2024-04-27
Zelensky manda i sacerdoti a sparare nelle trincee. Clown esentati, religiosi no
Il vescovo di Kharkiv-Zaporizhsky, Pavlo Honcharuk (Ansa)
Nemmeno un incontro con i vescovi del Paese convince il presidente a desistere. Sono 13.000 i preti coinvolti, a rischio le strutture umanitarie gestite dalla Chiesa.Non sarebbe la prima volta che un sacerdote indossa elmetto e mimetica. Certo, il precedente storico più illustre fa gelare il sangue: capitò durante la prima guerra mondiale, l’«inutile strage». Allora, però, i preti soldato venivano destinati soprattutto agli ospedali da campo. In Ucraina, invece, sembra che dovranno imbracciare le armi. È l’effetto della nuova legge sul reclutamento approvata dalla Verchovna Rada, il Parlamento di Kiev, e firmata da Volodymyr Zelensky.Se è vero che stanno arrivando nuove forniture belliche, è vero pure che serve sempre chi prema il grilletto. Ma la resistenza, ormai, è a corto di uomini. Sull’entità del massacro, sulla cancellazione di un’intera generazione, ci sarà modo di riflettere in futuro. Intanto, per riempire le trincee, è stata varata una stretta: saranno obbligati a mettersi a disposizione dell’esercito, procurandosi ed esibendo a richiesta un certificato di registrazione militare, tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni. A quelli che sono scappati all’estero e non ne hanno uno verrà negato il rinnovo del passaporto. Di recente, il ministro della Difesa, Dmytro Kuleba, ha anche deciso di sospendere i servizi consolari per i rifugiati, i quali non potranno più ottenere i documenti necessari a prolungare il loro soggiorno nei Paesi che li hanno accolti.Ma non sono queste le uniche novità. La norma sulla coscrizione ha cancellato pure l’esenzione dal servizio per i membri del clero, che era in vigore dallo scoppio delle ostilità, in ossequio alla loro funzione sociale e spirituale. La disposizione rischia di penalizzare soprattutto i cattolici, visto che le poche eccezioni che rimangono sono legate, oltre che all’età e alle condizioni di salute, al numero di figli: chi ne ha più di tre non andrà al fronte. Ma mentre un reverendo protestante ha facoltà di mettere su famiglia, il prete fedele alla Chiesa di Roma deve rimanere celibe.Silere non possum, testata molto ben informata sugli affari vaticani, ha dato conto di un vertice che si è svolto lo scorso 3 aprile, al quale hanno partecipato Zelensky e una delegazione di vescovi cattolici e riformati. C’erano il presule di Kharkiv-Zaporizhsky, Pavlo Honcharuk; quello di Odessa-Simferopol, Stanislav Shirokoradiuk; quello di Kamianets-Podilskyi, Leon Dubravskyi; quello di Mukachevo, Mykola Luchok; quello di Kiev-Zhytomyr, Vitaly Kryvytskyi; e il presidente della Conferenza episcopale ucraina, monsignor Vitaly Skomarovskyi. Gli uomini in talare speravano di sensibilizzare il presidente sulla faccenda dei sacerdoti chiamati alle armi. Non è che manchi loro il coraggio, o che siano in cerca di privilegi. E non è nemmeno una questione di coscienza - si tratterebbe di costringere dei preti a uccidere. Il punto è che i religiosi sono più utili altrove, in una nazione martoriata, bisognosa di sostegno materiale e di conforto morale.Così, il vescovo di Kiev ha spiegato che, «se si mobilitano i parroci o i responsabili del settore umanitario, in particolare la Caritas e tutte le sue divisioni, allora inizieranno grossi problemi, se alcune persone chiave, e talvolta anche gli stessi lavoratori, lasciano questo servizio e vengono portati al fronte». Il suo ausiliare, monsignor Oleksandr Yazlovetskyi, ha ricordato che «sono tanti i sacerdoti coinvolti, ad esempio nei programmi messi in campo dalla Caritas, ma anzitutto c’è l’impegno nel culto, nel sostegno spirituale a tutta la popolazione, che verrebbe meno, lasciando ancora più nella disperazione la gente che vive ormai da più di due anni il dramma della guerra». Il «battaglione» in tonaca si comporrebbe di circa 13.000 persone: un contributo non determinante nel conflitto contro i russi, ma un pilastro fondamentale nell’assistenza ai poveri, alle vedove, agli orfani, alle comunità ferite dai lutti e logorate dai bombardamenti nemici. Peraltro, al danno rischia di aggiungersi la beffa. Come ha notato il prelato della capitale, «altre categorie come i circensi» sono state risparmiate dal giro di vite, «per il carattere umanitario della loro professione». Secondo il governo ucraino, clown e acrobati - con il massimo rispetto - sarebbero filantropi intoccabili, mentre i preti, che aiutano a tenere insieme il tessuto umano dell’Ucraina in ginocchio, si possono sacrificare?Come si vede, gli argomenti validi per ottenere una marcia indietro c’erano. Ma all’incontro di inizio aprile, essi non hanno fatto breccia sul «nuovo Churchill». La norma è passata nella sua versione più draconiana. Ed è lecito sospettare che l’insensibilità di Zelensky sia collegata ai frequenti attriti con il Papa, reo di aver più volte invocato una trattativa per porre fine alla guerra, o addirittura accusato di voler favorire Vladimir Putin, per la sua frase - deliberatamente fraintesa e strumentalizzata - sull’«alzare bandiera bianca». Per adesso, la Santa Sede non ha reagito, almeno non attraverso comunicati ufficiali. Sarebbe interessante sapere che ne pensano in Europa, visto che la Commissione ha appena sbloccato 1,5 miliardi di euro di aiuti per l’Ucraina. Anche quando manda al macello i religiosi, lasciando la gente priva persino del loro soccorso, la resistenza si starebbe battendo nel nome dei «nostri valori»? E cosa dire dei Paesi come Polonia e Lituania, che si sono offerti di rastrellare i coscritti? Secondo il ministro della Difesa di Varsavia, è uno scandalo vedere uomini in età di leva «nei caffè e negli alberghi». Pertanto, i polacchi potrebbero privarli dello status di rifugiati, oppure rispedirli in patria a combattere. Tutto lecito, nell’ottica dello Stato di diritto, che sta tanto a cuore all’Ue? Tutto compatibile con il rispetto dei diritti umani? Tutto coerente con l’epopea degli eroi in lotta per la democrazia?