2018-07-10
Veti incrociati sulle nomine in Cdp. Il Tesoro si stufa: ora decidiamo noi
Salta la presentazione della lista per Cassa depositi e prestiti. Lega e 5 stelle non vanno d'accordo sul nome dell'ad. Unico punto fermo è Massimo Tononi, voluto da Giuseppe Guzzetti. E in vista dell'assemblea sarà Giovanni Tria a fare la sintesi.La riunione al Tesoro si è rivelata un calvario. Iniziata alle quattro ieri pomeriggio, alle 20.30 non era ancora terminata, lasciando intatti tutti i nodi più intricati delle nomine al vertice di Cassa depositi e prestiti. I veti incrociati sono molti, e a ieri gli unici tre nomi definitivi erano quelli espressi dalle fondazioni bancarie dell'Acri guidate da Giuseppe Guzzetti. L'avvocato ha detto chiaramente che a fare il presidente sarà Massimo Tononi (ex Goldman, ed erede della scuola di Romano Prodi e di Beniamino Andreatta) e Matteo Melley (presidente di Fondazione Carispezia e vice dello stesso Guzzetti) come consigliere insieme alla confermata Alessandra Ruzzu. Il resto ruota attorno al punto fermo dello stesso Guzzetti, ma la trattativa serrata è andata avanti fino a tardi. Le tensioni potrebbero spingere il governo a presentare la lista unitaria direttamente venerdì mattina, il giorno dell'assemblea di Cdp (sarebbe la prima volta), ma in caso estremo il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, potrebbe chiedere a Claudio Costamagna, attuale presidente, di rinviare di un altro mese la convocazione dell'assemblea per le nomine. Segno di una grande frattura tra la componente leghista e quella grillina del governo.Fabrizio Palermo, attuale direttore finanziario, ha in tasca la nomina a direttore generale, anche se la componente 5 stelle del governo lo vedrebbe bene come amministratore delegato. Sicuramente sul suo incarico di dg nessuno metterebbe il veto. Salire un gradino più in alto sarebbe più difficile. In contrasto alla figura di Palermo, in questi gironi è spuntata quella di Marcello Sala, già vicepresidente di banca Intesa. Ora le quotazioni del manager sono cresciute, ma non abbastanza da sbaragliare gli avversari. Classe 1968, di Monza, con tre figli, Sala ha una articolata esperienza nel settore bancario e finanziario, con incarichi in istituzioni italiane e internazionali. In Intesa arriva come consigliere di gestione alla nascita del gruppo, frutto della fusione delle due grandi banche nel 2007. Lì ricopre con il tempo la carica di vicepresidente fino al 2016, e anche per questo è ben conosciuto dal patron dell'Acri.La sua vicinanza a Giancarlo Giorgetti ricorre spesso nelle cronache, anche se non ha mai ricoperto incarichi politici. Sala ha seguito, come curatore fallimentare nel 2009, la liquidazione di Euronord holding, la società nata dalle ceneri della banca della Lega Credieuronord, fallita per troppe perdite e poi ceduta alla Popolare di Lodi (poi Banco Popolare). Da allora, il percorso di Sala è stato nel campo strettamente bancario e finanziario. Tanto che la sua figura sarebbe molto apprezzata dallo stesso Guzzetti e dal sempre verde Giovanni Bazoli, patron della finanza cattolica.Nella diatriba si è però anche infilato il nome di Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei, la banca europea per gli investimenti. Non sarebbe certo un nome leghista, e forse potrebbe essere scelto nel caso di impasse tra le parti. Resta sempre in lizza, infine, l'attuale amministratore delegato di di Invitalia. Domenico Arcuri inizia la sua carriera all'Iri e sbarca, dopo un periodo da consulente, all'Agenzia nazionale per lo sviluppo e l'attrazione nel 2007. Qui, su mandato del governo, porta avanti la ristrutturazione dell'ente e più recentemente (lo scorso agosto) finalizza l'acquisizione del Medio credito centrale (o banca del Mezzogiorno), acquisendone il 100% dalle Poste. Pochi giorni dopo - come abbiamo già avuto modo di scrivere - Bernardo Mattarella, nipote del presidente della Repubblica, lascia l'incarico di capo della finanza di Invitalia e viene promosso amministratore delegato di Mcc. Chi conosce il giovane banchiere spiega che l'incarico è più che meritato. Ovviamente il rapporto tra Mattarella junior e Arcuri è più saldo che mai. Risulta però alla Verità che del tema Cdp, Matteo Salvini e Sergio Mattarella non abbiano assolutamente parlato. Il che riporta il gioco alla casella di partenza. Non è escluso che a tirare le fila sia Giovanni Tria che nel caos delle nomine infilerebbe pure la pedina del direttore generale del Tesoro. Imponendo un proprio nome, che guarda casa sarebbe anche il sesto membro del cda di Cassa depositi e prestiti.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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