2023-10-26
Visti falsi, scandalo in ambasciata
Alcune immagini tratte dal servizio di «Fuori dal coro» di Mario Giordano
Un trafficante d’uomini confessa: «È facile avere documenti contraffatti, con 4.000 euro si entra in Italia». Sarebbero coinvolte le sedi diplomatiche di Paesi come Congo, Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka. Il titolare della Farnesina: presi provvedimenti.Da qualche anno ottenere i visti d’ingresso per l’Italia sembrerebbe essere diventato un gioco da ragazzi: basterebbe conoscere la persona giusta e oliare il meccanismo. Le ambasciate italiane in Pakistan, Sri Lanka, Bangladesh e Congo sono già state scandagliate dagli ispettori del ministero degli Esteri e alcune teste sono saltate. Un trafficante di esseri umani ha svelato a Fuori dal coro, la trasmissione condotta da Mario Giordano su Rete 4, di essere disposto a sborsare tra i 5.000 e i 10.000 euro, «basta avere il visto». L’incontro avviene davanti all’aeroporto di Napoli. L’inviato Tommaso Mattei entra in auto e comincia a scambiare due parole con l’intermediario di permessi d’ingresso e con il trafficante di esseri umani. Il clou della conversazione, però, avviene in un ristorante. Il trafficante chiede «champagne» per sé e vino per i due commensali. Poi rompe gli indugi: «Io in questo ristorante ci ho portato il capo della polizia del Pakistan». Il giornalista viene ripreso a distanza e, a sua volta, riprende con una telecamera nascosta i suoi interlocutori. «Ho due richieste da fare in Pakistan all’ambasciata e mi serve un appuntamento per portare dei fratelli qua, ho già preparato le carte e loro possono avere il visto», dice il trafficante. L’affare è avviato, ma per chiuderlo il trafficante spiega che bisogna andare in Friuli. E indica il posto preciso dell’appuntamento con i suoi collaboratori. Qui è il secondo trafficante ad avanzare la proposta: 50 visti per 20.000 euro. Il tempo necessario sono due mesi, spiega l’intermediario mentre il trafficante si lascia andare ad alcune clamorose rivelazioni: «In Italia venire è facile, in altri Paesi è difficile. La Germania non lascia (il visto, ndr)». E, nel suo italiano stentato, aggiunge: «In Italia c’è meno controllo e dà documenti, in altro Paese documenti non danno facile». Lasciato il trafficante, il giornalista si apparta con il mediatore. Questo spiega che gli uomini che avrebbero voluto corromperlo per il suo ruolo da consulente per le ambasciate nel Sud Est asiatico erano trafficanti di esseri umani. E se da una parte ci sono i trafficanti di esseri umani pronti a pagare per i permessi d’ingresso, dall’altra ci sarebbero funzionari delle ambasciate che, dietro pagamento, preparerebbero i documenti.Le missioni ispettive disposte dalla Farnesina hanno già prodotto molto materiale. «Ad agosto», ha spiegato ieri il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, «ho disposto controlli straordinari in Pakistan, Sri Lanka e Bangladesh. Nei giorni scorsi, una simile missione ha ispezionato le ambasciate a Kinshasa e Brazzaville. Ulteriori ispezioni sono previste anche in altre regioni, quali l’America Latina» e i risultati «sono a disposizione delle competenti autorità, anche giudiziarie». Dal giorno dell’agguato in cui ha perso la vita l’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio la Procura di Roma sta lavorando per ricostruire le fasi dell’agguato. E tra le piste è spuntata anche quella del racket dei permessi d’ingresso, un fenomeno sul quale Attanasio voleva andare a fondo. Una relazione dei carabinieri parlerebbe di una persona che sarebbe stata trovata con una borsa piena di passaporti fuori da un consolato italiano in Congo. Il contesto nel quale starebbero lavorando le toghe di Piazzale Clodio coinvolgerebbe collaboratori e funzionari dell’ambasciata italiana poi spostati in altri Paesi, che avrebbero rilasciato visti a fronte di pagamenti di cifre che oscillerebbero tra i 5 e i 6.000 dollari. Alcune fonti giornalistiche ne hanno parlato a più riprese. Proprio in una delle ambasciate citate da Tajani, quella di Brazzaville, dopo un anno e mezzo circa dalla nomina c’è stato un avvicendamento lampo: l’ambasciatore Luigi Diodati, scelto dall’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio, è stato all’improvviso sostituito. E a Brazzaville sono arrivati sette 007 del ministero guidati dall’ispettore generale Andrea Tiriticco. Alle attività ispettive hanno preso parte anche carabinieri e investigatori della Guardia di finanza. Un passaggio, questo, che non porta a escludere che ci siano già delle indagini in corso.«L’obiettivo del governo è il contrasto a ogni forma di ingresso illecito in Italia», ha dichiarato Tajani, «e con questo obiettivo ho dato stringenti disposizioni a tutta la rete diplomatico consolare di adottare ogni misura per rafforzare la lotta contro il malaffare e i tentativi di ingresso illegale in Italia, anche per difendere al meglio i nostri confini». L’altra ambasciata finita nel mirino è quella di Kinshasa, sempre in Congo. Qui è stato disposto addirittura lo stop del rilascio dei permessi. «Tra le prime misure disciplinari che ho voluto adottare c’è l’immediato rientro di alcuni funzionari e la sospensione temporanea del servizio dei visti nazionali a Kinshasa», ha spiegato Tajani, annunciando che «altre misure seguiranno». Dall’Ambasciata di Islamabad, in Pakistan, nel 2021 sparirono misteriosamente ben 1.000 visti Schengen da un plico sigillato che ne conteneva 4.000 (tutti contrassegnati da numeri di serie). Il plico era stato poi depositato nella cassaforte dell’ufficio amministrativo-contabile e lì era rimasto custodito in attesa dell’esaurimento degli adesivi per il visto già in dotazione all’ambasciata. «Facile con i soldi, tutto possiamo fare, non ci sono problemi», conferma ora il trafficante a Fuori dal coro. La fonte inconsapevole ha anche raccontato quali sono le tappe del viaggio. Ottenuto il visto, «alcuni fermano a Dubai, altri in Romania, altri in Grecia, altri in Albania». Tutti i pakistani intervistati tra Trieste e Brescia hanno confermato a Fuori dal coro di aver pagato i trafficanti per ottenere i documenti per arrivare in Italia. E perfino un dipendente del governo pakistano ha avvalorato l’inquietante ipotesi del coinvolgimento dell’ambasciata italiana: «C’è poco controllo e questo può succedere». La bomba è innescata.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)