2024-07-11
        Sgarbo di Von der Leyen alla Meloni: «Non ci saranno accordi strutturali»
    
 
        Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni (Ansa)
    
Ursula cede ai veti di Renew, di cui però perde quattro voti in vista della plenaria del 18. La tedesca corteggia Verdi e Sinistra, lunedì vedrà i conservatori. Il Pd vuole Picierno bis per la vicepresidenza del Parlamento Ue.Il piano uno per l’Ursula due si regge ancora sul numero tre: la triplice alleanza tra popolari, socialisti e centristi, che con 402 suffragi garantirebbe alla Von der Leyen di essere rieletta presidente della Commissione europea, alla plenaria di Strasburgo del prossimo 18 luglio. Ricevendo ieri i macronisti irlandesi, però, la politica tedesca ha appreso che non potrà contare sui loro quattro voti. Parrebbe poca roba, visto che per la maggioranza bastano 361 seggi. Ma sul plebiscito aleggia l’incognita dello scrutinio segreto, che, come ha notato Euractiv, fa temere spuntino franchi tiratori persino nel Ppe. Ecco perché la candidata indicata dal Consiglio Ue cerca altre sponde, a cominciare da quella dei Verdi. Intanto, ha ceduto alla principale delle richieste avanzate dal gruppo Renew: che non vi sia alcuna «cooperazione strutturale» con i conservatori.«Questa mattina», hanno twittato ieri gli eurodeputati vicini a Emmanuel Macron, «abbiamo avuto uno scambio di opinioni con Ursula von der Leyen». Durante il colloquio, si sarebbe discusso della riforma dei Trattati Ue, alla quale l’esponente di centrodestra è favorevole, in vista dell’allargamento dell’Unione. Per Renew, «le priorità sono difesa e sicurezza; competitività; Stato di diritto e rispetto del Green deal». Ma evidentemente, ciò che sta più a cuore ai liberali è il cordone sanitario nei confronti dell’«estrema destra, incluso Ecr». Una condizione che la numero uno dell’esecutivo di Bruxelles avrebbe accettato, nonostante i vari faccia a faccia dei mesi scorsi con Giorgia Meloni e la sua tentazione di aprire ai conservatori, pur di liberarsi della sinistra, che l’ha resa più impopolare, imponendole l’agenda ecologista. Von der Leyen, comunque, vedrà il gruppo guidato da Nicola Procaccini martedì.Stando così le cose, la conventio ad excludendum limiterebbe sia i Patrioti, formazione nella quale sono confluiti pure i leghisti e il Rassemblement national, sia Europa delle nazioni sovrane, la compagine che ospiterà i 15 eletti di Alternative für Deutschland, sia i Conservatori e riformisti, dei quali fa parte Fratelli d’Italia. Per la Meloni, in ogni caso, i giochi non sono ancora fatti.Intanto, vi sarebbe un accordo di massima per affidare a Ecr la presidenza di due commissioni parlamentari importanti: quella sul bilancio, in un contesto in cui la Commissione godrà di ampi margini di arbitrio sull’applicazione delle regole del Patto di stabilità; e quella sulle libertà civili, il giavellotto che scagliano le forze progressiste contro i governi di destra, nel nome della crociata per i diritti civili. Dopodiché, c’è la partita delle nomine: si può decretare che Ecr è partito non gradito nella futura maggioranza Ursula, ma non si potrà negare all’Italia un commissario. Chi e di quale peso dipenderà da come proseguiranno le trattative con Bruxelles. E da quanto la Von der Leyen stessa - ammettendo abbia davvero chiuso definitivamente all’ipotesi di una «cooperazione strutturale», informazione resa alla stampa dai membri di Renew e non smentita - voglia mantenere uno spiraglio, per cooperare con i conservatori sui singoli dossier. In una prospettiva del genere, l’«ascolteremo cosa dirà Von der Leyen», che incarna la cautela tattica della Meloni in questa fase, si trasferirebbe dal solo appuntamento della plenaria, alla trincea di ogni vertice delle dg e di ogni votazione all’Eurocamera. Al momento, la paura di un improbabile ma non impossibile Vietnam in Aula sta spingendo Ursula a coprirsi le spalle a sinistra. Nel pomeriggio di ieri, l’inquilina di Palazzo Berlaymont si è incontrata con i rappresentanti dei Verdi, i quali pretendono, in cambio del loro appoggio, un piano di investimenti per l’industria green da realizzare entro i primi 100 giorni del mandato bis. Esso dovrebbe portare alla «decarbonizzazione dei settori chiave, come le industrie ad altra intensità energetica (acciaio, cemento, alluminio), per rendere l’industria europea a prova di futuro, ricostruire la nostra capacità produttiva e rendere le aziende europee leader». In più, la Commissione dovrebbe prevedere «misure per incrementare la produzione locale di tecnologie rinnovabili chiave (pompe di calore, batterie, pannello solari fotovoltaici o mulini a vento), che dovrebbero essere finanziate attraverso la riallocazione dei sussidi Ue e nazionali per i combustibili fossili».Lunedì, invece, la Von der Leyen si confronterà con The Left, che la delegazione ha invitato «affinché presentasse la sua candidatura per la rielezione». Il raggruppamento di sinistra ha indicato anche un proprio nome per la vicepresidenza del Parlamento, mentre il Pd ha ricandidato l’uscente Pina Picierno. Nella tarda serata di martedì, la segretaria Elly Schlein - con la quale l’onorevole campana aveva avuto forti screzi in merito alla composizione delle liste per le Europee - ha deciso che i dem, la componente più consistente del gruppo S&D, chiederanno la conferma della Picierno. Il segnale politico non è irrilevante, per chi voglia provare a interpretare gli equilibri interni allo schieramento piddino: l’europarlamentare ha tenuto botta, benché fosse insidiata da un pezzo da novanta come il barese Antonio Decaro, campione di preferenze alle elezioni dell’8 e 9 giugno scorsi. Le votazioni per le 14 vicepresidenze si terranno anch’esse alla plenaria, dopo che l’Aula avrà eletto un presidente. Con ogni probabilità, ancora la maltese Roberta Metsola. Per la saga (horror) «a volte ritornano».
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