2024-10-23
Vogliono arrestare i poliziotti
Un controllo in piazza Duca d'Aosta a Milano in una foto di repertorio (Getty Images)
A Verona indagano l’agente che si è difeso e beatificano l’africano che voleva ucciderlo. A Pisa finiscono sotto inchiesta 10 membri del reparto che s’è opposto alla deviazione del corteo pro Pal. E il Consiglio d’Europa accusa le nostre forze dell’ordine di razzismo.Forze dell’ordine nel mirino. La Procura di Pisa ha indagato una decina di agenti, protagonisti degli scontri con i pro Pal al corteo dello scorso 23 febbraio. Le accuse, a vario titolo, sono di eccesso di legittima difesa e lesioni lievi colpose. Alcuni agenti si erano già identificati dopo la manifestazione; per individuarli tutti, comunque, è stata mobilitata addirittura la Scientifica. All’epoca dei fatti, Sergio Mattarella aveva chiamato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dicendogli - e trovando in lui «condivisione» - che l’uso dei manganelli sui ragazzi «esprime un fallimento». Intanto, pure il Consiglio d’Europa formula il suo surreale capo d’imputazione: la polizia è razzista. L’Italia deve far finta che la criminalità immigrata non esista e deve sbrigarsi a introdurre lo ius soli. Lo ha stabilito la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri), ennesima superflua emanazione dell’organismo con sede a Strasburgo. In un rapporto che sembra uscito dalla riunione di un centro sociale, l’Ecri ha accusato le forze dell’ordine italiane di fare «profilazione razziale»: durante «operazioni di sorveglianza, controllo o indagine», i nostri agenti prenderebbero di mira soprattutto gli stranieri, in particolare rom e africani. Stando all’Ecri, le autorità italiane erano state informate del rapporto prima che venisse pubblicato. Roma avrebbe quindi spiegato che «l’osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (che dipende dal ministero dell’Interno) ha introdotto dal 2014 un focus specifico» sulla profilazione discriminatoria e che, dal 2021, è presente anche una formazione online.Ma i compagni di Strasburgo hanno altresì denunciato «critiche indebite che mirano a minare l’autorità dei singoli giudici che decidono sui casi di migrazione». Stando alla fantasiosa analisi dell’Ecri, tali critiche «minano l’indipendenza della magistratura che tratta di questi casi», la quale va invece «rispettata, protetta e promossa». A Strasburgo, evidentemente, non è ancora arrivata la notizia delle email di Marco Patarnello. Forse è il caso di inoltrarle all’indirizzo dell’Ecri, con tanto di ceralacca. Non paghi, comunque, i funzionari del Consiglio d’Europa hanno persino colto l’occasione per esprimere un loro grande «rammarico». E cioè che «la legislazione italiana non prevede un accesso facilitato alla cittadinanza per gli immigrati che sono entrati nel Paese durante l’infanzia e sono stati educati in Italia». Una volta diffuso il papello prodotto con tanta solerzia dai mandarini dell’Ecri, non si sono fatte attendere le reazioni della politica italiana. Mattarella è rimasto sconcertato: «Il presidente della Repubblica», si legge in una nota del Quirinale, «ha telefonato al capo della polizia, il prefetto Vittorio Pisani, esprimendogli lo stupore per le affermazioni contenute nel rapporto dell’Ecri e ribadendo stima e vicinanza alle forze di polizia». In prima fila Giorgia Meloni: «Le nostre forze dell’ordine sono composte da uomini e donne che, ogni giorno, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiurie», è stato il commento del presidente del Consiglio. Anche il vicepremier Matteo Salvini ha alzato la voce: «Donne e uomini in divisa attaccati vergognosamente dall’Ecri, un ente inutile pagato anche con le tasse dei cittadini italiani. Come Lega proporremo di risparmiare questi soldi per destinarli alla sanità, anziché infangare le nostre forze dell’ordine». Poi l’affondo finale: «Se a questi signori piacciono tanto rom e clandestini, se li portino tutti a casa loro a Strasburgo». Non potevano poi mancare le parole di Matteo Piantedosi: «È inaccettabile che un’organizzazione internazionale - di cui non tutti hanno ancora ben compreso il ruolo - insulti donne e uomini che con dedizione ogni giorno mettono a rischio la loro vita per garantire la sicurezza dei cittadini», ha dichiarato il ministro dell’Interno. Solidarietà pure dai ministri Antonio Tajani (Esteri) e Guido Crosetto (Difesa). Condanna espressa pure da Elena Donazzan, eurodeputata di Fratelli d’Italia, che ha definito il rapporto dell’Ecri come «una speculazione vergognosa sulla pelle dei nostri agenti per perseguire altri scopi politici». A sinistra, invece, hanno stappato lo champagne. Per l’occasione è risbucato fuori pure Piero Fassino: «Si raccolgano le raccomandazioni istituendo anche in Italia un’autorità indipendente contro le discriminazioni», ha suggerito il protagonista del profumo-gate. L’Ecri ha fatto resuscitare persino Aboubakar Soumahoro: «Questo rapporto è la certificazione di un male che continua a fare vittime tra migranti, richiedenti asilo, minoranze religiose e italiani con background migratorio», ha dichiarato il deputato con gli stivali.Ma che cosa consiglia l’Ecri, nello specifico, per risolvere il problema del razzismo istituzionale? «Le autorità», si legge sempre nel documento, «dovrebbero sottoporre le pratiche di fermo e perquisizione della polizia a una revisione indipendente. Tale revisione dovrebbe essere condotta con la partecipazione attiva delle organizzazioni della società civile, nonché dei rappresentanti dei gruppi potenzialmente esposti a pratiche di profilazione razziale». Secondo l’Ecri, par di capire, la polizia dovrebbe essere sottoposta al giudizio delle associazioni pro immigrazione. Sembra un’ottima idea: prima di eseguire il fermo di un africano, gli agenti potrebbero consultare direttamente un’Ong. Magari quella della suocera di Soumahoro.
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