheed Martin è pronta con gli F-16 mentre gli alleati ucraini riaccendono il dibattito sui jet da combattimento». «Lockheed Martin», si legge nel pezzo, «ha dichiarato di essere pronta a soddisfare la domanda dei suoi aerei F-16 mentre alcuni dei più stretti alleati europei dell’Ucraina rilanciano gli sforzi per fornire jet da combattimento a Kiev». Frank St John, direttore operativo di Lockheed Martin, il più grande appaltatore della difesa statunitense, ha dichiarato al Financial Times che ci sono state «molte conversazioni sul trasferimento di F-16 da parte di terzi», in cui i Paesi avrebbero riesportato i loro jet statunitensi all’Ucraina per difendere il suo spazio aereo. St John ha dichiarato che l’azienda «sta incrementando la produzione di F-16 a Greenville, nel South Carolina, per arrivare al punto in cui saremo in grado di rifornire in modo abbastanza efficiente qualsiasi Paese che decida di effettuare trasferimenti da parte di terzi per contribuire all’attuale conflitto».Al di là di ogni valutazione su quanto sta accadendo in Ucraina, il meccanismo è paradossale: gli «alleati» europei di Washington dovrebbero acquistare, su imposizione degli Usa, dei caccia da combattimento da un’azienda Usa, per poi spedirli a Kiev. «La riesportazione degli F-16 direttamente in Ucraina», scrive ancora il Financial Times, «da parte degli Stati membri dell’Ue è una delle opzioni possibili, hanno dichiarato i funzionari europei, sottolineando che i jet di fabbricazione statunitense potrebbero anche essere inviati dagli Stati occidentali ai Paesi dell’ex Patto di Varsavia, che potrebbero poi inviare a Kiev i loro aerei di progettazione sovietica».Intanto, nel 2022, come riporta l’agenzia Nova basandosi su dati pubblicati dal Dipartimento di Stato Usa, la vendita di armamenti statunitensi a Paesi stranieri ha superato i 51,9 miliardi di dollari, con un incremento del 49% rispetto al 2021. «Il motivo», si legge in una nota del Dipartimento di Stato, «è da ricercare soprattutto nello sforzo collettivo a sostegno dell’Ucraina, per consentire al Paese di difendersi dall’invasione russa». Quali sarebbero i modelli di caccia che potrebbero essere inviati a Kiev? «Gli F-15 e gli F-16», scrive Politico.eu, «richiedono piste lunghe e di qualità, che l’Ucraina non ha. I caccia americani F-18 o i Gripen di produzione svedese sarebbero più adatti, secondo Justin Bronk, senior research fellow per la potenza aerea presso il think tank britannico Rusi, in quanto possono decollare da piste di atterraggio più corte e richiedono meno manutenzione. Conversazioni con più di una mezza dozzina di funzionari militari e diplomatici occidentali», prosegue il sito, «confermano che è già in corso un dibattito interno sulla fornitura di caccia all’Ucraina, spinto da funzionari ucraini con il sostegno di Stati baltici falchi. «Il prossimo passo naturale sarebbero i caccia», ha detto un diplomatico di un Paese del Nord Europa. Passo dopo passo, si va verso il punto di non ritorno.
c
La consulenza super partes parla chiaro: il profilo genetico è compatibile con la linea paterna di Andrea Sempio. Un dato che restringe il cerchio, mette sotto pressione la difesa e apre un nuovo capitolo nell’indagine sul delitto Poggi.
