2023-02-06
Usa 2024: Nikki Haley sta per scendere in campo
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L’annuncio è atteso per il prossimo 15 febbraio. L’ex ambasciatrice statunitense all’Onu è pronta a correre per la nomination presidenziale repubblicana del 2024. Si avvia quindi a essere la seconda candidata alle prossime primarie, dopo Donald Trump. Eppure, ad aprile del 2021 la diretta interessata aveva dichiarato che non avrebbe tentato una simile avventura, qualora Trump avesse deciso di candidarsi. Il punto è che, da allora, è passata molta acqua sotto i ponti. L’ex presidente repubblicano è uscito azzoppato dalle ultime elezioni di metà mandato. Un elemento che sta spingendo vari big del Partito repubblicano a farsi avanti. Dopo la Haley, sono infatti attese le candidature del governatore della Florida Ron DeSantis, del collega della Virginia Glenn Youngkin, dell’ex segretario di Stato Mike Pompeo e dell’ex vicepresidente americano Mike Pence. Attenzione: sarebbe un errore considerare Trump già fuori gioco. L’ex presidente può contare su un rilevante bacino elettorale di fedelissimi. Tuttavia è chiaro che le prossime primarie repubblicane si avviano ad essere piuttosto affollate.Ebbene, in questo quadro complicato, la Haley ha delle chances? Indubbiamente sì. Innanzitutto può vantare sia esperienza amministrativa sia di politica estera: è stata governatrice del South Carolina ed ambasciatrice all’Onu nell’amministrazione Trump. In secondo luogo, il fatto di essere una donna indo-americana può essere d’aiuto per attrarre il voto femminile e delle minoranze etniche, contendendolo più efficacemente al Partito democratico. In terzo luogo, la Haley sa coniugare istanze politiche significativamente conservatrici con un’immagine piuttosto moderata e rassicurante, oltre a godere di una discreta notorietà a livello nazionale (fattore, questo, imprescindibile per condurre una campagna presidenziale efficace negli Stati Uniti). Se vogliamo, il suo tallone d’Achille più evidente risiede in una scarsa propensione a muoversi adeguatamente nelle dinamiche di partito. Dal 2016 al oggi, la Haley ha spesso fatto fatica a comprendere in che direzione soffiasse il vento elettorale. Un elemento che l’ha talvolta isolata all’interno del Gop. Non appena si candiderà, dovrà quindi celermente trovare una collocazione chiara e riconoscibile, evitando l’errore che fu, per esempio, di Kamala Harris alle primarie dem del 2020: vale a dire quello di oscillare tra varie posizioni, confondendo gli elettori. Infine, emerge un elemento di incognita che riguarderà comunque anche molti dei suddetti (potenziali) candidati alla nomination repubblicana: parliamo ovviamente del rapporto con Trump. La Haley – così come Pence e Pompeo – ha fatto parte della sua amministrazione. E quindi dovrà riuscire a trovare una via intermedia che le consenta di distaccarsene pur senza rinnegarlo completamente: obiettivo, questo, non certo facile. Tra l’altro, l’ex presidente ha già iniziato a bersagliare la sua prossima rivale, rinfacciandole passate dichiarazioni a favore di un’eventuale ricandidatura dello stesso Trump nel 2024. La Haley ha le carte in regola per conquistare la nomination. E, anche non dovesse farcela, è assai probabile che acquisirebbe un posto di rilievo in un’eventuale amministrazione repubblicana (dalla vicepresidenza alla guida del Dipartimento di Stato). Certo: la strada è ancora lunga. Ma lo scontro politico è già cominciato.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)