2020-02-07
Vertice sulla prescrizione. Maggioranza compatta: ora sono tutti contro Renzi
Non si sblocca la questione della riforma della giustizia. Iv ferma sull'idea del rinvio: «Bonafede dovrà cedere». Irritazione degli altri alleati: «Non comandano loro».Ormai la parola che meglio si associa a prescrizione è mediazione. Perché alla vigilia del vertice tenutosi ieri sera a Palazzo Chigi dopo il Cdm, i 5 stelle con il ministro Alfonso Bonafede, Pd e Leu avevano manifestato l'intenzione di voler far convergere le loro posizioni su un perimetro comune. Peccato che un attimo dopo sia arrivato l'altolà di Italia Viva, che punta invece al rinvio della riforma contestata. Quest'ultima, ricordiamo, è entrata in vigore lo scorso primo gennaio fermando il timer della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. La sintesi possibile resta quindi il cosiddetto «lodo Conte bis», secondo cui l'istituto che concerne gli effetti giuridici del trascorre del tempo nei processi penali verrebbe bloccato non dopo il primo, ma dopo due gradi di giudizio. La proposta porta la firma di Federico Conte di Leu ed è già stata depositata in commissione Giustizia, abbinata alla proposta di legge Costa (di Forza Italia). «Si tratta di un proposta molto più avanzata, ora aspettiamo Italia viva», hanno fatto notare una fonti dem. «Francamente, sarebbe difficile non accettarla, si assumerebbero una grande responsabilità...», l'avvertimento ai renziani, che però restano perplessi, anche se, è il ragionamento delle fonti, non ci sarebbe l'intenzione di far cadere il governo sulla prescrizione, ma nemmeno di accettare mediazioni non considerate plausibili. Il partito di Matteo Renzi continua a sentirsi non tenuto abbastanza in considerazione all'interno della maggioranza e questo non fa che inasprire i toni della discussione sul delicato dossier. Ieri sera la riunione ha preso avvio attorno alle otto e mezza. Presenti, oltre al premier Giuseppe Conte e al ministro della Giustizia, il sottosegretario Vittorio Ferraresi per il M5s, per il Pd il ministro Dario Franceschini, Walter Verini, Michele Bordo, Andrea Giorgis, Alfredo Bazoli, mentre per Iv la delegazione era composta da Maria Elena Boschi, Lucia Annibali e Giuseppe Cucca. Infine per Leu, presenti il già citato Conte e Pietro Grasso. Bonafede già dalla mattina aveva messo le mani avanti ribadendo la sua posizione granitica: «Nessun rinvio, nemmeno di sei mesi appena», ma Giuseppe Conte in nottata ha provato a infrangere il muro contro muro tra M5s e Iv, richiamando all'ordine i partiti e invitandoli a fare il passo che consenta di siglare un'intesa. Non solo per mandare avanti la riforma del processo penale, ma prima di tutto per sbloccare l'intera agenda di governo, sotto scacco dello scontro sulla giustizia. Se i partiti andranno avanti senza Iv, si rischia lo scontro in Aula al Senato, «dove Bonafede anche con il Pd non ha i numeri: dovrà cedere», hanno avvertito i renziani. Se non ci sarà intesa, hanno replicato fonti 5 stelle, il ministro andrà alla sfida in Aula. Ogni giorno, quindi, l'asticella della tensione tra i giallorossi si alza di una spanna. Dalle parole di Nicola Zingaretti è trapelato quanto il suo partito sia spazientito per l'atteggiamento degli altri azionisti di governo. Il segretario dem definisce un «errore» l'appello di Luigi Di Maio ai 5 stelle a scendere in piazza contro i vitalizi e in difesa della riforma Bonafede sulla prescrizione. Il M5s deve «chiarire» cosa «vuole farerispetto al governo», ha detto. Il Pd chiede a Conte di dare una spinta ai grillini affinché sia finalmente possibile un cambio di passo. Per sciogliere il nodo prescrizione, dunque, Conte punterebbe sulla riforma complessiva del processo penale, che mira a tagliare i tempi dei processi e quindi «sterilizzare» la prescrizione. Il suo tentativo ultimo è di convincere Iv a ritirare l'emendamento al decreto Milleproroghe per rinviare la riforma Bonafede. Ma gli alleati potrebbero decidere di andare avanti anche senza i renziani, tacciandoli di un atteggiamento irresponsabile e di una posizione presa solo per avere visibilità e guadagnare voti.A quel punto, però, si rinvierebbe tutto alla battaglia parlamentare. Italia viva ha infine fatto sapere, sapendo di non avere i voti per farla passare, che voterà l'emendamento Annibali per rinviare di un anno la riforma Bonafede e poi in Aula, il 24 febbraio, la proposta di legge di Costa per cancellare la legge del ministro 5 stelle. Se anche in questo caso fosse battuto, Renzi presenterebbe la stessa proposta in Senato: «Lì Bonafede non ha i numeri anche col sostengo del Pd, se non lo convincerà la politica, ci penserà la matematica», ha graffiato il suo partito. Ma il ministro sembra pronto ad andare alla sfida, il governo potrebbe tirarsi fuori e lasciare ogni decisione al Parlamento. Le conseguenze sulla tenuta della maggioranza, a quel punto, sarebbero del tutto imprevedibili.