2023-12-28
Washington cambia le priorità a Kiev: «Adesso l’importante è solo difendersi»
Secondo «Politico», Joe Biden preme per tenere le posizioni in vista dei negoziati. L’Ucraina accusa: «Fucilati tre soldati disarmati».Sembra proprio che il sostegno di Joe Biden a Kiev si stia raffreddando. Secondo quanto rivelato ieri da Politico, «l’amministrazione Biden e i funzionari europei stanno silenziosamente spostando il loro focus dal sostegno all’obiettivo della vittoria totale dell’Ucraina sulla Russia al miglioramento della sua posizione in un eventuale negoziato per porre fine alla guerra». «Un simile negoziato», ha proseguito la testata, «significherebbe probabilmente cedere parti dell’Ucraina alla Russia». Questa situazione è dovuta a vari fattori. Innanzitutto Biden è in campagna elettorale per la riconferma e gli aiuti militari all’Ucraina non sono più popolari come una volta tra gli elettori americani. In secondo luogo, la Casa Bianca sta concentrando la sua attenzione sulla crisi mediorientale. In terzo luogo, il Washington Post ha riferito di significativi attriti tra Washington e Kiev sulla controffensiva ucraina. Infine, non è chiaro se al Congresso repubblicani e dem riusciranno a trovare un accordo per approvare un nuovo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina. Il Cremlino, dal canto suo, sta agendo su due piani. Da una parte, punta a fronteggiare le nuove mosse dell’Occidente e dei suoi alleati. Taiwan ha appena annunciato ulteriori sanzioni contro Mosca, mentre l’Ue sta lavorando a un piano di riserva da 20 miliardi di euro, volto a fornire assistenza a Kiev. La Svezia ha anche revocato l’embargo delle armi ad Ankara, dopo che il Parlamento turco ha avviato il processo per dare l’ok all’adesione di Stoccolma alla Nato. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha inoltre minacciato «gravi conseguenze» per i rapporti tra Russia e Giappone, qualora il governo di Tokyo consegnasse a Kiev dei sistemi di difesa aerea Patriot. Dall’altra parte, Vladimir Putin sta cercando di rafforzare il proprio network internazionale. Ieri, il ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, ha incontrato a Mosca l’omologo russo, Sergej Lavrov. A tal proposito, il Guardian ha riferito che «India e Russia hanno fatto progressi nei colloqui sui piani per la produzione congiunta di attrezzature militari». Nella stessa occasione, Jaishankar ha annunciato che lo zar potrebbe incontrare il premier indiano, Narendra Modi, l’anno prossimo. Si tratta di una notizia significativa che ha degli impatti anche sulla crisi ucraina. Non dimentichiamo d’altronde che Nuova Delhi si è sempre mostrata piuttosto ambigua sull’invasione russa dell’Ucraina e che non ha mai avuto realmente intenzione di rompere i legami con i russi sul versante della difesa. Mosca, dal canto suo, sta ulteriormente rafforzando i rapporti anche con Pechino. Il vicepremier russo, Alexander Novak, ha reso noto che la quasi totalità dell’export petrolifero di Mosca viaggia ormai verso la Cina o l’India. Non solo. Una recente analisi di Business Insider ha rilevato che Russia e Cina potrebbero essere in procinto di inaugurare una vera e propria alleanza militare. Nonostante tra indiani e cinesi si registrino notoriamente svariati attriti, Mosca, Nuova Delhi e Pechino fanno parte dei Brics. È inoltre probabile che il Cremlino stia cercando di portare avanti una strategia di bilanciamento tra Cina e India. Nell’ultimo anno e mezzo, la Russia è finita sempre più tra le braccia di Pechino, accentuando la propria subordinazione nei confronti del Dragone. È quindi chiaro che Putin vede nel rafforzamento dei rapporti con Nuova Delhi un modo per lenire i problematici effetti del suo abbraccio soffocante con Xi Jinping. Come se non bastasse, l’Iran ha recentemente siglato un accordo di libero scambio con i Paesi che costituiscono l’Unione economica eurasiatica: un forum de facto guidato dalla Russia. Oltre a essere uno dei principali alleati mediorientali di Mosca, Teheran fornisce al Cremlino dei droni che vengono impiegati nell’invasione dell’Ucraina. Infine, il governo brasiliano ha dato il suo benestare alla partecipazione di Putin al summit del G20 che si terrà a Rio de Janeiro il prossimo novembre: e questo nonostante il Brasile (anch’esso, guarda caso, membro dei Brics) riconosca la Corte penale internazionale, che ha spiccato un mandato di arresto contro il presidente russo lo scorso marzo. L’Occidente dovrebbe urgentemente elaborare una strategia efficace per disarticolare questo compattamento dei Brics. Ma Biden non sembra avere né la forza né la visione per agire in questa direzione. E intanto le operazioni belliche proseguono. «La priorità rimane la stessa: rafforzare il nostro Paese, difendere il nostro popolo e rafforzare le nostre posizioni in tutti i settori», ha twittato ieri Volodymyr Zelensky. Nel frattempo, le forze armate ucraine hanno negato che la Russia abbia preso il controllo della città orientale di Mariinka. Inoltre, nella nottata di ieri, le forze russe hanno attaccato una stazione ferroviaria a Kherson, uccidendo almeno una persona. Nelle stesse ore, l’esercito ucraino ha distrutto 32 dei 46 droni che Mosca aveva inviato contro l’Ucraina. In questo quadro, le forze di Kiev temono che possa verificarsi un massiccio attacco russo a Capodanno. Mosca ha intanto fatto sapere di essere intenzionata a schierare i suoi nuovi obici in Ucraina, smentendo di fatto una precedente indiscrezione, secondo cui sarebbe stata pronta a dislocarli anche al confine con la Finlandia. Sono inoltre almeno 33 i marinai dispersi dopo un attacco ucraino contro una nave in Crimea. Tutto questo, mentre Kiev ha accusato le forze russe di aver violato la Convenzione di Ginevra, uccidendo a colpi di pistola tre prigionieri ucraini disarmati, che si erano arresi.
Benedetta Porcaroli (Ansa)
Benedetta Scuderi, Annalisa Corrado, Arturo Scotto e Marco Croatti (Ansa)
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