2020-06-18
Vescovi Usa duri con la Corte suprema. «I giudici hanno ridefinito il sesso»
Jose Horacio Gomez (Ansa)
Per la Chiesa il verdetto che vieta di licenziare un dipendente perché gay sdogana le teorie gender nella giurisprudenza.Circa una settimana fa, dopo un lungo silenzio, la Conferenza episcopale italiana ha deciso di prendere la parola riguardo alla legge, attualmente in discussione in Parlamento, contro l'omotransfobia. La Cei ha detto di guardare «con preoccupazione alle proposte di legge attualmente in corso di esame presso la commissione giustizia della Camera dei deputati». Secondo i vescovi, per quanto riguarda le discriminazioni basate sul sesso, «non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l'urgenza di nuove disposizioni». Di più: «L'eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide». I prelati italiani, dunque, si sono finalmente esposti su un tema rovente, anche se lo hanno fatto con estremo garbo. Si sono limitati a esprimere un'opinione sull'opportunità di produrre una nuova legge, ma hanno evitato di commentare l'ideologia sottesa al ddl firmato da Alessandro Zan, Ivan Scalfarotto, Laura Boldrini e altri. Se la Cei sui temi Lgbt appare morbida, tutt'altro atteggiamento ha mostrato la Usccb, ovvero la Conferenza episcopale statunitense presieduta dall'arcivescovo di Los Angels José Gomez. Quest'ultimo, nei giorni scorsi, ha commentato la sentenza della Corte suprema americana secondo cui un lavoratore non può essere licenziato perché gay o transgender. In particolare, la Corte ha fatto riferimento al titolo VII del Civil Rights Act del 1964, spiegando che esso protegge non solo dalle discriminazioni basate sulla religione e l'etnia, ma anche da quelle basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere. Ovviamente, le associazioni arcobaleno hanno fatto festa grande in tutto il mondo, e anche da noi la sentenza è stata accolta come un fondamentale passo avanti per la civiltà. Ma alcuni aspetti della vicenda sono rimasti in ombra, e l'arcivescovo Gomez si è premurato di approfondirli. Il presidente della Conferenza episcopale statunitense si è detto «profondamente preoccupato per il fatto che la Corte suprema degli Stati Uniti abbia effettivamente ridefinito il significato legale di “sesso" nella legge sui diritti civili della nostra nazione». A suo dire si tratta di una «ingiustizia che avrà implicazioni in molti settori della vita». Secondo l'arcivescovo, infatti, la Corte suprema, con questa sentenza, ha utilizzato una definizione di «sesso» allargata, che comprende anche «l'orientamento sessuale» e «l'identità di genere». In questo modo, nei fatti, è come se i giudici riconoscessero l'esistenza di un terzo sesso (o comunque di altri sessi oltre al maschile e al femminile). Ed ecco che le teorie gender sono state ufficialmente riconosciute dalla giurisprudenza americana. «Ogni persona umana è fatta a immagine e somiglianza di Dio e, senza eccezione, deve essere trattata con dignità, compassione e rispetto», sostiene la Conferenza episcopale statunitense. «Tuttavia, proteggere i nostri vicini dalla discriminazione ingiusta non richiede una ridefinizione della natura umana».I toni, come si può notare, sono parecchio diversi rispetto a quelli utilizzati in Italia dalla Cei. I vescovi americani non si sono tirati indietro, e hanno avuto il fegato di esprimere una opinione pesantemente contraria al pensiero dominante. Certo, dietro una così decisa opposizione alla sentenza ci sono ragioni pratiche: la decisione della Corte suprema potrebbe, in futuro, mettere in seria difficoltà le scuole a impostazione religiosa e tutti gli enti di questo tipo, che si troverebbero a dover accettare dipendenti trans anche se ciò cozza con le loro convinzioni. Ma ci sono anche motivazioni più profonde, che riguardano la concezione stessa dell'essere umano. Secondo l'arcivescovo Gomez, il piano di Dio contempla «le belle differenze e la relazione complementare tra uomo e donna. Come papa Francesco ha insegnato con tanta sensibilità», continua il prelato, «vivere nella verità con i doni previsti da Dio nella nostra vita richiede che riceviamo la nostra identità corporale e sessuale con gratitudine dal nostro Creatore». Il succo del pensiero gender, invece, è che ciascun individuo può non solo contestare l'identità sessuale con cui è venuto al mondo, ma anche riaggiustarla in base alla propria volontà. E ai giorni nostri è questo pensiero a dettare letteralmente legge.
Rod Dreher (Getty Images)