2018-06-03
La storia è scritta. Il bulldog Salvini farà un boccone del buon Di Maio
Non passerà troppo tempo prima che i rapporti tra i due vincitori delle elezioni, che oggi sembrano pappa e ciccia, finiscano male. E a prevalere sarà il capo leghista.Da giovedì la politica italiana ha un nuovo padrone: il leghista Matteo Salvini. Non venitemi a dire che non è l'unico boss sulla piazza, poiché non è affatto così. Il presidente del Consiglio, il professor Giuseppe Conte, è soltanto una comparsa che risponde agli ordini del leader stellato Luigi Di Maio. Ma a sua volta questo trentenne napoletano è un dilettante rispetto al professionismo barbaro del Salvini. Sarà costui a dominare la scena che da ieri abbiamo sott'occhi, con un arsenale di incarichi: vicepremier, ministro dell'Interno, dittatore del leghismo nostrano. Da dove iniziare una descrizione di Salvini? Dal suo aspetto fisico. È un signore che a marzo ha compiuto 45 anni e li dimostra tutti. Qualche amico gli avrà raccomandato di mettersi a dieta, ma i politici non riescono mai a cimentarsi in questo rito complicato. L'esito è fatale: Salvini è grasso, ha una pancia prominente, indossa camicie bianche con il risultato di apparire ancora più massiccio. La faccenda delle camicie ha un peso importante nell'oleografia di Salvini. La leggenda vuole che la sua ultima morosa, Elisa Isoardi, conduttrice televisiva, gliele stiri in modo perfetto. Ma addosso al capoleghista durano poco. Il motivo è che Matteo suda molto. Se ne erano resi conto gli spettatori di un popolare talk show, DiMartedì su La7. Interrogato con calma signorile da Giovanni Floris, il Salvini si era coperto d'acqua. Tanto da essere costretto a rivelare in tv questa sua debolezza rimasta segreta. Sudato e scamiciato, il capo leghista mostra un altro difetto: non sorride mai. Ma questa è una malattia molto diffusa ai piani alti della politica. Da noi l'unico big sempre disposto a essere lieto anche con l'ultimo dei militanti è Silvio Berlusconi. Il Cavaliere si è costruito un'immagine che non ha imitatori nella nostra vita pubblica: lui ha sempre l'aspetto del vip soddisfatto di sé stesso e disposto a essere amico pure dell'ultimo dei suoi tifosi. Anche oggi, quando si trova alle prese con una bassa congiuntura e teme di essere alla fine del proprio ciclo politico, Sua Emittenza non mostra mai il cipiglio del padrone delle ferriere. Impugnando il suo amuleto, un foglio di carta bianca arrotolato, ha sempre un'aria giuliva che ci ricorda un suo vecchio slogan: «Torna a casa in tutta fretta, c'è il Biscione che ti aspetta!».Salvini, invece, ha l'atteggiamento opposto. Forse pensa che sorridere sia un segnale di debolezza. È questo che lo spinge a mostrarsi quasi sempre ingrugnato. Come se fosse alle prese con un avversario pronto ad azzannarlo. Nessuno dei suoi consiglieri, a cominciare dall'insostituibile Giancarlo Giorgetti, gli ha spiegato che soltanto i leader autoritari hanno l'aria di chi è incazzato con il mondo. Adolf Hitler non sorrideva mai. Benito Mussolini si abbandonava al buonumore soltanto a ogni morte di papa. Giuseppe Stalin era sempre scuro in volto, e persino la sua famosa pipa sembrava uno strumento di tortura da affidare al Kgb. Il capo della Lega appartiene alla scuola dei dittatori scostanti, bruschi, sempre disposti a mostrare i denti. In questo è l'esatto opposto del suo alleato provvisorio: il capo politico dei 5 stelle, Luigi Di Maio. Se fossi al posto del ragazzo campano, starei molto in guardia e cercherei di essere il primo a colpire il capo leghista. Non sto parlando a vanvera. Tento