2023-11-26
Violenza sulle donne, Conte chiede più soldi. Ursula un’altra legge Ue
Le reazioni della politica: per Sergio Mattarella non serve indignarsi «a intermittenza». Giorgia Meloni: «Ma lo Stato c’è».«La violenza sulle donne è una velenosa gramigna che affligge la nostra società e che va eliminata dalle radici»: nonostante le non eccellenti condizioni di salute, papa Francesco non ha voluto rinunciare a far sentire la propria voce nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. «Queste radici», ha scritto il Santo Padre su X, «crescono nel terreno del pregiudizio e dell’ingiustizia; vanno contrastate con un’azione educativa che ponga al centro la persona con la sua dignità».In Italia l’appuntamento di ieri è stato molto sentito, inevitabilmente: il brutale femminicidio di Giulia Cecchettin ha infatti acceso i riflettori della cronaca sull’argomento. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha incentrato il suo messaggio proprio sulla necessità di non ricordarsi della violenza contro le donne solo in occasione di drammatici delitti che colpiscono la sensibilità dell’opinione pubblica: «Il numero di donne vittime di aggressioni e sopraffazioni», ha scritto il capo dello Stato, «è denuncia stessa dell’esistenza di un fenomeno non legato soltanto a situazioni anomale. A esso non possiamo limitarci a contrapporre indignazioni a intermittenza. Siamo lontani dal radicamento di quel profondo cambiamento culturale che la nostra Carta costituzionale indica. Bisogna velocizzare un percorso in cui le donne e gli uomini si incontrano per costruire insieme una umanità migliore. Una via in cui le donne conquistano l’eguaglianza perché libere di crescere, libere di sapere, libere di essere libere, nello spirito della Convenzione di Istanbul», ha evidenziato ancora Mattarella, «alla quale ha aderito l’Unione Europea, segno importante di una visione universale di autodeterminazione e dell’eguaglianza dei diritti delle donne e passaggio decisivo nel delineare il quadro degli interventi contro la violenza di genere».Il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, ha affidato ai social la sua riflessione: «Amore e violenza», ha scritto Zuppi, «non vanno d’accordo, l’amore è dono e mai possesso dell’altro. Indignarsi non basta, bisogna reagire alle tragedie come quella di Giulia e di tante altre donne la cui vita è stata spenta in modo brutale. Non possiamo restare indifferenti e soprattutto non possiamo abituarci. È in gioco il futuro, ma anche il presente, della nostra società. I cristiani, discepoli di Gesù», ha aggiunto Zuppi, «amati e chiamati ad amare, devono ricostruire una comunità che viva la bellezza di relazioni secondo il comandamento evangelico. In che modo? Liberandosi dalle conseguenze del piegare tutto al proprio bene, ai criteri di successo, competizione, prestazione, affermazione di sé nell’esibizione e non nel servizio libero e gratuito». «Chiediamo un profondo cambiamento di mentalità, anche in Europa», ha scritto su X la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, «non è mai giustificato picchiare una donna. No, non è mai giustificato mutilare il corpo di una ragazza. E no significa sempre no. Il nostro dovere è garantire pari protezione a tutte le donne, in tutti i Paesi dell’Ue. Le donne affrontano sfide diverse nel mondo», ha aggiunto von der Leyen, «ma lottano per gli stessi diritti. In primo luogo, il diritto a essere libere dalla violenza. Dobbiamo varare la prima legge Ue per combattere la violenza contro le donne».Concreto, come impone il suo ruolo, il messaggio del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: «Denunciare a tutti i livelli», ha detto, «non solo alle forze di polizia, ma bisogna agire subito. Nessuno più del diretto interessato può avere i sensori per capire quando qualcosa si sta per rompere e sta per creare i presupposti di una tragedia. Sono pienamente d’accordo con le parole del presidente della Repubblica: dobbiamo capire, non solo indignarci quando la cronaca ci propone questi casi. Sicuramente va fatta un’analisi obiettiva», ha sottolineato Piantedosi, «scevra da forme ideologiche. Ma è arrivato il momento di capire, ne va anche della nostra civiltà».Il presidente del M5s, Giuseppe Conte, lancia una proposta per sostenere le donne che non denunciano i maltrattamenti in famiglia per motivi di carattere economico: «Portiamo a 1.200 euro quel reddito di libertà per le donne», ha affermato, «che abbiamo proposto con il nostro emendamento in questa legge di bilancio. Giorgia Meloni deve darci una risposta. Oltre quello che abbiamo fatto quando eravamo al governo», sottolinea il leader dei pentastellati, «altre nostre proposte spero saranno accettate anche da questa legislatura come quelle per l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole e per il sostegno psicologico fisso in tutte le scuole di ogni ordine e grado».Proprio il presidente del Consiglio, ieri su X, ha scritto: «Siamo libere, e nessuno può toglierci quella libertà, nessuno può pensare che siamo nel loro possesso. Voglio dire alle donne italiane che non sono sole e che quando hanno paura 1522 è il numero da chiamare, in qualsiasi momento, per avere aiuto immediato. Perché le leggi ci sono, le istituzioni ci sono, compatte, per prevenire e combattere l’abominio della violenza contro le donne, dello stalking, del femminicidio».
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