2024-12-26
La via crucis dell'automobilista analogico
True
Nuove auto, sempre più dispositivi obbligatori, sempre meno scelta di colori e tessuti. Con optional che rasentano l'idiozia, dalle ciglia per i fanali alla musica che cambia a seconda della velocità.Che il settore automobilistico, oltre che in piena crisi, sia quasi del tutto impazzito è ormai conclamato. Sarà che le case stanno oggi costruendo le vetture come la Commissione europea permette loro e non quelle che servirebbero alla gente. Con il risultato di produzioni minime, costi alle stelle e dimensioni delle vetture enormi, ben oltre la larghezza e il peso che certe sedi stradali possono accogliere. E poi c'è la questione digitale, invadente e ormai irrefrenabile, a spegnere le voglie dei cinquantenni che quattro soldi sarebbe anche disposti a spenderli.Ebbene, nel (per ora vano) tentativo di sostituire la mia autovettura, bloccata dalla giunta comunale milanese con discutibili provvedimenti come Area B, da qualche settimana sto visitando vari concessionari cercando una soluzione adatta alle mie esigenze. Non ho grandi pretese ma assisto a un notevole disallineamento, mai visto prima, tra il valore di quanto potrei acquistare e il suo costo. A fronte di ciò mi aspetterei quantomeno più scelta in termini di allestimenti e colori, invece mi ritrovo a rifiutare offerte che lascio giudicare al lettore: quasi trentamila euro per una berlina mediamente accessoriata di dispositivi che mai mi sognerei di chiedere. Un buon numero di vetture nasce per diktat europeo con mille sistemi di assistenza alla guida che squillano se si finisce con una ruota sulla linea continua della strada, se si stringono un po' gli occhi perché abbagliati o se qualcuno cerca di superare. Non si possono eliminare, talvolta soltanto rendere meno invadenti, ma spenta e riaccesa la vettura tutto torna come prima. Innanzi a un venditore scopro che un buon numero di modelli non ha più la ruota di scorta ma che, a pagamento, si può ottenere il kit di riparazione. Di fatto una presa in giro, soprattutto perché le forature non sono sempre al battistrada, e un taglio laterale dello pneumatico mi vedrebbe costretto a chiamare il carro attrezzi.Che cosa ci fosse di tanto inquinante o costoso nella ruota o nel ruotino di scorta non è dato sapere, ma tant'è, ecco l'estorsione di qualche centinaio di euro in più per non rischiare di rimanere bloccati. Nella lista degli accessori, un elenco di circa sessanta voci da affrontare in un paio d'ore almeno, ecco apparire cose che mai avrei pensato di trovare, alcune di una qualche utilità, come l'ombrello di cortesia o la luce che illumina il marciapiede da sotto la portiera – ma che arroganza il logo della casa proiettato sottoporta - altre che fatico a comprendere, come le ciglia per i fanali, il generatore di rumore da motore termico per le elettriche, l'impianto stereo che cambia musica a seconda di come si sta guidando, oppure spoiler e alettoni sulla cui efficienza aerodinamica, almeno rispettando i limiti di velocità, non riesco a scommettere. Come avremo fatto senza fino a oggi è un mistero. E ancora, led colorati e schermi ovunque che nemmeno la navicella di SpaceX. A una cosa ero abituato e trovavo piacevole: il lettore del Cd per ascoltare vecchie canzoni, ovviamente sparito come anche la banda Fm dell'autoradio, sostituita anzitempo dal Dab. Per non parlare di chiavi soltanto virtuali e delle troppe applicazioni da smartphone che vengono somministrate a tutti i costi. Quanto ai colori, la morale del discorso è sempre più o meno questa: o si prende quel che c'è, oppure aspetti almeno tre mesi che l'importatore riempia la prossima nave, e comunque a parte il bianco, in genere si paga qualsiasi altra tinta per non parlare dei vari metallizzati, madreperlati, opachi e bicolore che nel tempo faranno impazzire i carrozzieri e lievitare i costi di una possibile riparazione. Le case giapponesi, tanto riconosciute premium in fatto di qualità della costruzione, sui colori dimostrano totale mancanza di fantasia. Fateci caso, le tinte sono quasi sempre il grigio chiaro metallizzato, talvolta il bianco e raramente il nero. Quanto allo stile, recentemente ha stupito Jaguar, che al posto della silhouette del felino predatore scelto da William Lyon nel 1945 per trasmettere l'idea di coraggio e velocità, ora sfoggia, come Dacia e Lancia ma non soltanto, una scritta dal carattere - scusate, adesso si chiama lettering - minimale e dal vago sapore fluido. Pur di cercare originalità e distinzione i fanali hanno oggi forme insensate, sono fastidiosi quando li incroci al buio perché chiarissimi e soprattutto hanno forme assurde, come insegne di negozi a tutta larghezza, dalle linee spezzate ma sempre con un costo del ricambio stellare.Dilaga la moda Cross: qualche fascione in plastica, colori neutri e due led da armadietto del bagno passati per antinebbia ed ecco venduta a caro prezzo anche la sensazione di possedere un fuoristrada, sul quale però le barre porta-tutto sul tetto sono anch'esse a pagamento. In compenso, sulle poche vetture con la trazione integrale rimaste nei listini, spiccano cerchi in lega bicolore ribassati del tutto inutili, delicati quanto sprecati, che se acquistati come ricambio sono costosissimi, con buona pace di chi ha effettiva necessità di percorrere strade in terra battuta. Risultato: terrò il mio amato fuoristrada compatto e turbodiesel ancora per molto tempo, a meno che i costruttori non abbiano finalmente il coraggio di ribellarsi alle assurde norme europee «cafe» che pongono salassi di svariate migliaia di euro per esemplare a chi importa nell'Unione auto sulle quali il margine di guadagno è inferiore alla multa, costringendo a farle sparire come è accaduto a buona parte del segmento utilitarie. E a ben guardare a prendere questa decisione siamo tanti.Una notizia: su Youtube le visualizzazioni delle vecchie pubblicità delle case automobilistiche vengono cliccate milioni di volte anche di giovani. Non è soltanto nostalgia, c'è vera ammirazione. Qualcuno ricorderà «Piace alla gente che piace» dell'Autobianchi Y10, oppure quel «Se non ci fosse, bisognerebbe inventarla» della Fiat Panda. Che adesso si chiama Pandino, ha perso la versione a trazione integrale - l'usato vale tantissimo - ma ha tutti quei dispositivi d'allarme che rendono infernale la guida. E pensare che poche cose sono davvero utili e portano sicurezza, come gli airbag, il collegamento del telefono cellulare, il pulsante Sos e poche altre cose. Perché bando ai «beep» di bordo, come disse un celebre pilota di rally, il miglior congegno di sicurezza è un conducente ben addestrato e prudente.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
content.jwplatform.com
L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)