2023-03-15
Dopo esser state sbugiardate le ex superstar del virus si mettono a chiedere pietà
Fabrizio Pregliasco (Imagoeconomica)
I medici divi temono la commissione d’inchiesta: Fabrizio Pregliasco invoca «pacificazione», Roberto Burioni reagisce insultando. Il «Corsera» è in ansia: «Non bisogna agitare il cappio».Adesso, pensa un po’, sono tutti preoccupati di non creare divisioni e lacerazioni nel tessuto sociale. Vogliono evitare la «gogna mediatica» e addirittura auspicano una «pacificazione nazionale». L’ultimo in ordine di tempo è Fabrizio Pregliasco, ex virostar in disarmo, sconfitto dalla storia e nelle urne dopo aver tentato la carriera politica in Regione Lombardia con Letizia Moratti. Intervistato da Cusano Tv, si è sentito in dovere di dire la sua sulla commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia e sulle carte dell’inchiesta di Bergamo di cui vi stiamo dando conto da giorni. «L’importante è che questa inchiesta non sia una caccia alle streghe e una resa dei conti rispetto ad alcuni partiti che erano all’opposizione, che magari ogni tanto davano un colpo a destra e uno a sinistra rispetto alle scelte del governo e che a posteriori vogliono in termini politici arrivare ad un confronto, che non è utile rispetto alla necessità di una pacificazione», ha detto l’ex medico divo. «In Inghilterra invece che commissioni parlamentari hanno raccolto una serie di dati, nell’ottica di prepararsi ad una prossima pandemia». Capito? Bisognerebbe raccogliere dati, prepararsi alla prossima pandemia. Peccato che il caro Pregliasco e i suoi colleghi al ministero avrebbero dovuto essere preparati alla pandemia già avvenuta, non solo a quelle di domani. Non solo: a chi, negli anni passati, spiegava che le misure restrittive e le discriminazioni folli venivano messe in atto proprio in virtù di quella impreparazione totale che aveva condotto alla «cieca disperazione», le virostar rispondevano puntando il dito e accusando i fantomatici no vax. Adesso, ormai sbugiardati di fronte al mondo intero, i fenomeni chiedono pietà: «Non ci si poteva immaginare quello che sarebbe successo, le prime fasi sono state le più difficili, come correre in autostrada a luci spente», dice Pregliasco. «I politici hanno dovuto prendere scelte difficili. A fronte di carenza d’informazioni, noi non dobbiamo massacrare la classe politica. In quei momenti non avevamo chiarezza, non c’era certezza». Ah, non vi erano certezze, buono a sapersi. Perché a noi sembravano invece piuttosto sicuri e certi quando rinchiudevano in casa le persone o le facevano sospendere dal lavoro o le lasciavano fuori dai mezzi pubblici. A noi sembravano certi quando se la prendevano con la movida o con i poveracci che correvano in aperta campagna o in spiaggia. Sostiene ancora il nostro politico mancato: «All’inizio non c’erano abbastanza mascherine. Ogni pandemia è diversa dalle altre. Le mascherine servono e servivano». Ma davvero? Eppure chi scrive ricorda perfettamente un dibattito televisivo in cui Pregliasco negava con decisione di avere detto tutto e il suo contrario a proposito delle protezioni facciali. E forse il problema sta proprio qui. Invece di riconoscere gli errori commessi, invece di condividere con la popolazione debolezze e difficoltà, politici e virostar hanno voluto atteggiarsi a santoni, hanno preso decisioni politiche alla cieca e le hanno rivendicate con arroganza per tutto il tempo, arrivando a screditare e attaccare furiosamente chi osava criticare. Ora non vogliono la gogna mediatica? Beh, sono stati i primi a metterla in atto e ad alimentarla: raccoglieranno ciò che hanno seminato, nulla di più. Se davvero fosse intenzionato a ottenere qualche forma di pacificazione, invece di occuparsi della commissione di inchiesta sul Covid, Pregliasco farebbe meglio a bussare alla porta di alcuni suoi colleghi, in primis Roberto Burioni, uno che ha passato gli ultimi tre anni a inveire, insultare e mettere in ridicolo la categoria degli scienziati oltre che sé stesso. Per nulla toccato dalla marea di previsioni e affermazioni sbagliate che ci ha donato, il geniaccio continua a ragliare e sputare veleno. Da segnalare i moderati commenti pubblicati negli ultimi giorni proprio riguardo a indagini e commissioni di inchiesta. Roba di questo genere: «Arrendetevi somari. Le vostre bugie non fanno presa, ci sono i numeri a smentirle. A ognuno di voi che chiede una nuova Norimberga chiederei di indicare Norimberga in una cartina dell’Europa, ci sarebbe da ridere». Detto da uno che ignora la grammatica suona perfino simpatico. Però fatichiamo un pochino a sorridere se ripensiamo a ciò che questo individuo ha detto a proposito di chi - discriminato tramite il green pass, una misura che lo stesso Burioni giudica discutibile - si è trovato in situazioni di difficoltà estrema. Mentre quelli perdevano lo stipendio, lui li chiamava sorci invitando a rinchiuderli, e oggi rivendica: «Chiedo scusa ai sorci per averli paragonati a chi ha rifiutato un vaccino sicuro che poteva salvargli la vita», scrive.Davvero pensate che sia possibile una pacificazione con gente che ancora si comporta in questo modo? Davvero qualcuno ha il coraggio di lamentarsi di (per altro inesistenti) gogne mediatiche quando chi avrebbe dovuto dare l’esempio e mostrarsi saggio e ragionevole ha usato toni vomitevoli e violenti?In ogni caso, qui non si tratta di pretendere chissà quali forme di vendetta. Dalla commissione parlamentare di inchiesta ci si attende soltanto che consegni alla storia almeno un pizzico di verità, se non altro per mettere a tacere gli imbecilli che ancora adesso rivendicano i clamorosi errori commessi. Di verità, ieri sul Corriere della Sera, ha parlato anche lo scrittore Paolo Giordano, sempre coraggiosissimo. A suo dire, tutti noi abbiamo diritto a «un resoconto condiviso e il più possibile coerente» che «ci è necessario per non ricadere, in futuro, nelle stesse scelte, in errori analoghi». A suo dire, «La responsabilità delle prime morti di Covid si perde nel lungo tempo precedente il Covid, e in ogni caso è talmente distribuita da polverizzarsi. Ciò non significa, però, che non esista, e che non si debba almeno tentare di raccogliere per bene la polvere». Ecco, se vogliamo spazzare la polvere da sotto il tappeto, iniziamo a raccontarla giusta, e a non veicolare l’idea che l’errore sia stato non chiudere di più e non chiudere prima (cosa che Giordano sostiene). No: l’errore è stato aver devastato il sistema sanitario e aver fatto pagare lo scotto alla popolazione, e soprattutto aver cercato di vendere decisioni politiche come dogmi scientifici. Solo quando si riconoscerà tutto questo si potrà avere un pizzico di verità e un brandello di giustizia.Comunque sia, su un punto Giordano ha ragione: «Nessuno sarà così sconsiderato da additare delle singole persone, e nemmeno delle singole forze politiche come colpevoli dell’epidemia in Italia». Vero: nessuno vuole sventolare il cappio, mica siamo come Burioni.
Jose Mourinho (Getty Images)