di spiegare ai lettori del Bestiario come andrà a finire l'alleanza tra gli stellati e i leghisti. Azzardo una previsione: prima o poi, i rapporti tra i due vincitori delle elezioni finiranno in un bagno di sangue. Oggi sembrano pappa e ciccia. Ma questa festa di amorosi sensi non durerà a lungo. Uno dei due cercherà di accoppare l'altro. Non fisicamente, ma politicamente. E non è difficile prevedere che sarà Salvini a mettere fuori dal ring il giovane Di Maio. Il capo leghista non avrà difficoltà a trovare il pretesto adatto a questa resa dei conti. Di Maio deve sapere che Salvini non si adatterà mai a essere un vicepremier ossia ad avere lo stesso rango del giovanotto napoletano. Metterà in atto un golpe interno alla maggioranza. Il primo passo sarà di mandare fuori gioco il santo patrono degli stellati: Beppe Grillo. Basterà inventare uno scandalo qualsiasi, e l'ex comico sarà costretto a ritirarsi nel privato oppure a fuggire all'estero.Una volta caduto il maestro, l'allievo avrà i giorni contati e dovrà gettare la spugna. Di Maio rinuncerà all'incarico di vicepremier e si spoglierà di tutti i poteri che gli restano. Per Salvini sarà un gioco da asilo d'infanzia. Non dimentichiamoci che disporrà della carica più potente nel governo guidato da quel premier di paglia, inventato e messo a recitare una parte troppo difficile per lui: il ministro dell'Interno. Il Viminale è sempre stato un enigma in Italia. Una garanzia per i cittadini o un covo di vipere?Scomparso Di Maio, costretto a rifugiarsi nella sua città natale, Avellino, tutto il potere sarà nelle mani di Salvini. E a questo punto non è difficile immaginare quello che farà nell'Italia del 2018-2019. Prima di tutto userà la mano dura nei confronti dei tanti immigrati sbarcati in casa nostra. Il leader leghista non terrà in nessun conto le proteste che susciterà tra i cattolici italiani. Il Papa, il Vaticano, i vescovi, il clero, le monache e le tantissime associazioni bianche. Un intero settore del Viminale sarà incaricato di rintuzzare le reazioni violente che si leveranno a difesa dei migranti. Gli sbarchi verranno fermati da motovedette armate che hanno l'ordine di sparare. E nei porti del Sud saranno creati dei «luoghi di attesa», ossia dei campi di raccolta vicini alle località di reimbarco per migliaia di profughi. Sotto la guida di Salvini, in poco tempo il Viminale diverrà una macchina perfetta. Con uno slogan astuto che reciterà: «Siamo più bravi di Marco Minniti», il ministro dell'Interno dell'ultimo esecutivo senza la presenza della Lega. Anche sulla politica monetaria, Salvini si muoverà con astuzia. Considererà il piano B ideato dal professor Paolo Savona per l'uscita dall'euro, ma non lo metterà mai in atto. Questa cautela lo renderà popolare persino in Germania. Si comincerà a sussurrare che la signora Angela Merkel nutre un interesse insolito per il forzuto Matteo. E qualche rotocalco abituato a frugare sotto le lenzuola scriverà che tra la Cancelliera e il leader leghista è nata una love story protetta dal segreto più ferreo. Ma in realtà, Salvini penserà soltanto alle questioni di potere. E all'inizio del 2019 deciderà di diventare il capo del governo. Convocherà al Viminale il professor Giuseppe Conte e gli comunicherà: «Domani lei lascerà Palazzo Chigi e ritornerà in Toscana, dove la attende la presidenza del Monte dei Paschi di Siena che aspetta di essere sistemato a dovere!». Conte accetterà l'incarico. E il grande Salvini diverrà ancora più grande grazie alla nuova carica di Supergovernatore Italico.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.