2021-02-25
La von der Leyen spara su Londra per occultare il fiasco di Bruxelles
Ursula von der Leyen (Ansa)
Il capo della Commissione Ue s'imbroda: «L'Europa sta recuperando, in Italia più richiami che Oltremanica». Però Boris Johnson, con inoculazioni di massa, ormai consigliate dagli esperti, ha già protetto oltre 20 milioni di inglesi.Se dovrete comprare un'auto usata, non affidatevi mai alla concessionaria Ursula: rischiate un «pacco» clamoroso. Ursula, intesa come von der Leyen, presidente della Commissione europea, e quindi primo responsabile del fallimento totale della strategia di acquisto di vaccini dell'Unione. Strategia che, se paragonata a quella della Gran Bretagna di Boris Johnson, fa rabbrividire. Vediamo un dato che mette a confronto la situazione nel Regno Unito e in Italia. Alle 19 dell'altro ieri, nel nostro Paese erano state somministrate 3.682.425 dosi di vaccino contro il Covid-19, il 70,8% di quelle consegnate (3.905.460 Pfizer-Biontech, 244.600 Moderna e 1.048.800 Astrazeneca). Gli italiani che hanno ricevuto entrambe le dosi erano 1.389.753. Lo stesso giorno, in Inghilterra, erano state somministrate 18 milioni 560 mila dosi, ma i cittadini britannici ad aver ricevuto entrambe le dosi erano solo circa 700.000. Una sproporzione terrificante, che si spiega con la scelta del governo di Londra di procedere a tappeto, con un ritmo di 400.000 vaccini a settimana, a somministrare la prima dose, ritardando il richiamo a tre mesi dopo la prima iniezione. Secondo i risultati di uno studio condotto dai ricercatori di Oxford e pubblicato su The Lancet, l'efficacia del vaccino aumenterebbe a dismisura, dell'81,3%, se la seconda dose viene somministrata 3 mesi dopo la prima, invece che un mese e mezzo dopo, quando è pari al 55%. L'efficacia dopo l'inoculazione della prima dose, inoltre, è massima nei primi tre mesi, al 76% al ventiduesimo giorno. Cosa significa tutto ciò? Semplice: che la strategia europea, e quindi italiana, di privilegiare la somministrazione di entrambe le dosi a un mese di distanza l'una dall'altra, rallenta il raggiungimento dell'obiettivo, che, al di là di numeri e dibattiti tra scienziati, resta quello di portare a una immunizzazione della popolazione, con conseguente ripresa della vita normale, e quindi con la risalita degli indici economici contestuale al crollo delle vittime e degli ospedalizzati. La von der Leyen, ieri, candidamente ha cercato di girare la frittata: «Stiamo recuperando terreno. La Gran Bretagna», ha argomentato Ursula, in un'intervista al quotidiano tedesco Augsburger Allgemeine, «ha inoculato 17 milioni di prime dosi. Sono 27 milioni nell'Ue. In Italia, con una popolazione simile a quella della Gran Bretagna, il doppio dei cittadini ha ricevuto una protezione totale dalla seconda dose rispetto al Regno Unito». Un artificio aritmetico senza alcuna sostanza pratica: se l'Italia ha il doppio di cittadini che hanno ricevuto la seconda dose rispetto alla Gran Bretagna, è per una precisa scelta politica di Londra, che sta pagando, considerato che si parla già addirittura di riaprire gli stadi ai tifosi. Dopo la somministrazione della prima dose, la percentuale di ospedalizzati per il Covid nel Regno Unito è infatti crollata dell'80%. «Capisco bene la frustrazione delle persone», sospira, bontà sua, la von der Leyen, «e anche di coloro che lavorano nei centri di vaccinazione non sapevamo che aumentare la produzione di massa e superare i problemi iniziali sarebbe stato così difficile. Capisco molto bene l'impazienza, ora che il vaccino è disponibile, i cittadini vogliono essere vaccinati il più rapidamente possibile e finalmente protetti. A questo proposito, nonostante tutti gli ostacoli, il percorso europeo resta la decisione giusta». Giusta? Macché: in Gran Bretagna i vaccini sono arrivati in abbondanza, grazie a una serie di contratti stipulati con le aziende produttrici per ben 400 milioni di dosi per 64,5 milioni di abitanti. In Italia, come detto, affidandoci alla strategia europea, abbiamo fino ad ora ricevuto circa 5 milioni di dosi per 60,3 milioni di abitanti. Ursula von der Leyen può dire quello che vuole, ma la triste realtà è nei numeri. Non a caso, Politico.eu ha inchiodato la leader della Commissione europea alle sue responsabilità, analizzando i contratti stipulati dall'Unione e quelli della Gran Bretagna con le aziende farmaceutiche. L'autorevole testata di informazione ha messo a confronto i contratti di Europa e Gran Bretagna con Astrazeneca, che continua a ridurre i quantitativi destinati al continente. «Il contratto del Regno Unito», scrive Politico.eu, «contiene un impegno da parte di Astrazeneca che la catena di fornitura britannica “sarà appropriata e sufficiente" per la fornitura delle dosi acquistate dal Regno Unito. Al contrario, il contratto dell'Ue, che si rifà alla legge belga, afferma sostanzialmente che Astrazeneca farà solo i “migliori sforzi ragionevoli" per fornire e produrre i vaccini nell'Ue». Intanto, fonti europee precisano che «l'Italia ha un ruolo di primo piano per la spinta nella produzione dei vaccini in Ue, in particolare per quanto riguarda i siti “fill and finish", per il confezionamento di prodotti iniettabili». Oggi e domani a Bruxelles il Consiglio europeo straordinario affronterà l'emergenza Covid. Si parlerà di vaccini: cosa inventerà la von der Leyen per giustificare il suo fallimento?
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)