2022-08-03
Gli Usa puntano a contrastare l'influenza sino-russa in Africa
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Il segretario di Stato Usa Antony Blinken (Ansa)
Gli Stati Uniti guardano all’Africa. A partire da domenica, il segretario di Stato americano, Tony Blinken, si recherà nel continente, nel tentativo di contrastare la crescente influenza di Russia e Cina sull’area. L’influenza internazionale di Mosca, soprattutto in Africa, si estrinseca anche attraverso la fornitura di materiale bellico. A dimostrarlo è un report dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, pubblicato nel marzo del 2021, secondo cui tra il 2016 e il 2020, la Russia ha consegnato armi a 45 Stati.Lo speciale contiene due articoli.Il capo di Foggy Bottom visiterà innanzitutto il Sud Africa dal 7 al 9 agosto. «Il segretario lancerà la strategia statunitense per l'Africa subsahariana, che rafforza la visione degli Stati Uniti secondo cui i Paesi africani sono attori geostrategici e partner critici sulle questioni più urgenti dei nostri giorni, dalla promozione di un sistema internazionale aperto e stabile, all'affrontare gli effetti di cambiamenti climatici, insicurezza alimentare e pandemie globali», si legge in una nota diffusa dal Dipartimento di Stato americano. Blinken si recherà anche nella Repubblica democratica del Congo e in Ruanda. Ricordiamo che, l’autunno scorso, il segretario di Stato aveva già effettuato un viaggio in Kenya, Nigeria e Senegal.Come detto, Washington punta a contrastare l’influenza sino-russa sull’area. Non è d’altronde un caso che il viaggio del segretario di Stato americano avvenga poche settimane dopo il tour africano dell’omologo russo, Sergej Lavrov. A fine luglio, quest’ultimo aveva infatti visitato Etiopia, Egitto, Repubblica del Congo e Uganda. Nell’occasione, il ministro degli Esteri di Mosca aveva invocato una riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu, per aumentare il peso dei Paesi africani. Una mossa piuttosto scaltra, soprattutto alla luce del fatto che Cina e Russia guardano all’Africa anche (se non soprattutto) per aumentare il loro peso in sede Onu. In tutto questo, visitando la Repubblica del Congo, Lavrov ha anche offerto la disponibilità della Russia a contribuire ad organizzare una conferenza di pace in Libia (quella stessa Libia in cui si sta rafforzando la figura, storicamente spalleggiata da Mosca, del generale Khalifa Haftar). Ricordiamo, più in generale, che il Cremlino sta consolidando – grazie ai temibili mercenari del Wagner Group – la sua longa manus sul Sahel: un fattore, questo, che gli consente potenzialmente di utilizzare i flussi migratori per mettere sotto pressione i Paesi dell’Alleanza atlantica. Inoltre, va sottolineato che, ad oggi, la Russia risulta la principale venditrice di armi al continente africano. Tra l’altro, nel suo recente tour, Lavrov non ha esitato a ricorrere a una retorica smaccatamente antioccidentale. Gli Stati Uniti stanno quindi evidentemente iniziando a rendersi conto di aver perso molto terreno in Africa negli scorsi anni. E questo è un problema non solo per gli equilibri politici in seno alle Nazioni Unite, ma anche per la solidità della stessa Nato. È probabilmente per questo che, nel nuovo strategic concept dell’Alleanza, viene esplicitamente citato il Sahel. Una crescente consapevolezza quindi, che non si è tuttavia ancora tramutata in una strategia organica in vista di un consolidamento del fianco meridionale della stessa Nato. Tanto più in una fase storica in cui l’influenza europea (e soprattutto francese) sul Sahel si sta progressivamente sfarinando. È in questo quadro che l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale ha recentemente annunciato un piano di assistenza da un miliardo di dollari per il Corno d’Africa: un’area in cui il peso delle influenze sino-russe sta pericolosamente aumentando (in Sudan, il Wagner Group è riuscito a garantirsi importanti contratti minerari, mentre Pechino ha effettuato pesanti investimenti infrastrutturali in Kenya ed Etiopia). Non sarò quindi facile per gli Stati Uniti invertire il processo di progressiva infiltrazione sino-russa. Anche perché diversi Paesi africani sono piuttosto sensibili alla propaganda terzomondista di Mosca e Pechino. L’unica parziale svolta al momento è che Washington sembra avere oggi maggiore contezza del problema. E il nuovo tour africano di Blinken sta a dimostrarlo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/usa-contrastare-sino-russa-africa-2657799340.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="l-influenza-russa-sull-africa-passa-attraverso-la-fornitura-di-armi" data-post-id="2657799340" data-published-at="1659520497" data-use-pagination="False"> L'influenza russa sull'Africa passa attraverso la fornitura di armi L’influenza internazionale di Mosca (soprattutto in Africa) si estrinseca anche attraverso la fornitura di materiale bellico. A dimostrarlo è un report dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, pubblicato nel marzo del 2021.Tra il 2016 e il 2020, la Russia ha consegnato armi a 45 Stati, coprendo il 20% delle esportazioni internazionali complessive di armamenti. Il principale destinatario di materiale bellico russo è stata l’India (che ha importato il 23% del totale). A seguire si registrano la Cina (18%) e l’Algeria (15%). Più in generale, nell’arco di tempo considerato, l’export russo di armi è aumentato verso il Medio Oriente (64%) e verso l’Africa (23%). Un altro Paese africano che intrattiene saldi legami con la Russia in materia di fornitura d’armi è l’Egitto. In tutto questo, lo scorso ottobre, Al Jazeera riferì che Mosca aveva inviato quattro elicotteri, armi e munizioni al Mali: Stato su cui, nei mesi successivi, è guarda caso notevolmente aumentata l’influenza politica del Cremlino a discapito di Parigi. Infine, negli ultimi anni, la Russia ha inviato armi anche in Libia, per sostenere i mercenari del Wagner Group.