2023-08-11
Gli Usa non frenano il vertice Mosca-Kiev. Putin al G20 in India?
Da Washington assist a Francesco e altri 13 miliardi a Zelensky. Fonti Cremlino: lo zar a Nuova Delhi. Altri droni sulla Russia.Pyongyang potrebbe minacciare Seoul per spuntare nuovi accordi con l’America.Lo speciale contiene due articoli.Diecimila soldati al confine con la Bielorussia. Li invierà la Polonia per rafforzare la Guardia di frontiera. L’ha annunciato ieri Mariusz Blaszczak, ministro della Difesa polacco, in un’intervista alla radio pubblica. «Avviciniamo l’esercito al confine con la Bielorussia», ha detto, «per spaventare l’aggressore in modo che non osi attaccarci». Sono parole che hanno aggravato non poco lo scenario già teso descritto mercoledì da Maciej Wsik, il viceministro degli Interni, che aveva fatto sapere che il suo Paese avrebbe inviato 2.000 soldati in più al con fine con quella Bielorussia che, governata da Lukashenko, è il primo alleato russo; la Polonia valuta inoltre di aumentare il potenziale bellico, con la Germania resasi disponibile a prolungare sino a fine anno il dispiegamento di tre batterie di missili Patriot già presenti in terra polacca.Ad allarmare Varsavia è stata la presenza delle milizie Wagner in Bielorussia, per addestramenti congiunti «per missioni di combattimento» nel campo di Bretsky. In realtà la collaborazione tra l’esercito di Lukashenko e le milizie fondate da Yevgeny Prigozhin parrebbe non decollare, dato che si vocifera di ritiri dei mercenari dalla Bielorussia a gruppi di 500 e 600 militari. L’Institute for the study of war (Isw), il think tank con sede a Washington che ha dato la notizia, ha pure sottolineato che, per ora, mancano riscontri visivi di tale presunto ritiro e lo stesso annuncio di 10.000 soldati aggiuntivi al confine, fatto da Blaszczak, sembra smentire una simile ipotesi.Intanto la guerra in Ucraina continua, con scontri e attacchi anche oltre i confini del Paese di Volodymyr Zelensky. Prova ne sono le esplosioni che continuano a verificarsi nella regione di Mosca. Infatti, dopo quanto avvenuto nel deposito di fuochi d’artificio situato all’interno dell’impianto ottico-meccanico di Zagorsk, nella cittadina di Sergiev Posad, un’altra forte esplosione si è registrata nella cittadina di Domodedovo, a 37 chilometri a sud della capitale. Da parte russa, l’abbattimento di droni ucraini continua a gran ritmo. Solo nella notte tra mercoledì e giovedì il Cremlino ha comunicato di averne fermati 13, in volo nel tentativo di colpire sia la Crimea sia Mosca stessa. Lo stesso sindaco della capitale, Sergey Sobyanin, ha reso noto i luoghi di un paio di abbattimenti: uno nella zona dell’autostrada di Minskoe e uno proprio vicino a Domodedovo.Tornando al territorio ucraino, nelle scorse ore si è registrata crescente preoccupazione per quanto sta avvenendo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, dove è stato annunciato che il reattore numero 4 dell’impianto controllato da Mosca è stato spostato da un arresto «a caldo» a uno «a freddo» a causa di una perdita di vapore. Il fatto ha sollevato del panico che, però, non sarebbe giustificato; non almeno secondo il direttore del dipartimento per la Sicurezza nucleare dell’Enea, Alessandro Dodaro, che all’Ansa ha escluso rischi radioattivi, dato che la fuoriuscita del vapore proviene da circuiti «non in contatto con il nocciolo del reattore».Rassicura, guardando al conflitto nel suo insieme, anche il fatto che lo spiraglio di negoziato basato sulla richiesta di papa Francesco agli Emirati Arabi Uniti di organizzare e ospitare un vertice tra Putin e Zelensky pare consolidarsi. Rispondendo a una domanda sull’ipotesi di un incontro tra i due leader a margine della conferenza della Coop28 che si svolgerà tra il 30 novembre e 12 dicembre a Dubai, il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Matthew Miller, non ha infatti chiuso la porta. «La decisione», si è limitato a dire Miller, «la deve prendere Kiev», aggiungendo che «l’Ucraina è al posto di guida quando si tratta di decidere sul suo futuro e questo è vero per qualsiasi possibile negoziato». Usa che si apprestano a sostenere sempre di più l’Ucraina, visto che il presidente Joe Biden si chiederà al Congresso 13 miliardi di dollari da destinare alla difesa di Kiev. Dove, per il momento, pare restino sicuri di poter vincere la guerra e, quindi, scettici sui negoziati. Sul primo punto, si può segnalare il vice ministro ucraino della Difesa, Hanna Maliar, che sostiene che i russi stiano perdendo così tanti soldati da aver dovuto costruire un crematorio a Melitopol; sul secondo, fanno testo le parole del consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak, intervenuto ieri attaccando Putin - che intanto, secondo Nbc News che cita fonti del Cremlino, starebbe valutando se partecipare o