Conversazione con Sara Kelany, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile delle politiche migratorie del partito.
Sara Kelany, ci spiega in cosa consiste la Carta dei doveri dei migranti?
«Noi abbiamo fatto una proposta di legge per modificare una norma relativa al diritto di asilo che prevede che i richiedenti asilo debbano essere edotti dei diritti e dei doveri. Attualmente in sostanza il foglio consegnato ai richiedenti asilo quando arrivano in Italia, ci sono 4 cartelle di diritti e una riga di doveri in cui si spiega che sono tenuti a rispettare le leggi italiane. Noi abbiamo ritenuto di specificare all’interno di questa norma che tra i doveri debbano essere espressamente indicati che rispettino la donna e la parità di genere e che venga espressamente indicato che laddove vengano violate le norme c’è la possibilità di revoca della richiesta di asilo. Con la Carta dei doveri insomma si specifica che quando si arriva sul territorio italiano si devono rispettare le nostre leggi altrimenti si torna a casa propria. Ho ritenuto di dover specificare l’obbligo di rispetto della donna e della parità di genere perché abbiamo troppo spesso assistito a episodi in cui l’ordinamento della Sharia abbia avuto il sopravvento sull’ordinamento nazionale. Donne e bambine maltrattate, velo imposto, bambine costrette a lasciare la scuola e a sposarsi contro la propria volontà, questo per noi non è accettabile».
Cosa è successo con Frontex ed Europol?
«Succede che il garante della privacy europea ha ritenuto di bloccare lo scambio dei dati tra Europol e Frontex ed è un problema che si protrae da due anni. In sostanza i dati personali di potenziali criminali non possono essere trasferiti per motivi di tutela della riservatezza. Europol per cercare di superare le osservazioni che gli impediscono di ricevere i dati che gli servono per combattere la criminalità internazionale ha cambiato il proprio regolamento ma non è stato sufficiente perché il garante della privacy lo ha impugnato portandolo alla Corte di Giustizia europea. Non finisce qui perché io ho partecipato alla riunione di comitato di controllo parlamentare di Europol, un soggetto istituzionale permanente previsto dal TFUE. Il 23 febbraio a Vienna c’è stata una riunione in cui ho chiesto espressamente spiegazioni al garante il quale ha taciuto».
Può avvalersi di non rispondere?
«Lo ha fatto. Io lo considero uno sgarbo istituzionale, quindi ho scritto un’interrogazione ad Europol per chiedere se si fosse risolto il problema e quali fossero eventualmente i sistemi per superare lo stallo. Stessa interrogazione è stata presentata dal gruppo Ecr in Europa. A seguire il dossier è Carlo Fidanza che ha promosso l’iniziativa parlamentare presentandola a Magnus Brunner, Commissario per gli Affari interni e la migrazione».
Le politiche migratorie del governo sono osteggiate da parte della magistratura, ormai è un dato di fatto. Così come è un dato di fatto che però le stesse politiche siano prese ad esempio dai governi di mezzo mondo. Guardando all’Europa basta pensare al laburista Keir Starmer, premier britannico e al futuro cancelliere tedesco Friederich Merz, membro della Cdu e di certo non considerato un pericoloso sovranista. C’è un nesso tra questi due elementi?
«I risultati delle politiche migratorie di questo governo sono talmente tanto sotto gli occhi di tutti, dopo dieci anni di destrutturazione delle politiche migratorie stiamo finalmente arrivando a obiettivo. Il resto del mondo ce lo riconosce».
In Italia il discorso è diverso.
«Una parte della magistratura ha scelto di abbracciare le politiche di contrasto alle politiche migratorie del governo. Non è l’intera magistratura, solo alcuni di loro. Vanno a braccetto con le politiche di opposizione della sinistra italiana che però evidentemente si trova isolato in Europa. Il partito democratico non trova più sponde in Europa».
Non solo in tema di migrazione.
«Il partito democratico è spaccato al suo interno su tanti temi e ha perso i legami anche con i suoi naturali alleati europei. Faccio presente una cosa. La Commissione europea che non può essere tacciata di avere un’estrazione sovranista, di fronte al giudizio pendente della Corte di giustizia sulla questione Paesi sicuri, si è costituita in giudizio aderendo alle posizioni italiane. Questo fa capire quanta ideologia ci sia dietro alla questione migrazione in Italia».
Si attende quindi una decisione della Corte di Giustizia europea, cosa si aspetta?
«Noi ritenendo di aver pedissequamente introdotto all’interno del nostro ordinamento la possibilità di eseguire le procedure accelerate di frontiera, cosa prevista da una direttiva europea del 2013. Consci di essere in linea con il diritto europeo e internazionale, sotto il profilo giuridico non mi attendo sorprese, mi aspetto che la nostra posizione venga accolta. Questo non è tema solo italiano, se si adottasse il principio che stanno imponendo i giudici italiani, si bloccherebbero le procedure di rimpatrio in tutta Europa. I giudici italiani dicono di avere la prerogativa di stabilire quali siano i Paesi sicuri, ma è una prerogativa politica».
Nel parere fornito dal procuratore generale della Corte di Giustizia si sottolinea però che alla magistratura è consentito di decidere caso per caso se il Paese possa essere definito sicuro.
«Ma questo l’Italia lo ha sempre sostenuto. Il potere del magistrato sta nel disciplinare il singolo caso. Non solo ha il diritto ma il magistrato deve decidere sul caso concreto. Se si leggono le ordinanze emesse fin qui, non si tratta mai il caso concreto, allora mi chiedo: ma tu stai tutelando il diritto del migrante o il tuo diritto di fare le leggi al posto dello Stato»?