2025-09-10
Kennedy dà lezioni a Schillaci sui vaccini: nessun dietrofront sugli esperti critici
Robert Kennedy Jr e Orazio Schillaci (Ansa)
Il ministro alla Salute Usa ha licenziato i vertici che gestirono la profilassi di massa. E, malgrado le proteste, ha tirato dritto...L’ex capo del Comitato tecnico scientifico è stato audito dalla bicamerale e ha elogiato il proprio operato: «Siamo stati bravissimi». Buonguerrieri (Fdi): «Conte ha mentito».Lo speciale contiene due articoli.Il tormentone sui due esperti Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle, nominati e poi cacciati dal comitato vaccini italiano Nitag (nonostante rappresentassero una netta minoranza rispetto agli altri 20 esperti pro vax) a causa del loro scetticismo sui cosiddetti vaccini anti Covid, non è stato altro che la copia riuscita male di quanto sta invece realizzando Robert F. Kennedy negli Stati Uniti. Il segretario di Stato alla salute Usa, infatti, sta portando a termine un importante repulisti della cupola sanitaria made in Usa cominciando proprio dai vertici della commissione vaccini Acip (Advisory committee on immunization practices), equivalente al nostro Nitag. Ma, a differenza di Schillaci, non si è rimangiato le proprie decisioni e, anzi, le ha difese vigorosamente anche la settimana scorsa davanti al Senato. A giugno Kennedy ha licenziato in blocco i 17 mammasantissima della commissione, che da anni facevano il bello e il cattivo tempo nei Cdc (Centers for disease control), l’ente governativo americano responsabile delle principali raccomandazioni sanitarie, «approvando in automatico qualsiasi vaccino», ha denunciato Kennedy, anziché offrire consigli oggettivi basati su prove scientifiche. Poi, ha rimosso i funzionari di carriera incaricati di controllare i membri dell’Acip e supervisionare il gruppo consultivo. Sempre a giugno, ha nominato otto nuovi consulenti per i vaccini, scegliendo scienziati autorevoli come Martin Kulldorff - epidemiologo, coautore della Great Barrington Declaration insieme con Jay Bhattacharya (successore di Fauci e Collins al Nih, l’Istituto superiore di Sanità Usa) e docente di biostatistica ad Harvard prima di licenziarsi in polemica con il prestigioso ateneo per le politiche sui vaccini anti Covid -, Robert Malone, il papà dei vaccini a mRna, Cody Meissner, professore ordinario di pediatria e già consulente di Fda, Cdc e Acip e Retsef Levi, esperto di analisi sanitarie, gestione del rischio e sicurezza dei vaccini presso la Mit Sloan school of management. A fine agosto, Kennedy ha licenziato la direttrice dei Cdc Susan Monarez. E adesso, secondo il Washington Post, il ministro della Salute sta completando il panel con un’infornata di altri sette esperti (che, come da copione, sono già stati etichettati da media e scienza «ufficiale» come «no vax»).Il nipote di JFK, insomma, ha preso il toro per le corna con l’obiettivo di «rendere l’America di nuovo sana», come annunciato in campagna elettorale, e sta decapitando i vertici delle istituzioni sanitarie che hanno reso l’America un Paese di malati cronici. Una per tutte, la commissione Acip: afflitta da persistenti conflitti di interesse, non ha mai emanato una raccomandazione contraria ad alcun vaccino, neanche contro quelli poi ritirati perché non sicuri, non ha approfondito gli studi sui vaccini destinati a bambini e donne in gravidanza e si riunisce a porte chiuse, violando ogni principio legale ed etico di trasparenza, ha denunciato Kennedy. A nulla sono valse le proteste dei baroni della medicina: «I commissari hanno promosso prodotti sui quali avevano interessi economici e i Cdc hanno concesso deroghe alle norme sul conflitto d’interessi a ogni commissario», ha obiettato Kennedy. Ed è tutto stramaledettamente vero. La scorsa settimana, un’agguerrita commissione finanze del Senato ha provato a tendergli un’imboscata presentando in audizione la «lista dei suoi passi falsi» nei primi 200 giorni da ministro: un presunto cahier des doléances che includeva anche l’aver indossato jeans sotto il sole cocente dell’Arizona in violazione alla raccomandazione dei Cdc di «portare abiti larghi e leggeri» quando fa molto caldo: volevano, insomma, che si dimettesse prima ancora che si fosse seduto a rispondere. La discussione, come prevedibile, si è infiammata proprio quando a Kennedy è stato chiesto di rendere conto delle nomine nell’Acip, «riempito di no vax e cospirazionisti inesperti» secondo i democratici, «come Robert Malone». Ma il ministro, a differenza di Schillaci, ha difeso le sue nomine. «Il dottor Malone è uno degli inventori del vaccino mRna», ha risposto serafico Kennedy. Non andava bene neanche l’epidemiologo di Harvard Martin Kulldorff, ora presidente del nuovo Acip: «È stato ghettizzato durante il Covid per essersi opposto agli obblighi vaccinali e aver messo in discussione i richiami. Quella è stata la vera politicizzazione», ha puntualizzato Kennedy. «Raccomandare vaccini senza sufficienti evidenze scientifiche», ha detto, «è politica, non è scienza. C’è una grande differenza», ha replicato a Bernie Sanders, «tra la scienza consolidata e l’establishment scientifico, che è stato cooptato dall’industria farmaceutica». Il re è nudo, insomma, e a dirlo è stato proprio Kennedy. «Senatore, da quanti decenni è seduto su quella poltrona?», ha chiesto al democratico Ron Wyden, che lo accusava di provocare la morte dei bambini rendendo i vaccini meno accessibili, «lei è lì da 20, 25 anni e nel frattempo le malattie croniche nei nostri figli sono salite al 76% e lei non ha mai battuto ciglio». Una domanda che i baroni della cupola italiana non si pongono da troppo tempo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/vaccini-kennedy-schillaci-2673976711.