2024-06-16
Per mandare avanti il porto di Genova scelto l’uomo di sinistra, pm e Colle
Alberto Maria Benedetti (Imagoeconomica)
Realpolitik di governo. Ok di toghe e Quirinale, nominato commissario Benedetti già candidato M5s al Csm.Non fare affondare il porto e non regalare la Regione alla sinistra. Sono questi gli obiettivi urgenti che il governo si è dato dopo lo sconquasso causato dall’arresto dell’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova e Savona, Paolo Emilio Signorini e le dimissioni del commissario straordinario Paolo Piacenza (indagato per abuso d’ufficio è tornato al ruolo di segretario generale). Anche a costo, come vedremo, di scendere a patti con il diavolo, in questo caso la sinistra, e di scegliere come commissario straordinario aggiunto dello scalo un uomo considerato vicino al Movimento 5 stelle e alle correnti giudiziarie progressiste. In questo momento c’è un intero sistema che balla e sullo scalo aleggia il fantasma delle proteste dei lavoratori. Quindi non si può fare troppo gli schizzinosi. L’Autorità deve sbloccare i fondi per aggiustare i conti della Compagnia unica dei camalli e prolungare le concessioni in scadenza per l’utilizzo delle banchine da parte dei terminalisti. Se queste non vengono assegnate, le attività si fermano e le proteste degli operatori diventano inevitabili. Un rischio che la maggioranza, ma soprattutto il Paese non possono correre visto che il porto del capoluogo ligure è la cinghia di trasmissione dell’economia del Nord ovest, la locomotiva italiana.Per questo il ministero delle Infrastrutture, guidato da Matteo Salvini e dal suo proconsole genovese Edoardo Rixi (rimasti, nonostante l’impegno in prima linea, del tutto estranei all’inchiesta giudiziaria), sanno di dover praticare la realpolitik e, passate le schermaglie elettorali, hanno rindossato i panni di chi vuole fare, senza perdere tempo in inutili battibecchi con l’opposizione. La diplomazia sotterranea è stata preferita a un’estenuante guerra di trincea o, peggio, casa per casa contro un nemico che in porto si presenta come i sovietici a Stalingrado: invincibile.Affrontare le elezioni regionali alle porte con la bomba innescata sotto le banchine sarebbe come giocare alla roulette russa. Nelle prossime ore arriveranno a Genova gli ispettori ministeriali che troveranno una situazione non semplice: nello scalo sta montando lo scontro tra spedizionieri e camionisti e uno dei principali player, Aldo Spinelli, agli arresti con l’accusa di corruzione, ha in scadenza un paio di concessioni (per due spazi dove movimenta i container). Perciò si è rivolto al Tar per contestare le lungaggini burocratiche, ma i funzionari dell’Autorità, considerate i recenti sviluppi giudiziari, procedono con la massima cautela e fanno sapere di volere tenere in debito conto le richieste di eventuali concorrenti.In questo clima non deve quindi stupire che dopo aver indicato quale commissario straordinario del porto un tecnico puro come l’ammiraglio Massimo Seno, gli sia stato affiancato come aggiunto un nome non esattamente d’area sovranista, quello del giurista Alberto Maria Benedetti, allievo di Renzo Roppo, dal 2018 al 2022 membro laico del Csm in quota 5 stelle (candidato più votato sulla piattaforma Rousseau e apprezzato anche dal concittadino Beppe Grillo), considerato vicino anche al Pd, ma soprattutto al Quirinale. Così stimato che, nel 2018, ci volle una mano da pokerista di Matteo Renzi per far saltare la sua nomina a vicepresidente del Csm. Sul fotofinish il fu Rottamatore, con l’aiuto di Luca Palamara, riuscì a piazzare al suo posto David Ermini, in uno scontro all’ultimo voto (13 a 11, con due schede bianche).A Genova, Benedetti è uno scudo umano contro le trappole di cui la sinistra, vera padrona dei moli, ha disseminato lo scalo. Anche perché nel 2020 il suo nome era considerato tra i più accreditati come anti Toti alle elezioni regionali. Alla fine non se ne fece niente, anche per le scarse possibilità di vittoria dell’allora armata Brancaleone piddino-stellata.