2019-03-19
«Via 80 euro e detrazioni ingiuste per finanziare la nuova flat tax»
Il sottosegretario all'Economia Massimo Garavaglia: «Il provvedimento voluto da Renzi ci costa 10 miliardi e aumenta pure le imposte. L'aliquota unica per i dipendenti servirà a rilanciare la natalità: meno angosce per i genitori».Sottosegretario Massimo Garavaglia, avete ingranato la quarta? «Perché mai?».Mi riferisco al rilancio di Matteo Salvini sulla flat tax. «Semmai mi stupisce lo stupore di chi ha commentato. Era stato deciso così fin dai tempi del programma». Ma già quest'anno avete realizzato un pezzo di questo programma elevando il regime dei minimi a 65.000 euro. «Tra pochi giorni gli italiani si renderanno conto di quanto risparmieranno». Il prossimo anno è previsto che la mini flat salga a 100.000 euro. Siamo sicuri che un altro rilancio sia possibile? «La mini flat riguarda partite Iva e imprese. Questa riguarda i dipendenti». Il governo ha già coperto la mini flat, quota 100 e Rdc.«Lo faremo anche con queste misure». Già nella prossima legge di bilancio?«Penso di sì. E senza manovra correttiva, perché la manovra correttiva vera, meno sprechi, la facciamo tutti i giorni». Però lei sa che la manovra era basata su stime di crescita che devono essere riviste al ribasso per via della crisi!«Capisco il ragionamento, ma già tempo fa le spiegai che i numeri di cui siamo orgogliosi sono quelli che saltano fuori dalla cura maniacale dei bilanci. Piccoli aggiustamenti o la rimozione di vincoli burocratici stanno producendo più spesa e più gettito. Senza costi aggiuntivi per lo Stato». Mi faccia degli esempi. «Parlavamo di imprese: a gennaio crescono del 5% le nuove partite Iva. Sa cosa significa? Che la cura dei minimi sta funzionando e che i cittadini la trovano vantaggiosa». E questo segnale basta? «Era il primo passo. Era già previsto di passare alla fase due per i lavoratori dipendenti. Siccome ci hanno criticati dicendo che creavamo una differenza tra partite Iva e dipendenti, noi la stiamo riducendo. Non ci si può criticare in entrambi i casi!». Come si può pensare a questo intervento senza immaginare una manovra correttiva? Anche Giovanni Tria ipotizza che possa costare miliardi. «La manovra correttiva è quella che fa partire l'economia, ed è quella che stiamo già facendo senza costi. Un altro esempio. In questi pochi mesi abbiamo un dato molto incoraggiante: aumentano del 16% gli investimenti pubblici. La spesa aggiuntiva delle Regioni è addirittura arrivata a +85%. Quella dei Comuni a +22%». C'è già un effetto?«È sicuro: abbiamo alzato le soglie di appaltabilità e abbiamo rimosso vincoli di cassa che sopravvivevano dal governo Monti e, senza stanziare cifre in più, si sono sbloccati fondi che c'erano ma non erano utilizzati. In valore assoluto, solo in questi due mesi, sono già 300 milioni di euro: questo vuol dire che a fine anno potrebbero essere - se si continua così - 1,5 o 2 miliardi in più». E questo cosa significa? «Ci saranno le risorse per fare tutte queste cose». Massimo Garavaglia è «il ragioniere» della Lega al governo. L'unico che può provare a spiegare se la proposta di Salvini è un azzardo o una scommessa possibile. Infatti l'intervista parte proprio dal dibattito sulla sostenibilità. Prima accusa: è una proposta choc di sapore elettorale? «È un'accusa davvero senza senso. Si parla di provvedimenti che vanno nella prossima manovra. Impatteranno sulle tasche degli italiani il prossimo anno». Però il dibattito è iniziato adesso. «Ma per fortuna. Detto questo non ci sono bacchette magiche, il sistema non è solo complesso, di più! Le do un dato. Dare 80 euro in più in forma di bonus è stato un problema per i conti sello Stato. Si sono creati effetti paradossali». Che se uno supera la soglia gli viene sottratto tutto l'importo, per esempio? «Quella è follia pura, ma in questo caso parlo del problema per il bilancio». Quale? «Il bonus, che è costato 10 miliardi, dal punto di vista contabile peggiora i conti dello Stato». Perché figura come spesa. «Esatto: tasse alte e 10 miliardi di spesa aggiuntiva non fanno impazzire gli investitori internazionali, giusto?». C'è una soluzione possibile senza toccare le buste paga? «Se quella cifra diventasse una detassazione otterremmo due risultati in un colpo: abbassare la pressione fiscale e la spesa dello Stato».Ma basta rimodulare quei 10 miliardi? Qualcuno ha parlato di quasi 50 miliardi di costo. I più ottimisti di 16. «Se lei fa una indagine su quante sono le detrazioni concesse a vario titolo con la logica dei bonus scopre che si arriva a 48 miliardi». Si è parlato delle famiglie con reddito comune fino a 50.000 euro. «Dipende da quanto si riesce a fare e in che tempi. Il percorso che abbiamo descritto già durante le elezioni è scalettato in più anni». Il primo scaglione sarà fino a 28.000 euro come si è detto? «Sicuramente daremo un vantaggio alle famiglie, perché l'altro aspetto è quello della demografia. Benefici per permettere di crescere i figli senza angosce». Ma come funzionerà? «Entro l'estate faremo una proposta per la legge di bilancio del prossimo anno. Una cosa è certa. Nel regime attuale i benefici maggiori li hanno le famiglie con i redditi più alti. L'equità dove sta? Ad esempio, la detrazione sui mutui, sacrosanta, privilegia chi spende e detrae di più. Noi dobbiamo modulare. Stiamo facendo interventi veloci». Del tipo? «La riduzione dell'Ires per le imprese non va bene. Troppi vincoli. Avere stanziato 2 miliardi e non vederli funzionare è una sofferenza». Questa norma cambierà subito? «Sì, con il primo decreto utile toglieremo i paletti. Meglio farla al 20% dritta, che al 15% con la gente che impazzisce per capire se è dentro o fuori». Come si fa a essere certi che non sia un effetto annuncio? «Perché abbiamo già mandato in onda la prima puntata di ciò che avevano promesso». E quindi? «Preparatevi. Nella prossima manovra ci sarà la seconda parte di questa riforma. In cinque anni avremo cambiato il fisco italiano».
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