2024-03-10
Ursula anatra zoppa: 3 nomi per sostituirla
Ursula von der Leyen (Ansa)
La candidatura della Von der Leyen per un secondo mandato alla Commissione è più debole dopo che Thierry Breton e Christian Lindner l’hanno criticata. Guadagnano posizioni Mario Draghi, il premier greco Kyriakos Mitsotakis e Roberta Metsola. Giorgia Meloni osserva e per ora non si sbilancia.Ursula von der Leyen è una candidata zoppa: la presidente uscente della Commissione europea si scopre molto più debole del previsto, la strada per la sua riconferma alla guida dell’Unione è tutta in salita, molto di più di quanto potesse essere prevedibile fino alla scorsa settimana. L’ufficializzazione della sua candidatura per il Ppe è stata caratterizzata da una plateale dimostrazione di scarsa fiducia da parte del suo stesso partito: al di là delle alchimie regolamentari, su 801 delegati al congresso di Bucarest, di cui 737 aventi diritto al voto, i «sì» alla sua corsa per la riconferma sono stati appena 400. Thierry Breton, commissario francese al Mercato Interno della Commissione uscente, ha sottolineato che Ursula «è stata messa in minoranza dal suo stesso partito», mentre il ministro tedesco delle Finanze Christian Lindner ha affondato il colpo: «Come presidente della Commissione», ha scritto Lindner su X, «Ursula von der Leyen è a favore della burocrazia, del paternalismo e dei divieti tecnologici. L’Europa ha bisogno di meno von der Leyen e di più libertà». E se è vero che Lindner è un liberale e Breton un indipendente, è vero pure che le loro critiche non possono non suggerire l’idea che Emmanuel Macron e Olaf Scholz siano abbondantemente stufi delle piroette da politica politicante di Ursula, passata nel giro di un paio di settimane da paladina del green più spinto (per accontentare i Socialisti, che fanno parte della maggioranza europea attuale) a sostenitrice della necessità di coniugare ambientalismo e economia (caso mai per essere confermata dovessero servire i voti della destra di Ecr, il gruppo di cui fa parte Fratelli d’Italia). Manco fosse Giuseppi Conte, in sostanza, Ursula von der Leyen si propone come presidente per tutte le stagioni, in grado di guidare sia un governo di centrosinistra che di centrodestra. La Von der Leyen conta sull’appoggio esterno degli Stati Uniti, la cui influenza sulle decisioni di molti governi europei è (per usare un eufemismo) rilevante, e per questo ha messo al centro del suo programma la difesa e il sostegno all’Ucraina. Il legame con Giorgia Meloni c’è, ma Fratelli d’Italia non esplicita il suo consenso alla rielezione della Von der Leyen perché sarebbe assai complicato, anche in tempi di estrema volubilità politica, affrontare la campagna elettorale per le Europee sventolando la bandiera di Ursula, che ha guidato una Commissione della quale il partito della nostra presidente del Consiglio ha detto e continua a dire peste e corna. La prima alternativa che circola tra gli addetti ai lavori è quella di Mario Draghi: quello del «nonno al servizio delle istituzioni» sarebbe un nome certamente capace di attrarre parecchi consensi in Europa, ma che farebbe, nel caso in cui finisse sul tavolo, Giorgia Meloni? Difficilmente potrebbe dire «no», poiché avere un italiano alla guida della Commissione sarebbe un elemento positivo, ma certo è che tra la nostra premier e il suo predecessore i rapporti, all’inizio solidissimi, si sono assai raffreddati. L’attacco più duro da parte della Meloni a Draghi risale allo scorso dicembre, quando la premier, in parlamento, ha azzannato Supermario: «Mi ha molto colpito», ha scandito la Meloni, «che si sia fatto riferimento al grande gesto da statista del mio predecessore Mario Draghi e la foto in treno verso Kiev con Macron e Scholz. Per alcuni la politica estera è stata farsi foto con Francia e Germania quando non si portava a casa niente». Altro «papabile» per il dopo-Ursula è il premer greco Kyriakos Mitsotakis, esponente di Nuova Democrazia, che fa parte del Partito popolare europeo. Mitsotakis non è esattamente un punto di riferimento per le destre europee, avendo tra l’altro dato impulso alla legge che consente il matrimonio tra persone dello stesso sesso, e tra l’altro un protagonista politico greco alla guida della Commissione europea potrebbe complicare i rapporti con la Turchia. Dal punto di vista della fedeltà atlantista, Mitsotakis è invece blindato: pochi giorni fa si trovava a Odessa in compagnia del presidente ucraino Volodymyr Zelenky quando un attacco missilistico russo ha colpito una autorimessa che si trovava a poche centinaia di metri dai due capi di governo. Mitsotakis, esponente della destra liberale europea, domenica prossima, 17 marzo, sarà in Egitto insieme alla Von der Leyen, alla stessa Meloni e al primo ministro belga Alexander De Croo, per incontrare il presidente egiziano Al Sisi per definire un accorso sui migranti.Terza carta anti-Ursula, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Esponente del Ppe, la Metsola gode di ottima stampa, è sempre molto politically correct, fan sfegatata, manco a dirlo, di Zelensky. Il suo punto debole è la nazionalità maltese: difficile immaginare che alla guida dell’Europa arrivi una protagonista politica di una nazione così piccola e tra l’altro assolutamente poco collaborativa per la gestione dei flussi migratori clandestini. A proposito di Europee: dal 20 al 22 marzo prossimi a Subiaco è in programma una iniziativa promossa dal gruppo Ecr dal titolo «L’eredità di San Benedetto nei valori del conservatorismo europeo». Le giornate di studio, che si svolgeranno all’interno del più antico monastero benedettino del mondo, saranno aperte il 21 marzo dalla Lectio magistralis del filosofo Marcello Pera senatore di FdI. Su questi spunti iniziali il copresidente del gruppo Ecr, l’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini, aprirà il confronto tra i tanti europarlamentari del gruppo Ecr provenienti da tutta Europa.
