
«Doveva opporsi alla guerra all’Iraq». E critica i leader dell’Ue sull’immigrazione.JD Vance tende la mano all’Europa. Ma non troppo. Dopo le tensioni esplose a seguito del discorso che aveva tenuto a Monaco lo scorso febbraio, il vicepresidente americano ha in parte addolcito i toni in occasione di un’intervista rilasciata alla testata britannica Unherd. «Amo l’Europa», ha detto, per poi aggiungere: «Amo gli europei. Ho ripetuto più volte che, secondo me, non si può separare la cultura americana da quella europea. Siamo in gran parte il prodotto di filosofie, teologie e, naturalmente, dei modelli migratori provenienti dall’Europa che hanno dato vita agli Stati Uniti d'America». Vance non ha comunque rinunciato a bacchettare il Vecchio Continente, soprattutto in riferimento al problema dell’immigrazione. «L’intero progetto democratico dell’Occidente crolla quando la gente continua a chiedere meno migrazioni e continua a essere ricompensata dai propri leader con più migrazioni», ha dichiarato.Il vicepresidente non ha risparmiato critiche neppure sul tema della sicurezza militare. «La realtà è - è brusco dirlo, ma è anche vero - che l’intera infrastruttura di sicurezza europea, per tutta la mia vita, è stata sovvenzionata dagli Stati Uniti d'America», ha affermato. «È vero: gli inglesi sono un’eccezione ovvia, i francesi sono un’eccezione ovvia, i polacchi sono un’eccezione ovvia. Ma per certi versi, sono le eccezioni che confermano la regola: i leader europei hanno investito in modo radicalmente insufficiente nella sicurezza, e questo deve cambiare», ha proseguito, per poi precisare: «Non è nell’interesse dell’America che l’Europa sia un vassallo permanente degli Stati Uniti per quanto riguarda la sicurezza».«C’è una cosa che so un po’ più personalmente: credo che molte nazioni europee avessero ragione riguardo alla nostra invasione dell’Iraq. E francamente, se gli europei fossero stati un po’ più indipendenti e un po’ più disposti a opporsi, forse avremmo potuto salvare il mondo intero dal disastro strategico rappresentato dall’invasione dell’Iraq guidata dagli americani», ha precisato. «Non credo che una maggiore indipendenza dell’Europa sia un male per gli Stati Uniti, anzi, è un bene per gli Stati Uniti. Ripensando alla storia, credo - francamente - che inglesi e francesi avessero certamente ragione nei loro disaccordi con Eisenhower sul Canale di Suez», ha anche detto, riferendosi alla nota crisi del 1956.Si tratta di parole che sottintendono la volontà americana di far sì che gli alleati della Nato contribuiscano maggiormente all’Alleanza in termini economici: una necessità che l’amministrazione Trump sta sottolineando specialmente per ridurre l’ingente debito che grava sugli Stati Uniti. Tra l’altro, il vicepresidente ha mostrato una certa irritazione anche nei confronti di Volodymyr Zelensky, dichiarando: «Penso che sia piuttosto assurdo che Zelensky dica al governo americano, che attualmente tiene insieme tutto il suo governo e lo sforzo bellico, che in qualche modo siamo dalla parte dei russi».Anche sulla politica commerciale, Vance ha mostrato una linea articolata. Ha invocato l’«equità», per poi affermare che Washington e Londra stanno lavorando alla stesura di un accordo commerciale. «Penso che ci siano buone probabilità che, sì, arriveremo a un ottimo accordo che sia nel migliore interesse di entrambi i Paesi», ha dichiarato. Insomma, il vicepresidente americano è sembrato ribadire la relazioni speciale tra Stati Uniti e Regno Unito. Dall’altra parte, non è mancata una bacchettata a Berlino. «Pur amando i tedeschi, questi ultimi dipendono fortemente dalle esportazioni verso gli Stati Uniti, ma sono piuttosto severi con molte aziende americane che vorrebbero esportare in Germania», ha detto. Non è del resto un mistero che, già durante il primo mandato, per Donald Trump il surplus commerciale tedesco rappresentasse un problema assai rilevante.Ex senatore dell’Ohio, Vance rappresenta, nell’attuale amministrazione americana, una delle figure più vicine alle istanze dei colletti blu della Rust Belt. Va anche ricordato che, durante la Convention nazionale repubblicana di Milwaukee dello scorso luglio, non fu presentato soltanto come candidato vice ma anche come potenziale delfino dello stesso Trump. In tal senso, Vance sta acquisendo un ruolo significativo all’interno della Casa Bianca. Ed è atteso presto a Roma, dove, venerdì, incontrerà Giorgia Meloni a Palazzo Chigi.
Da sinistra: Piero De Luca, segretario regionale pd della Campania, il leader del M5s Giuseppe Conte e l’economista Carlo Cottarelli (Ansa)
La gabella ideata da Schlein e Landini fa venire l’orticaria persino a compagni di partito e possibili alleati. Dopo la presa di distanza di Conte, il dem De Luca jr. smentisce che l’idea sia condivisa. Scettici anche Ruffini (ex capo dell’Agenzia delle entrate) e Cottarelli.
«Continuiamo così: facciamoci del male», diceva Nanni Moretti, e non è un caso che male fa rima con patrimoniale. L’incredibile ennesimo autogol politico e comunicativo della sinistra ormai targata Maurizio Landini è infatti il rilancio dell’idea di una tassa sui patrimoni degli italiani. I più ricchi, certo, ma anche quelli che hanno già pagato le tasse e le hanno pagate più degli altri.
Jannik Sinner (Ansa)
All’Inalpi Arena di Torino esordio positivo per l’altoatesino, che supera in due set Felix Auger-Aliassime confermando la sua solidità. Giornata amara invece per Lorenzo Musetti che paga le fatiche di Atene e l’emozione per l’esordio nel torneo. Il carrarino è stato battuto da un Taylor Fritz più incisivo nei momenti chiave.
Agostino Ghiglia e Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
Il premier risponde a Schlein e Conte che chiedono l’azzeramento dell’Autorità per la privacy dopo le ingerenze in un servizio di «Report»: «Membri eletti durante il governo giallorosso». Donzelli: «Favorevoli a sciogliere i collegi nominati dalla sinistra».
Il no della Rai alla richiesta del Garante della privacy di fermare il servizio di Report sull’istruttoria portata avanti dall’Autorità nei confronti di Meta, relativa agli smart glass, nel quale la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci punta il dito su un incontro, risalente a ottobre 2024, tra il componente del collegio del Garante Agostino Ghiglia e il responsabile istituzionale di Meta in Italia prima della decisione del Garante su una multa da 44 milioni di euro, ha scatenato una tempesta politica con le opposizioni che chiedono l’azzeramento dell’intero collegio.
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Imagoeconomica)
La direttiva Ue consente di sforare 18 volte i limiti: le misure di Sala non servono.
Quarantaquattro giorni di aria tossica dall’inizio dell’anno. È il nuovo bilancio dell’emergenza smog nel capoluogo lombardo: un numero che mostra come la città sia quasi arrivata, già a novembre, ai livelli di tutto il 2024, quando i giorni di superamento del limite di legge per le polveri sottili erano stati 68 in totale. Se il trend dovesse proseguire, Milano chiuderebbe l’anno con un bilancio peggiore rispetto al precedente. La media delle concentrazioni di Pm10 - le particelle più pericolose per la salute - è passata da 29 a 30 microgrammi per metro cubo d’aria, confermando un’inversione di tendenza dopo anni di lento calo.






