2020-10-14
Vita da sbirri: picchiati ogni tre ore «Noi non siamo carne da macello»
(Pier Marco Tacca/Getty Images)
Oggi a Roma la protesta indetta dai sindacati delle forze dell'ordine: nei primi sei mesi dall'anno, registrate oltre 1.400 aggressioni agli uomini e alle donne in divisa. In aumento (nonostante il lockdown) rispetto al 2019.C'è chi è stato investito durante un posto di blocco e chi è finito sotto una sassaiola davanti al centro immigrati. Chi è stato preso a bastonate e chi si è ritrovato con una coltellata. La media è di un'aggressione ogni tre ore, per un totale di otto al giorno. E non importa se l'agente sia in divisa o in borghese. Le prende. Numeri impressionanti, che hanno fatto scattare l'allarme, spingendo i sindacati delle forze dell'ordine a organizzare una manifestazione di protesta che si terrà oggi a Roma.Nonostante i due mesi di lockdown con traffico quasi azzerato e incidenti in netto calo di oltre il 50 per cento, nella prima metà dell'anno il numero di aggressioni è cresciuto non di poco rispetto all'anno precedente. Forse anche a causa dei controlli per far rispettare le indicazioni per il contrasto al Covid-19. Come al solito sono gli agenti in prima linea a pagarne le conseguenze. E, così, il primo semestre 2020 quanto ad aggressioni a carabinieri e agenti sulle strade si chiude con un bollino nero: 1.414 attacchi fisici registrati dall'Osservatorio sbirri pikkiati dell'Asaps (l'associazione dei sostenitori e amici della polizia stradale), con un ulteriore preoccupante incremento del 20,6 per cento rispetto ai 1.123 episodi catalogati nello stesso periodo del 2019. Senza lockdown e con la piena circolazione. «Questa è la dimostrazione che i decreti varati dal governo hanno lasciato spazio a diverse interpretazioni, tra cui quella che la polizia volesse esercitare un'attività di repressione», ha sottolineato più volte Franco Maccari, vicepresidente dell'Fsp (sindacato tra i promotori della manifestazione ndr)». L'Osservatorio registra solo gli attacchi fisici che hanno provocato lesioni refertate al pronto soccorso agli operatori di polizia durante i controlli su strada (sono escluse quindi le aggressioni avvenute nella gestione dell'ordine pubblico e quelle non conseguenti al controllo del territorio). Anche nel primo semestre il maggior numero di aggressioni ha riguardato l'Arma dei carabinieri con 651 episodi, pari al 46 per cento, ma in calo rispetto al 47,6 dello scorso anno. Seguono a poca distanza le aggressioni alla polizia di Stato, con 634 episodi, ovvero il 44,8 per cento, in aumento rispetto al 42,2 del primo semestre 2019. Sono stati 105 le aggressioni che hanno coinvolto agenti della polizia locale, con una percentuale del 7,4 per cento, in diminuzione rispetto allo scorso anno, quando la percentuale sfiorò l'11. Il 3,5 per cento ha riguardato altri corpi. La percentuale supera quota cento perché in alcuni casi nell'aggressione hanno riportato lesioni operatori di corpi di polizia diversi. A preoccupare è anche la percentuale di stranieri protagonisti delle aggressioni: 557 episodi, per il 39,4 per cento del totale, in calo rispetto al 51 dello scorso anno. In 404 casi (28,6 per cento), l'aggressore è risultato ubriaco o sotto l'effetto di stupefacenti.Nel 14,4 per cento delle aggressioni è stata utilizzata un'arma: bastoni, oggetti pericolosi o l'automobile per gli investimenti. Gli accessi di un uomo in divisa al pronto soccorso sono in media 235 al mese. E anche i dati dei caduti svolgendo il proprio dovere sono agghiaccianti: 4.067 operatori delle forze dell'ordine, tra il 1961 e il marzo 2020, stando alle statistiche del Viminale, è deceduto o ha subito un'invalidità permanente durante attività di servizio. Per non parlare delle aggressioni in carcere agli agenti della polizia penitenziaria: già 311 al 30 aprile 2020 (nel 2019 sono state in totale 827). Le forze di polizia non ne possono più. E hanno deciso di sfidare l'indifferenza generale. Il tema della manifestazione non lascia spazio a equivoci: «Basta aggressioni agli uomini in divisa». La gran parte delle sigle sindacali del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico (Fsp Polizia di Stato che insieme ai federati Es,Ls, Consap, Lisipo, Pnfd, Sap, Mp e Italia celere, Sappe della polizia penitenziaria, Sim carabinieri, Sim guardia di finanza e Conapo dei Vigili del fuoco) si è data appuntamento alle 10 in piazza del Popolo a Roma. Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani hanno fatto sapere che parteciperanno. Ci sarà pure l'ex ministra grillina alla Difesa Elisabetta Trenta. «Speriamo nella presenza di molti esponenti politici di ogni colore e appartenenza», spiega Valter Mazzetti, segretario generale dell'Fsp, «perché dimostrino così di sapere e volere ascoltare le legittime istanze del personale in divisa». Poi ha aggiunto: «Noi porteremo in piazza la voce dei poliziotti italiani ormai stufi di carenze, lacune e ipocrisie di un sistema che pretende da loro sacrifici ingiusti senza garantirgli tutele e strumenti per operare al meglio. Un ferito in uniforme ogni tre ore, solo sulle strade, è un dato che smaschera uno stato di cose in cui siamo sbeffeggiati da criminali di ogni risma, ma non garantiti sul piano operativo, legale, giudiziario, e non ultimo economico. Continuare a fingere che tutto vada bene o fingere di trovare soluzioni che sono solo operazioni pubblicitarie senza sostanza non è più possibile. Siamo Servitori non servi».
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