Federico Cafiero De Raho (Ansa)
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Paolo Inselvini alla sessione plenaria di Strasburgo.
Giornata cruciale per le relazioni economiche tra Italia e Arabia Saudita. Nel quadro del Forum Imprenditoriale Italia–Arabia Saudita, che oggi riunisce a Riyad istituzioni e imprese dei due Paesi, Cassa depositi e prestiti (Cdp), Simest e la Camera di commercio italo-araba (Jiacc) hanno firmato un Memorandum of Understanding volto a rafforzare la cooperazione industriale e commerciale con il mondo arabo. Contestualmente, Simest ha inaugurato la sua nuova antenna nella capitale saudita, alla presenza del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
L’accordo tra Cdp, Simest e Jiacc – sottoscritto alla presenza di Tajani e del ministro degli Investimenti saudita Khalid A. Al Falih – punta a costruire un canale stabile di collaborazione tra imprese italiane e aziende dei Paesi arabi, con particolare attenzione alle opportunità offerte dal mercato saudita. L’obiettivo è facilitare l’accesso delle aziende italiane ai mega-programmi legati alla Vision 2030 e promuovere partnership industriali e commerciali ad alto valore aggiunto.
Il Memorandum prevede iniziative congiunte in quattro aree chiave: business matching, attività di informazione e orientamento ai mercati arabi, eventi e missioni dedicate, e supporto ai processi di internazionalizzazione. «Questo accordo consolida l’impegno di Simest nel supportare l’espansione delle Pmi italiane in un’area strategica e in forte crescita», ha commentato il presidente di Simest, Vittorio De Pedys, sottolineando come la collaborazione con Cdp e Jiacc permetterà di offrire accompagnamento, informazione e strumenti finanziari mirati.
Parallelamente, sempre a Riyad, si è svolta la cerimonia di apertura del nuovo presidio SIMEST, inaugurato dal ministro Tajani insieme al presidente De Pedys e all’amministratore delegato Regina Corradini D’Arienzo. L’antenna nasce per fornire assistenza diretta alle imprese italiane impegnate nei percorsi di ingresso e consolidamento in uno dei mercati più dinamici al mondo, in un Medio Oriente considerato sempre più strategico per la crescita internazionale dell’Italia.
L’Arabia Saudita, al centro di una fase di profonda trasformazione economica, ospita già numerose aziende italiane attive in settori quali infrastrutture, automotive, trasporti sostenibili, edilizia, farmaceutico-medicale, alta tecnologia, agritech, cultura e sport. «L’apertura dell’antenna di Riyad rappresenta un passo decisivo nel rafforzamento della nostra presenza a fianco delle imprese italiane, con un’attenzione particolare alle Pmi», ha dichiarato Corradini D’Arienzo. Un presidio che, ha aggiunto, opererà in stretto coordinamento con la Farnesina, Cdp, Sace, Ice, la Camera di Commercio, Confindustria e l’Ambasciata italiana, con l’obiettivo di facilitare investimenti e cogliere le opportunità offerte dall’economia saudita, anche in settori in cui la filiera italiana sta affrontando difficoltà, come la moda.
Le due iniziative – il Memorandum e l’apertura dell’antenna – rafforzano dunque la presenza del Sistema Italia in una delle aree più strategiche del panorama globale, con l’ambizione di trasformare le opportunità della Vision 2030 in collaborazioni concrete per le imprese italiane.
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