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="locatelli-difende-speranza-e-il-cts" data-post-id="2673976711" data-published-at="1757449518" data-use-pagination="False"> Locatelli difende Speranza e il Cts L’ultima delle audizioni secretate nella commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Marco Lisei era sicuramente una delle più attese. A breve sarà possibile leggere le trascrizioni di quanto dichiarato ieri da Franco Locatelli, già presidente del Consiglio superiore di sanità e del Comitato tecnico scientifico.Il direttore del dipartimento di oncoematologia pediatrica dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma è stato figura chiave durante la pandemia, strettamente collegato all’allora ministro della Salute Roberto Speranza. Nel suo ruolo di capo del Cts, Locatelli era informato di ogni scelta e delle misure che si dovevano adottare, nel bene e nel male.Per decisione presa dall’ufficio di presidenza, la commissione non ha potuto entrare sul tema vaccini, questione di enorme interesse per cittadini, ma da quanto ha appreso la Verità sono stati trattati diversi temi legati alla prima fase dell’emergenza sanitaria. Quindi mancato aggiornamento del piano pandemico, utilizzo dei lockdown, le zone rosse, assenza di protocolli riferiti alle cure domiciliari che erano ridotte a «tachipirina e vigile attesa».Locatelli non ha inanellato una serie di «non ricordo», come fece nel giugno del 2022 davanti alle domande degli inquirenti che indagavano sul verbale del Cts «aggiustato» per somministrare AstraZeneca a giovani come Camilla Canepa, morta dopo una dose di vaccino in un Open day. Ieri avrebbe risposto a numerose domande, spesso però aggirandole e difendendo a spada tratta le scelte fatte da Speranza.In audizione il professore è arrivato fornito di una corposa presentazione, 55 slide che ha illustrato ai commissari con il suo tono monocorde, che mai si incrina nemmeno davanti a domande scomode. «Siamo stati bravissimi», sarebbe stato il giudizio scontato che ha dato dell’operato del Cts, dell’allora ministro e delle scelte fatte da governo. Qualche cosa non è risultata fatta bene? All’estero si faceva di peggio, avrebbe assicurato il pediatra, ex presidente del Cts, che non ha nessuna competenza in campo epidemiologo o infettivologo ma continua a difendere un comitato di presunti esperti.Un esempio risulta evidente dalla spiegazione che Locatelli ha fornito sul mancato aggiornamento del piano. «Il piano del 2006 era, in chiara evidenza, del tutto incentrato sulle pandemie causate da virus influenzali. Il piano pandemico non venne, quindi, utilizzato per la pandemia da Sars-CoV-2, anche perché ritenuto troppo specifico per le pandemie dovute a virus influenzali e inadeguato a fronteggiare il Sars - CoV-2, virus fino a quel momento sconosciuto e profondamente diverso da quelli già noti in campo medico» mostrava il professore in una slide, dove aveva attinto spunti da una relazione di Giovanni Rezza dal titolo Piani pandemici: ieri, oggi e domani. L’Italia aveva solo quel vecchio piano e avrebbe fatto bene a decidere di non applicarlo, vuole fare credere il primario al Bambino Gesù.A Locatelli sarebbe stato anche chiesto se avesse subito pressioni, il no deciso del medico dovrà reggere anche nell’audizione della prossima settimana quando spiegherà come venivano fatti i verbali del Cts e perché si potevano fare modifiche o «aggiustamenti».Ora che dopo la pausa estiva sono ripresi i lavori della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione del Covid, tutti ci auguriamo un’accelerata. Quanto al fatto che serva, ieri c’è stata una singolare dichiarazione dell’ex premier Giuseppe Conte.«Non avrei mai pensato di ritrovarmi con un Paese del tutto impreparato rispetto ad un’emergenza simile», ha detto durante un evento di campagna elettorale nelle Marche.«Il tardivo ma eloquente mea culpa di Conte è la evidente conseguenza dei lavori della commissione Covid, la quale sta facendo emergere verità incontrovertibili sulla gestione opaca e fallimentare della pandemia. Grazie alla commissione, dunque, non a caso ostracizzata dalle opposizioni, lo stesso Conte è costretto ad ammettere di aver mentito», ha commentato Alice Buonguerrieri, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Covid.
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