meno, a settembre, in presenza al G20 a Nuova Delhi, in India, facendogli incontrare per la prima volta da oltre un anno i leader occidentali: un incontro che lo esporrebbe a grossi rischi di sicurezza - e mostrando scetticismo: «Perché la Russia dovrebbe di colpo diventare rispettosa del diritto internazionale?». In attesa allora di capire se davvero a Dubai si potrà ragionare su una tregua, restano aperte diverse partite non solo belliche: quella del grano in primis.A tal proposito, ieri il ministro russo dell’Agricoltura, Dmitry Patrushev, da un lato ha parlato di «prezzi in aumento per la crisi del Mar Nero» - evidenziando che «questo avverrà molto probabilmente nel continente europeo» -, e, dall’altro, ha evidenziato che Mosca intende assicurare cospicui approvvigionamenti all’Africa, «anche in forma gratuita».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/vertice-putin-zelensky-2663301373.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="kim-silura-i-vertici-militari-in-corea-lesercito-si-prepari-alla-guerra" data-post-id="2663301373" data-published-at="1691745763" data-use-pagination="False"> Kim silura i vertici militari in Corea. «L’esercito si prepari alla guerra» Sono notizie preoccupanti quelle che arrivano dalla Corea del Nord. Secondo l’agenzia di stampa statale Korean Central News Agency, Kim Jong-un avrebbe silurato il suo capo di stato maggiore, il generale Pak Su Il, e vorrebbe che il proprio esercito «si prepari a una guerra». La stessa fonte ha riportato che sarebbero stati licenziati anche altri alti esponenti delle forze armate. Inoltre, Pak Su Il sarebbe stato sostituito dall’ex ministro della Difesa, Ri Yong-gil. Il leader nordcoreano avrebbe infine chiesto che gli stabilimenti industriali «portino avanti la produzione di massa di varie armi e attrezzature». Non è al momento esattamente chiaro che cosa stia succedendo. Secondo alcuni analisti ascoltati dalla Cnn, i vertici militari nordcoreani sono soggetti a periodici cambi della guardia: un modo con cui Kim Jong-un cerca di evitare cristallizzazioni e il formarsi di centri di potere che possano creargli dei problemi. Dall’altra parte, non è al momento del tutto escludibile che il siluramento di Pak Su Il possa preludere a qualche svolta politico-militare significativa. È inoltre da capire se la preparazione alla guerra vada intesa alla lettera o se vada semplicemente ricompresa nella retorica bellicosa del regime di Pyongyang. È anche verosimile ipotizzare, come suggerito dall’Associated press, che Kim Jong-un stia alzando la tensione, per cercare di negoziare delle concessioni economiche e di sicurezza con gli Stati Uniti da una posizione di maggiore forza. A metà luglio, la Corea del Nord aveva annunciato di aver lanciato un missile balistico a propellente solido, mentre - pochi giorni prima - il suo ministero della Difesa aveva minacciato l’abbattimento di aerei spia che fossero penetrati nello spazio aereo nordcoreano. «Non vi è alcuna garanzia che un incidente così scioccante come l’abbattimento di un aereo da ricognizione strategica dell’aeronautica americana non accadrà nel Mare orientale della Corea», aveva tuonato. Dal canto loro, Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti avevano tenuto un’esercitazione congiunta di difesa missilistica navale per contrastare le «minacce nucleari e missilistiche» di Pyongyang, appena pochi giorni dopo che quest’ultima aveva lanciato il missile di metà luglio. Non solo. Nel recente vertice Nato di Vilnius, l’Alleanza atlantica aveva rafforzato i propri legami con Seul. Lo stesso comunicato finale del vertice aveva messo nel mirino Pyongyang. «Condanniamo con la massima fermezza i programmi di armi di distruzione di massa e di missili balistici della Repubblica popolare democratica di Corea, che violano molteplici risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ribadiamo che la Corea del Nord deve abbandonare le sue armi nucleari e i programmi nucleari esistenti», si leggeva nel documento. Vale anche la pena sottolineare che Pyongyang sta cercando di rafforzare ulteriormente i propri legami con Mosca e Pechino. A fine luglio, si sono recati in Corea del Nord il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, e l’alto funzionario cinese, Li Hongzhong, per partecipare alla parata del cosiddetto Giorno della vittoria. Segno evidente del fatto che Kim Jong-un punta a un consolidamento del blocco antiamericano e a rafforzare il proprio network internazionale. Resta per ora relativamente improbabile che Pyongyang si appresti a invadere la Corea del Sud. Non si può tuttavia escludere che, approfittando delle numerose crisi internazionali in corso, Kim Jong-un possa prima o poi tentare un pericoloso azzardo. La penisola coreana va quindi monitorata attentamente.
Jose Mourinho (Getty Images)