2022-06-18
Con pochi test e pericoli incerti la Fda autorizza la puntura ai neonati
Nonostante la scarsa protezione data dai sieri e i rischi ignoti, l’agenzia Usa dà il via libera all’inoculazione dai sei mesi d’età.I consulenti della Food and Drug Administration hanno votato all’unanimità a favore dei vaccini anti Covid-19 di Pfizer e Moderna per i bambini sotto i cinque anni, e la Fda ne ha autorizzato l’utilizzo in emergenza. Questa letale notizia è stata accolta con soddisfazione dai seguaci del dio vaccino, che non hanno a cuore la salute dei grandi (vorrebbero moltiplicare a oltranza le dosi da iniettare negli individui), tantomeno quella di piccoli e neonati. Il farmaco di Pfizer è per bambini da 6 mesi a 4 anni, quello di Moderna da 6 mesi a 5 anni. L’agenzia ha stabilito che i benefici dei due vaccini superano i rischi, noti e potenziali, nelle popolazioni pediatriche. Eppure i trial sono ancora in fase sperimentale, non sappiamo quali problematiche potranno nascere a medio e lungo termine e se negli adulti si riscontra una permanenza nel tempo dell’mRna che continua a produrre la proteina Spike, figuriamoci che cosa potrà accadere in creature in pieno sviluppo. La Fda spiega che su 1.170 bambini dai 6 ai 23 mesi vaccinati, «circa 400 sono stati seguiti per la sicurezza per almeno due mesi dopo la terza dose», e che dei 1.800 tra 2 e 4 anni, sono stati monitorati per sessanta giorni circa 600 vaccinati. Questi sarebbero i dati che dovrebbero tranquillizzare miliardi di genitori?Certezze zero sui rischi in quell’età, dati inquietanti sulla protezione che offrono i vaccini. Su Jamanetwork, rivista medica mensile pubblicata dall’American medical association, uno studio rivelava a metà maggio che in bambini e adolescenti, l’efficacia stimata del vaccino per due dosi di Comirnaty contro l’infezione sintomatica era diminuita rapidamente. Nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni era del 60,1% da 2 a 4 settimane dopo la seconda dose e del 28,9% nei due mesi successivi. Tra gli adolescenti di età compresa tra 12 e 15 anni, l’efficacia stimata del vaccino era del 59,5% da 2 a 4 settimane dopo la seconda dose per poi scendere drasticamente al 16,6% entro sessanta giorni. Risale un po’ con il booster, ma non si sa per quanto. Ha dunque un senso vaccinare contro il Covid i più giovani, per lo più asintomatici e che se contagiati e se privi di gravi patologie, superano senza problemi l’infezione portandosi a casa una robusta immunità naturale? Non solo, uno studio che ha esaminato la vaccinazione anti Covid tra i bambini di New York dopo l’emergere della variante Omicron, inclusa l’analisi dei tassi di casi e dei ricoveri per la malattia «suggerisce anche che il declino della protezione potrebbe essere peggiore per i bambini che per gli adolescenti». Sul New England Journal of Medicine, sempre un mese fa uno studio di pediatri, virologi e medici di famiglia è arrivato alla conclusione che «la sicurezza, l’immunogenicità e l’efficacia del vaccino di Moderna nei bambini di età compresa tra 6 e 11 anni sono sconosciute». Aggiungono che «i dati del follow-up di un anno dopo la seconda iniezione sono in corso di valutazione per valutare la sicurezza del vaccino mRNA-1273 (di Moderna, ndr) e la durata della sua protezione nei bambini». A marzo, uno studio del dipartimento della Salute dello Stato di New York ha dimostrato che il vaccino Pfizer è molto meno efficace nel prevenire l’infezione nella fascia di età di età compresa tra 5 e 11 anni, rispetto a quanto avviene per gli adolescenti. I Cdc, il 12 febbraio mostravano una percentuale identica di contagi tra vaccinati e non vaccinati nella fascia 5-11 anni, ma il 23 aprile coloro che avevano fatto le due dosi si infettavano il 54% in più dei non vaccinati. Situazione molto simile in Italia, dove l’Istituto superiore della sanità segnalava il 16 marzo un leggero vantaggio dei vaccinati (4,159% di contagi) sui senza dose (4,582 %). Una settimana dopo, il 23 marzo già cambiava la situazione, con più infettati (4,785%) tra i vaccinati 5-11 anni a ciclo completo rispetto ai senza dose (4,349%). Un crescendo costante di contagiati tra chi aveva dato il braccio per immunizzarsi, e che all’8 giugno mostra un +29% di positivi tra i vaccinati under 12. Più infettati, tra i vaccinati, mentre il silenzio avvolge le reazioni avverse al farmaco nei giovanissimi, quando quelle moderate e gravi interessano alla prima dose il 34% dei bambini e il 40% alla seconda somministrazione, secondo quanto segnalano i trial di Moderna. «Se i 3,6 milioni di bambini italiani di fascia 5-11 anni si vaccinassero con questo vaccino, 148.000 avrebbero reazioni severe», è la stima fatta dalla Commissione medico scientifica indipendente (Cmsi), che aveva chiesto un confronto urgente con il Comitato tecnico scientifico elencando «almeno sedici motivi per non vaccinare i bambini». Il Cts è stato sciolto senza che avesse luogo il confronto scientifico richiesto.A marzo, il giudice di Pistoia Lucia Leoncini chiamata ad esprimersi sul ricorso di una madre contro l’ex marito contrario a vaccinare contro il Covid-19 i figli minorenni, nelle otto pagine di motivazioni affermava che un trattamento sanitario, di cui «non risulta nota la frequenza di importanti effetti collaterali» a medio e lungo termine, «per fronteggiare rischi medici remoti», non è per il bene del minore. Dagli Stati Uniti, invece, è arrivato il via libera pure per i neonati.