La Casina delle Civette nel parco di Villa Torlonia a Roma. Nel riquadro, il principe Giovanni Torlonia (IStock)
Dalle sue finestre vedeva il Duce e la sua famiglia, il principe Giovanni Torlonia. Dal 1925 fu lui ad affittare il casino nobile (la villa padronale della nobile casata) per la cifra simbolica di una lira all’anno al capo del Governo, che ne fece la sua residenza romana. Il proprietario, uomo schivo e riservato ma amante delle arti, della cultura e dell’esoterismo, si era trasferito a poca distanza nel parco della villa, nella «Casina delle Civette». Nata nel 1840 come «capanna svizzera» sui modelli del Trianon e Rambouillet con tanto di stalla, fu trasformata in un capolavoro Art Nouveau dal principe Giovanni a partire dal 1908, su progetto dell’architetto Enrico Gennari. Pensata inizialmente come riproduzione di un villaggio medievale (tipico dell’eclettismo liberty di quegli anni) fu trasformata dal 1916 nella sua veste definitiva di «Casina delle civette». Il nome derivò dal tema ricorrente dell’animale notturno nelle splendide vetrate a piombo disegnate da uno dei maestri del liberty italiano, Duilio Cambellotti. Gli interni e gli arredi riprendevano il tema, includendo molti simboli esoterici. Una torretta nascondeva una minuscola stanza, detta «dei satiri», dove Torlonia amava ritirarsi in meditazione.
Mussolini e Giovanni Torlonia vissero fianco a fianco fino al 1938, alla morte di quest’ultimo all’età di 65 anni. Dopo la sua scomparsa, per la casina delle Civette, luogo magico appoggiato alla via Nomentana, finì la pace. E due anni dopo fu la guerra, con villa Torlonia nel mirino dei bombardieri (il Duce aveva fatto costruire rifugi antiaerei nei sotterranei della casa padronale) fino al 1943, quando l’illustre inquilino la lasciò per sempre. Ma l’arrivo degli Alleati a Roma nel giugno del 1944 non significò la salvezza per la Casina delle Civette, anzi fu il contrario. Villa Torlonia fu occupata dal comando americano, che utilizzò gli spazi verdi del parco come parcheggio e per il transito di mezzi pesanti, anche carri armati, di fatto devastandoli. La Casina di Giovanni Torlonia fu saccheggiata di molti dei preziosi arredi artistici e in seguito abbandonata. Gli americani lasceranno villa Torlonia soltanto nel 1947 ma per il parco e le strutture al suo interno iniziarono trent’anni di abbandono. Per Roma e per i suoi cittadini vedere crollare un capolavoro come la casina liberty generò scandalo e rabbia. Solo nel 1977 il Comune di Roma acquisì il parco e le strutture in esso contenute. Iniziò un lungo iter burocratico che avrebbe dovuto dare nuova vita alle magioni dei Torlonia, mentre la casina andava incontro rapidamente alla rovina. Il 12 maggio 1989 una bimba di 11 anni morì mentre giocava tra le rovine della Serra Moresca, altra struttura Liberty coeva della casina delle Civette all’interno del parco. Due anni più tardi, proprio quando sembrava che i fondi per fare della casina il museo del Liberty fossero sbloccati, la maledizione toccò la residenza di Giovanni Torlonia. Per cause non accertate, il 22 luglio 1991 un incendio, alimentato dalle sterpaglie cresciute per l’incuria, mandò definitivamente in fumo i progetti di restauro.
Ma la civetta seppe trasformarsi in fenice, rinascendo dalle ceneri che l’incendio aveva generato. Dopo 8 miliardi di finanziamenti, sotto la guida della Soprintendenza capitolina per i Beni culturali, iniziò la lunga e complessa opera di restauro, durata dal 1992 al 1997. Per la seconda vita della Casina delle Civette, oggi aperta al pubblico come parte dei Musei di Villa Torlonia.
Continua a leggereRiduci
Oltre quaranta parlamentari, tra cui i deputati di Forza Italia Paolo Formentini e Antonio Giordano, sostengono l’iniziativa per rafforzare la diplomazia parlamentare sul corridoio India-Middle East-Europe. Trieste indicata come hub europeo, focus su commercio e cooperazione internazionale.
