2024-02-02
Vescovi a lezione di benedizioni ai gay. Parte dall’Irlanda l’arcobaleno del Papa
Il gesuita James Martin è stato inviato a catechizzare i prelati Intanto si torna a parlare di donne diacono e nuovo catechismo. Monsignor Roger Vangheluwe ha confessato degli abusi ma non è stato ridotto allo stato laicale nonostante le richieste inviate in Vaticano. Lo speciale contiene due articoli.A lezione di Fiducia Supplicans. Padre James Martin, gesuita progressista americano e uno dei principali promotori del Sinodo, ha avuto da papa Francesco un compito ben preciso: catechizzare i vescovi sul controverso documento attraverso il quale il Pontefice, aiutato dal suo prefetto del dicastero per la Dottrina della fede, Víctor Manuel Fernández, ha spalancato le porte alla benedizione per gli omosessuali.La prima tappa di quello che pare essere un vero e proprio tour pedagogico in salsa arcobaleno delle conferenze episcopali è stata l’Irlanda. Dopo le prime anticipazioni lanciate su alcuni siti cattolici, è stato lo stesso padre Martin a confermare la sua missione attraverso il suo profilo social su X: «Sono così grato di essere stato invitato a parlare alla Conferenza episcopale irlandese questa settimana durante il loro incontro annuale presso il santuario di Knock. Il primo giorno abbiamo discusso dell’intervento di Gesù verso coloro che sono ai margini; il secondo giorno, abbiamo riflettuto sul ministero della Chiesa nei confronti delle persone Lgbq», ha scritto il gesuita.La scelta dell’Irlanda non pare casuale visto che l’Associazione dei preti cattolici irlandesi ha accolto «con calore» Fiducia Supplicans, definendola «un’iniziativa storica che porta un nuovo slancio e una nuova libertà nella ricerca di una risposta più sensibile e umana ai bisogni pastorali urgenti». Dello stesso avviso è stato anche il primate d’Irlanda, l’arcivescovo di Armagh Eamon Martin, che a proposito del documento emanato dall’ex Sant’Uffizio, ha dichiarato: «Le ferite e le angosce vissute dalle persone che si identificano come omosessuali sono state ascoltate molto forte all’interno della Chiesa».E chi meglio di padre Martin può portare avanti questa opera di evangelizzazione queer? Autore di libri molto diffusi in America, è stato nominato nel 2017 consultore del segretariato per le Comunicazioni, organismo che sovrintende la comunicazione della Santa Sede. Ed è stato anche tra i primi a mettere in pratica le disposizioni contenute in Fidicia Supplicans benedicendo, nell’immediatezza della promulgazione, con tanto di foto diffusa sui social e finita sulle pagine del New York Times, una coppia omosessuale: Damian, un fioraio, e Jason, un giornalista. Per non far sembrare la benedizione un’approvazione della loro unione, che la Chiesa ancora per il momento considera un peccato, padre Martin si è limitato a leggere un passo del Vecchio Testamento, non ha utilizzato una formula canonica di benedizione e non ha indossato paramenti sacri. Insomma, una benedizione da retrobottega. Ma tant’è.A pochi minuti dalla diffusione di Fiducia Supplicans aveva affidato ai social anche queste parole: «È un importante passo avanti nel ministero della Chiesa verso le persone Lgbtq e riconosce il profondo desiderio di molte coppie cattoliche dello stesso sesso per la presenza di Dio nelle loro relazioni d’amore. Insieme a molti sacerdoti, ora sarò lieto di benedire i miei amici che hanno unioni omosessuali. Ed è un netto cambiamento rispetto alla conclusione “Dio non benedice e non può benedire il peccato”». I profili social del sacerdote voluto da Francesco come docente itinerante traboccano di post che possono essere catalogati tranquillamente turbo progressisti. Ma ce n’è uno, in particolare, del 27 gennaio, che svela quelle che saranno le prossime aperture (o i prossimi pilastri a cadere, a seconda dei punti di vista) da sottoporre a papa Bergoglio. Riporta padre Martin: «A febbraio, in una riunione del Consiglio sinodale, a Francesco verrà presentato un elenco di temi che richiedono ulteriore riflessione, tra cui le donne diaconi, la formazione dei sacerdoti e le proposte di riforma del catechismo della Chiesa». Le parole sono riprese da un’intervista concessa da Nathalie Becquart, religiosa francese divenuta nel 2021 sottosegretaria alla segreteria generale del Sinodo dei vescovi e ripresa dal sito Religion news, e che certifica come i progressisti si stiano preparando a giocare il secondo tempo del Sinodo: la seconda sessione aprirà a ottobre e in quell’occasione, commenta la Becquart nell’intervista ripostata da padre Martin con entusiasmo, «si dovrà pervenire a un documento finale che dovrà avanzare proposte più specifiche».Le aspettative sollevate dal processo sinodale e che dovrebbero