2025-09-18
Usa-Cina, la guerra continua. Xi vieta alle «sue» società di comprare i chip di Nvidia
Con il passaggio di TikTok in mani americane, le tensioni sembravano rientrate. Domani telefonata tra Donald Trump e il presidente cinese. Resta aperta la partita dei dazi.L’accordo definito a Madrid tra Usa e Cina sul passaggio del social TikTok sotto il controllo americano sembrava aver rasserenato le relazioni tra le due potenze. Ma ieri inaspettatamente è arrivata da Pechino l’ennesima doccia gelata. Secondo il Financial Times, la Cyberspace administration of China ha ordinato ai giganti tech cinesi (come Alibaba e ByteDance) di bloccare gli acquisti e cancellare gli ordini di chip Rtx Pro 6000D di Nvidia allargando quindi lo stop che fino a questo momento riguardava il modello H20 utilizzato in Cina per l’intelligenza artificiale. La notizia piomba nel pieno dei delicati colloqui sui dazi commerciali in corso nella capitale spagnola e che culmineranno con la telefonata fissata per domani tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e l’omologo cinese, Xi Jinping. Un colloquio che dovrebbe entrare nel dettaglio dell’accordo quadro sulla cessione di TikTok e definire la partita dei dazi. Già lunedì scorso il clima positivo dell’intesa raggiunta sul passaggio al controllo americano della piattaforma social, era stato turbato dall’annuncio che l’autorità antitrust cinese aveva messo sotto accusa Nvidia per violazione delle regole della Repubblica popolare sulla concorrenza in merito all’acquisizione da 6,9 miliardi di dollari di Mellanox Technologies avvenuta nel 2020. L’operazione era stata approvata da Pechino a determinate condizioni che, secondo le autorità locali, non sarebbero state rispettate. Al momento non è stato chiarito in che modo Nvidia avrebbe violato gli impegni presi e questa assicura di aver rispettato tutte le leggi e dice di voler collaborare con le agenzie locali. Pechino aveva aperto anche due nuove indagini: una per dumping su alcuni chip importati dagli Usa e un’altra contro le restrizioni all’export americano, giudicate discriminatorie. Una mossa che aveva rischiato di complicare ulteriormente le trattative tra le due potenze.Nvidia ora potrebbe dover pagare una sanzione di ammontare compreso tra l’1% e il 10% delle vendite realizzate nell’anno precedente in Cina, un mercato che rappresenta circa il 13% del fatturato globale del gruppo americano.Secondo alcuni analisti interpellati dall’agenzia Reuters, c’è un sospetto tempismo nell’accusa al colosso dei chip arrivata lunedì scorso, e ora nell’ordine di bloccare gli acquisti di microprocessori di ultima generazione, e le trattative sulle relazioni commerciali tra le due potenze giunte alla svolta conclusiva. La strategia di far terra bruciata attorno a Nvidia, fa parte della politica più ampia di Pechino volta a rafforzare la produzione domestica di semiconduttori e a ridurre la dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti. La Cina punta a triplicare la fabbricazione di chip entro il prossimo anno. Huawei ha programmato tre nuovi stabilimenti dedicati esclusivamente ai semiconduttori con intelligenza artificiale mentre l’altro colosso cinese Smic pianifica di raddoppiare la capacità produttiva. Secondo il Financial Times, le autorità di Pechino hanno avviato un monitoraggio della qualità dei chip prodotti dalle aziende locali, da Huawei a Cambricon, Alibaba e Baidu, per verificare se è sullo stesso livello di quelli americani o migliori. Il segretario di Stato al Tesoro Usa, Bessent, pur esprimendo disappunto, ha però sottolineato che il caso di Nvidia «non aveva nulla a che fare con i colloqui in corso o con il loro esito».Il blocco dei contratti di acquisto dei semiconduttori per intelligenza artificiale, secondo il quotidiano South China Morning Post edito a Hong Kong, avrebbe un’altra causa che non rientra nei giochi di geopolitica. Sarebbe tutta una questione di prezzo, cioè sarebbe troppo costoso rispetto alle sue prestazioni e meno potente di un altro modello, il Rtx5090, vietato dagli Usa in Cina ma reperibile sul mercato nero a metà prezzo.Non è la prima volta che Nvidia è al centro di tensioni commerciali. Già all’inizio del 2025 il governo statunitense aveva bloccato l’esportazione di chip H20 temendo che potessero essere utilizzati per applicazioni militari legate all’intelligenza artificiale. Poi su sollecitazione del ceo Jensen Huang, Washington aveva consentito la ripresa delle vendite, a condizione che il 15% dei ricavi finisse nelle casse Usa. Ora però le nuove accuse dell’antitrust cinese e lo stop agli ordini, complicano la posizione del gruppo. Huang ha annunciato che ne parlerà con Trump: «Probabilmente abbiamo contribuito al mercato cinese più di quanto abbia fatto la maggior parte dei Paesi. Sono deluso da quello che vedo». La Cyberspace administration of China ha perfino ipotizzato la presenza di una backdoor che consentirebbe un controllo remoto da parte americana, accusa smentita dal ceo di Nvidia, il quale ha assicurato che tali timori sono infondati.Le autorità cinesi si sarebbero indispettite anche per alcune dichiarazioni del segretario al Commercio americano Howard Lutnick, ritenute «offensive». In una sua intervista, Lutnick ha infatti affermato che gli H20 non rappresentano i migliori chip di Nvidia, ma una quarta scelta destinata alla Cina, con l’obiettivo di «rendere gli sviluppatori cinesi dipendenti dagli americani». Parole che avrebbero contribuito a irrigidire la posizione di Pechino.
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