È stato ufficialmente lanciato al Parlamento italiano il gruppo di amicizia dedicato all’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC), sotto la guida di Paolo Formentini, vicepresidente della Commissione Affari esteri, e di Antonio Giordano. Oltre quaranta parlamentari hanno già aderito all’iniziativa, volta a rafforzare la diplomazia parlamentare in un progetto considerato strategico per consolidare i rapporti commerciali e politici tra India, Paesi del Golfo ed Europa. L’Italia figura tra i firmatari originari dell’IMEC, presentato ufficialmente al G20 ospitato dall’India nel settembre 2023 sotto la presidenza del Consiglio Giorgia Meloni.
Formentini e Giordano sono sostenitori di lunga data del corridoio IMEC. Sotto la presidenza di Formentini, la Commissione Esteri ha istituito una struttura permanente dedicata all’Indo-Pacifico, che ha prodotto raccomandazioni per l’orientamento della politica italiana nella regione, sottolineando la necessità di legami più stretti con l’India.
«La nascita di questo intergruppo IMEC dimostra l’efficacia della diplomazia parlamentare. È un terreno di incontro e coesione e, con una iniziativa internazionale come IMEC, assume un ruolo di primissimo piano. Da Presidente del gruppo interparlamentare di amicizia Italia-India non posso che confermare l’importanza di rafforzare i rapporti Roma-Nuova Delhi», ha dichiarato il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea.
Il senatore ha spiegato che il corridoio parte dall’India e attraversa il Golfo fino a entrare nel Mediterraneo attraverso Israele, potenziando le connessioni tra i Paesi coinvolti e favorendo economia, cooperazione scientifica e tecnologica e scambi culturali. Terzi ha richiamato la visione di Shinzo Abe sulla «confluenza dei due mari», oggi ampliata dalle interconnessioni della Global Gateway europea e dal Piano Mattei.
«Come parlamentari italiani sentiamo la responsabilità di sostenere questo percorso attraverso una diplomazia forte e credibile. L’attività del ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnato a Riad sul dossier IMEC e pronto a guidare una missione in India il 10 e 11 dicembre, conferma l’impegno dell’Italia, che intende accompagnare lo sviluppo del progetto con iniziative concrete, tra cui un grande evento a Trieste previsto per la primavera 2026», ha aggiunto Deborah Bergamini, responsabile relazioni internazionali di Forza Italia.
All’iniziativa hanno partecipato ambasciatori di India, Israele, Egitto e Cipro, insieme ai rappresentanti diplomatici di Germania, Francia, Stati Uniti e Giordania. L’ambasciatore cipriota ha confermato che durante la presidenza semestrale del suo Paese sarà dedicata particolare attenzione all’IMEC, considerato strategico per il rapporto con l’India e il Medio Oriente e fondamentale per l’Unione europea.
La presenza trasversale dei parlamentari testimonia un sostegno bipartisan al rapporto Italia-India. Tra i partecipanti anche la senatrice Tiziana Rojc del Partito democratico e il senatore Marco Dreosto della Lega. Trieste, grazie alla sua rete ferroviaria merci che collega dodici Paesi europei, è indicata come principale hub europeo del corridoio.
Il lancio del gruppo parlamentare segue l’incontro tra il presidente Meloni e il primo ministro Modi al G20 in Sudafrica, che ha consolidato il partenariato strategico, rilanciato gli investimenti bilaterali e discusso la cooperazione per la stabilità in Indo-Pacifico e Africa. A breve è prevista una nuova missione economica guidata dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Tajani.
«L’IMEC rappresenta un passaggio strategico per rafforzare il ruolo del Mediterraneo nelle grandi rotte globali, proponendosi come alternativa competitiva alla Belt and Road e alle rotte artiche. Attraverso la rete di connessioni, potrà garantire la centralità economica del nostro mare», hanno dichiarato Formentini e Giordano, auspicando che altri parlamenti possano costituire gruppi analoghi per sostenere il progetto.
Continua a leggereRiduci