2024-09-10
Va bene anche una «pace ingiusta» se serve a salvare Berlino (e l’Ue)
Spinto da Afd e dalla crisi economica, Olaf Scholz studia un piano che include concessioni territoriali alla Russia. Mosca frena, il cancelliere: «Putin mi telefoni». Tensione con Varsavia: «Coprì i sabotatori del Nord Stream».Scholz e Zelensky sarebbero d’accordo. Putin magari un po’ meno. Quel che conta è il dato politico: se è indispensabile alla Germania e, ancor più, all’élite che sta definendo la futura Commissione Ue e il suo programma, la pace in Ucraina si può fare. A costo di lasciare territori ai russi.Stando a Repubblica, che ha citato «un’autorevole fonte parlamentare» tedesca, Olaf Scholz, insieme a due esponenti della sinistra della Spd, Rolf Muetzenich e Ralf Stegner, e addirittura col beneplacito del frontman cristiano-democratico Armin Laschet, starebbe preparando «una sorta di Minsk 3». Un accordo sul modello di quello propiziato da Angela Merkel dopo l’invasione russa della Crimea, nel 2014, ma stavolta più vantaggioso per gli aggressori: otterrebbero concessioni nelle aree conquistate manu militari. L’ex ambasciatore ucraino in Germania incoraggia il cancelliere, secondo il quale il presidente ucraino già concorda sull’esigenza di coinvolgere, in una prossima conferenza di pace, anche Mosca. Certo, in parallelo, Zelensky sta pubblicizzando in America la sua proposta per un cessate il fuoco. E Oltrecortina c’è scetticismo.Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto che la Russia non esclude nulla a priori, ma che ha appreso dell’idea di Scholz dai giornali e che, per valutarla, servono maggiori dettagli. Per ora, «non sono ancora emersi contorni tangibili» e «non stiamo sentendo nulla dal Paese che sta guidando questo processo, che sta dirigendo l’Occidente», ossia gli Stati Uniti. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri, ha confermato che Mosca non avvierà un dialogo sullo status dei territori occupati. E ha liquidato le mosse del numero uno di Kiev: «Chi può fidarsi di Zelensky dopo che ha chiesto i negoziati del marzo 2022 e li ha lasciati in aprile su pressione britannica?». In realtà, proprio ieri, sulla questione delle trattative di Istanbul è intervenuta l’ex funzionaria del Dipartimento di Stato americano, Victoria Nuland. Protagonista della stagione delle proteste di Euromaidan, quando, in una telefonata con l’ambasciatore in Ucraina, mandò letteralmente «a farsi fottere» l’Unione europea, la moglie del politologo neocon Robert Kagan ha affermato che, a bloccare l’intesa con lo zar, furono gli Usa e non Londra, temendo un eccessivo indebolimento dell’Ucraina. Fatto sta che, dopo le critiche avanzate dalla Cdu, secondo la quale il cancelliere tedesco vorrebbe «spingere molto subdolamente l’Ucraina verso una falsa pace imposta dalla Russia», pure a Berlino hanno tirato il freno. Il portavoce del governo, Steffen Habestreit, ha commentato le dichiarazioni del Cremlino: «Non hanno dato l’impressione di una grande disponibilità ad avviare negoziati di pace costruttivi». Tuttavia, egli ha aggiunto che Scholz non avrebbe «alcuna esitazione a tenere una conversazione telefonica» con Vladimir Putin. È istinto di sopravvivenza: dopo la batosta per i socialdemocratici alle Europee, le elezioni in Turingia e Sassonia hanno consegnato un risultato storico ad Alternative für Deutschland, in parte trainato dalla contrarietà dei cittadini alla guerra. Sul fragile esecutivo pende la spada di Damocle delle consultazioni nel Brandeburgo. È urgente un segnale politico. Ne va degli equilibri di uno Stato fondatore dell’Ue, essenziale per tenere in piedi l’ammucchiata bis di Ursula von der Leyen. Uno spostamento a destra della Germania, sia pure sotto l’egida di Cdu e Csu piuttosto che di Afd, ridurrebbe il peso della Commissione rispetto al Consiglio, dove sparirebbe uno dei principali oppositori alla linea di Giorgia Meloni.Il clima d’insofferenza verso l’Ucraina è palpabile. Ieri, ad esempio, gli inquirenti tedeschi hanno rinfacciato alla Polonia di aver ostacolato i loro sforzi per acciuffare il sabotatore che, nel 2022, aveva distrutto il gasdotto Nord Stream 2. Il sub, identificato come «Volodymyr Z», viveva a Varsavia, ma era riuscito a sfuggire all’arresto e a rientrare in patria. Le autorità polacche sono accusate di non aver dato seguito al mandato di cattura, emesso dalla Corte di giustizia tedesca a giugno di quest’anno, nonché di aver rifiutato di consegnare le registrazioni video della Marina di Kolobrzeg. Il governo cercherebbe così di «coprire il suo coinvolgimento negli attacchi all’oleodotto», ha dichiarato alla Welt Am Sonntag l’ex direttore degli 007 del Bdn. Una rimostranza che la Polonia considera «completamente priva di fondamento», ma che rende l’idea di quale atmosfera tesa si respiri in Germania. Una nazione caduta nella trappola degli Usa, da anni bramosi di spezzare il rapporto privilegiato tra Berlino e Mosca. E che sta scontando quel divorzio con una crisi profonda, capace di travolgere la filiera dell’auto, ossia una consistente fetta di Pil e decine di migliaia di lavoratori. Lasciare che la ex locomotiva deragli, per i custodi dell’ordine costituito, è pericoloso. Per questo i tabù sulla guerra potrebbero cadere. Compreso il mantra della «pace giusta». Il piano di Scholz è un amo gettato nell’oceano, forse una provocazione lanciata per vedere l’effetto che fa. In ogni caso, è un nuovo tassello nel disegno di un domani più o meno vicino: il giorno in cui la cessione di territori a Mosca sarà spacciata per un successo di Bruxelles e Washington. Al prezzo di miliardi di dollari e centinaia di migliaia di vite.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.