2023-01-28
Danni da vaccino, primi risarcimenti
Dopo la prima dose, una friulana di 65 anni è stata colpita da un’ischemia che l’ha lasciata semiparalizzata: le è stata riconosciuta un’indennità di 913 euro al mese. Una cifra irrisoria per la sua infermità, ma che apre la strada: stabilito il principio di correlazione. Team di avvocati spagnoli: «Certi lotti di fiale hanno fatto centinaia di morti, pure in Italia».La sua vita è stata rovinata da Astrazeneca, ma può ritenersi «fortunata» perché è tra i pochissimi ad avere ottenuto in Italia un indennizzo per eventi avversi da vaccino anti Covid. Una procedura che si è conclusa in tempi record, dopo appena 14 mesi dalla presentazione della domanda. Ora, la signora Paola, 67 anni, della Bassa Friulana, dovrà farsi bastare i 913,485 euro al mese che lo Stato le riconosce come «equa indennità» per la menomazione permanente dell’integrità psicofisica, conseguente a una vaccinazione obbligatoria (per alcuni) o fortemente raccomandata dall’autorità sanitaria. «Alla mia assistita è stato riconosciuto l’inserimento nella fascia d’indennizzo più alta», precisa l’avvocato Gabriele Agrizzi di Udine. «Sappiamo bene che è una cifra irrilevante per le cure e l’assistenza di cui ha bisogno la signora, ma questa ammissione di danno da vaccino è già un successo». Chissà che cosa avrebbe da dire la diretta interessata, se avesse la forza di raccontare ancora una volta il suo dramma. Immobile a letto, per alzarla serve un montacarichi e il marito da solo non riesce a spostarla, con metà corpo e metà cervello danneggiati, Paola fatica pure ad articolare un discorso. Pensare che, quando si fece iniettare il vaccino Vaxzevria di Astrazeneca, era uscita da pochi giorni la circolare dell’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, che raccomandava «un suo uso preferenziale nelle persone di età superiore ai 60 anni». Era l’8 aprile 2021 e il giorno antecedente, a proposito di una possibile associazione fra il vaccino svedese ed eventi trombotici, la Commissione tecnica scientifica dell’Aifa segnalava che «non è stata riscontrata nei soggetti di età superiore a 60 anni», nei quali anzi l’incidenza dei casi «risulta inferiore rispetto a quella attesa» e dunque ci sarebbe stato perfino un «effetto protettivo» per quella fascia d’età. La signora Paola aveva 65 anni, però non ebbe benefici, solo danni da quella vaccinazione. Dopo nove giorni dall’inoculo, finisce al pronto soccorso con dolori continui nella parte sinistra del corpo e forti emicranie. La diagnosi è deficit di forze e crisi ipertensiva, ma la signora invece di migliorare peggiora e si fa curare, senza successo, in diversi centri per essere poi ricoverata all’Istituto Gervasutta di Udine, specializzato nella riabilitazione di menomazioni neuromotorie e di altre patologie. Quando ne esce, a ottobre 2021, il suo corpo risponde solo a metà. A sinistra, è completamente paralizzato. In preda allo sconforto, non più autosufficiente, si rivolge all’associazione di tutela dei diritti del malato di Udine. La indirizzano a uno dei medici legali, Pio De Angelis, che formula una diagnosi senza speranza di guarigione. Quando si era recata all’urgenza, Paola aveva avuto un’ischemia celebrale, una trombosi carotidea destra e trombosi arteriose diffuse indotte da vaccino. Oggi presenta emiplegia sinistra, ovvero una paralisi completa dovuta a una lesione del sistema nervoso centrale, provocata dall’ictus, e neglect sinistro, vale a dire un disturbo dell’attenzione che si manifesta, nella maggior parte dei casi, in seguito a una lesione dell’emisfero destro del cervello.Il dottor De Angelis scrive che si è trattato di Vitt, trombosi venosa in sedi atipiche con piastrinopenia, indotta da vaccino e quando l’avvocato Agrizzi legge la perizia, capisce che bisogna muoversi subito. «Già a novembre 2021 presentai la domanda di indennizzo all’Azienda sanitaria Friuli centrale», spiega il legale. «Ho seguito centinaia di casi di pazienti danneggiati dal “sangue infetto” (persone che dopo trasfusioni di plasma non testato avevano contratto una grave infezione come l’epatite C o il virus dell’Hiv, ndr) e so che più tempo si perde, più in avanti sposta il periodo di riconoscimento del ristoro. Sempre che venga concesso». L’Asl aveva poi mandato il fascicolo alla Commissione medica ospedaliera (Cmo) di Padova, che ha accertato l’esistenza del nesso causale tra l’infermità e il vaccino. Il giudizio positivo è stato notificato pochi giorni fa all’avvocato della signora, che assicura: «Non intendo fermarmi. Voglio ottenere per la signora Paola un ulteriore indennizzo, che può essere fino a sei volte la somma percepita dal danneggiato». Agrizzi spiega che si avvarrà della legge 229 del 2005 che istituisce una commissione per la valutazione delle richieste di risarcimento del danno irreversibile in ogni sua forma, ovvero patrimoniale, esistenziale, morale e biologico. Intanto, Paola riceverà 1.826,97 euro ogni due mesi. È già una vittoria, il riconoscimento da parte dello Stato che il vaccino anti Covid può provocare eventi avversi anche gravissimi. Non andava somministrato a tutti, in batteria. Però, una cittadina che ha creduto di far bene, a porgere il braccio per tutelare la collettività, con questa ridicola somma dovrebbe pagare una persona che dia il cambio al marito, ormai sfinito, nell’assisterla 24 ore al giorno e accedere a cure in grado di sollevarla fisicamente, ma che non sono a carico del servizio sanitario nazionale. Per i danneggiati da vaccino, la strada rimane lunga e in salita.