arrivare sulla scrivania del Pontefice includono: l’ordinazione delle donne; un più ampio coinvolgimento dei laici all’interno della Chiesa; un’apertura ancora maggiore verso i gruppi emarginati, in particolare i migranti e i membri della comunità Lgbtq. Aperture già balenate nei mesi scorsi e rimaste fuori dai documenti finali della prima tranche sinodale che, su queste questioni, contenevano solamente delle tiepide raccomandazioni.Dopo questo appuntamento, il Santo Padre dovrebbe nominare un pool di esperti e teologi che lavoreranno in stretto contatto con la Curia vaticana per arrivare a una relazione finale da presentare all’apertura della seconda sessione del Sinodo. Insomma, Bergoglio non toglie il piede dell’acceleratore, anzi. E le tappe di riforma del cattolicesimo si stanno facendo sempre più cadenzate.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/vescovi-lezione-benedizioni-ai-gay-2667153844.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-belgio-offeso-dal-pedofilo-impunito-attende-bergoglio" data-post-id="2667153844" data-published-at="1706879670" data-use-pagination="False"> Il Belgio offeso dal pedofilo impunito attende Bergoglio La visita di papa Francesco in Belgio, annunciata dallo stesso Pontefice nel dicembre scorso e che dovrebbe aver luogo nel settembre di quest’anno per celebrare i 600 anni dell’Università cattolica di Lovanio, potrebbe rivelarsi «difficile». L’ha dichiarato nei giorni scorsi il segretario generale della Conferenza dei vescovi del Belgio, Bruno Spriet, audito in seno alla commissione del Parlamento fiammingo che indaga sugli abusi del clero. Spriet - che è il primo a ricoprire il suo ruolo pur essendo non solo laico, ma sposato e padre di due figli - ha espresso preoccupazione riguardo a un caso specifico: quello di monsignor Roger Vangheluwe, 87 anni, ex vescovo di Bruges finito al centro d’uno degli scandali più clamorosi degli ultimi anni.Correva, infatti, il 2010 quando il prelato rassegnò le dimissioni da vescovo dichiarando, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Bruxelles, le proprie responsabilità di molestatore ai danni di un suo nipotino. «Quando ero ancora semplice sacerdote e per un certo tempo all’inizio del mio episcopato», furono le parole di Vangheluwe, «ho abusato sessualmente di un giovane dell’ambiente a me vicino. La vittima ne è ancora segnata. Nel corso degli ultimi decenni, ho più volte riconosciuto la mia colpa nei suoi confronti, come nei confronti della sua famiglia, e ho domandato perdono, ma ciò non lo ha pacificato. E neppure io lo sono». A tale drammatica confessione è seguito un periodo di silenzio poi rotto, nell’aprile del 2011, sempre dall’ex vescovo di Bruges il quale, in una intervista tv, non solo ha ammesso di aver abusato di un altro suo nipote, ma non ha mostrato segni di pentimento, negando perfino di essere un molestatore di minori: «Era soltanto dell’intimità che si creava, lui non mi sembrava si opponesse, non mi ha mai visto nudo, non vi era nemmeno penetrazione, dunque io non ho proprio l’impressione di essere un pedofilo».Al caso Vangheluwe - che si è allargato con la pubblicazione di audio del cardinale Godfried Danneels, registrato mentre chiedeva a una delle sue vittime di non sporgere denuncia - si è accompagnata la pubblicazione di un rapporto indipendente che, tra gli anni Cinquanta e Ottanta, ha registrato 475 denunce sulle molestie che sarebbero state agite da clero e operatori della Chiesa belga. Nell’ottobre dello scorso anno - sull’onda dello scandalo creato dalla serie tv Godvergeten, incentrata sugli abusi del clero - il Parlamento fiammingo ha poi varato una commissione d’inchiesta al riguardo. Ed è in tale contesto che Bruno Spriet ha preso la parola, consapevole di quello che appare come uno scandalo nello scandalo: il fatto che l’abusatore reo confesso Vangheluwe - che da tempo si trova in Francia -, ancorché emerito sia ancora vescovo, senza mai essere stato ridotto allo stato laicale.«Negli ultimi anni i vescovi belgi hanno scritto più volte alla Santa Sede, nel 2017 e nel 2019», ha detto Spriet - affiancato da Luc Terlinden, arcivescovo di Malines-Bruxelles e da Johan Bonny, vescovo di Anversa - per caldeggiare «sanzioni ecclesiastiche contro Roger Vangheluwe», senza ottenerle. Spriet ha anche detto che «a Roma sono consapevoli della portata dello scandalo e sono al lavoro per una soluzione», ma finché essa non sarà realizzata «sarà difficile che papa Francesco possa compiere una visita pacifica nel nostro Paese». Parole che sanno di monito per la Santa Sede che, se non affronterà una volta per tutte la pratica Vangheluwe, potrebbe rendere il viaggio belga del Pontefice, mediaticamente e non solo, assai complesso.