«Benedetti è stato scelto perché nessuno deve pensare che abbiamo qualcosa da nascondere e che a Palazzo San Giorgio (sede dell’Autorità, ndr) si stia facendo qualcosa di poco chiaro. Avessimo messo qualcuno riconducibile all’attuale maggioranza lo avrebbero arrestato dopo due giorni» ci dice tra il serio e il faceto un’autorevole fonte interna al centro-destra.L’inchiesta ha mostrato come i governanti locali siano dovuti scendere a patti in diverse occasioni con la sinistra e con i suoi uomini, a partire dall’imprenditore indagato Mauro Vianello, detto «la volpe del porto», dem a 24 carati, e dal suo cocco Signorini, l’uomo messo dal governo Draghi e dal ministro Enrico Giovannini alla guida dell’Autorità. Ed ecco spuntare il nome di Benedetti, uscito, si dice, dal cilindro della Lega di governo. Il via libera è arrivato dopo riservatissime interlocuzioni con la Procura di Genova (il procuratore Nicola Piacente avrebbe dato il suo via libera), ma soprattutto dopo che lo staff di Salvini aveva sondato il Quirinale. Il parere sul Colle più alto è stato positivo. Un semaforo verde che non ci sorprende. In un’intervista a Palamara pubblicata da questo giornale l’11 settembre 2022 e mai smentita, l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, a proposito di Benedetti ci disse: «In occasione della cena di addio dell’ex vicepresidente di Palazzo dei marescialli Giovanni Legnini, il professor Guido Alpa, all’epoca ascoltato consigliere del presidente del Consiglio Giuseppe Conte (di cui è stato mentore, ndr), mi caldeggiò fortemente il nome del professore Alberto Maria Benedetti, dicendo che era un nome gradito al Quirinale. Purtroppo non lo ascoltai». Infatti sostenne Ermini e come sia andata è noto a tutti.Lo stesso Palamara aveva anche svelato che Benedetti, nella corsa alla vicepresidenza di Palazzo dei marescialli, era sostenuto pure da Giuseppe Cascini, in quel momento capogruppo del cartello progressista di Area al Csm. Insomma toghe rosse (considerate maggioritarie nella Procura genovese) e grillini, ma anche i dem e Sergio Mattarella o i suoi più stretti consiglieri, sarebbero gli sponsor del nuovo uomo forte del porto.Certo il curriculum del cinquantaduenne professore genovese è di tutto rispetto. Ordinario di istituzioni di diritto privato e diritto civile al dipartimento di Giurisprudenza dell’università del capoluogo ligure, appena trentacinquenne è stato vicecommissario straordinario dell’Agenzia spaziale italiana. Dal 2009 al 2014 stato presidente dell’Autorità di controllo sui servizi pubblici locali del Comune di Genova, un «organo indipendente» nominato, però, dalla maggioranza consigliare, in quegli anni di centro-sinistra. Dal 2013 al 2018 è stato presidente del Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni) Liguria. Tale figura è individuata dal presidente del Consiglio regionale d’intesa con il governatore, all’epoca il piddino Claudio Burlando. Per tre anni Benedetti ha mantenuto il suo incarico anche sotto Toti.Da professore ha avuto allievi di tutti gli orientamenti politici ed è stato apprezzato come insegnante anche da esponenti del centro-destra. Tutti motivi che lo hanno reso papabile come commissario straordinario aggiunto dei porti di Genova e Savona.La Lega di governo ha dovuto far digerire il nome di Benedetti anche al vicepresidente del Csm, eletto in quota Carroccio, Fabio Pinelli, da sempre su posizioni molto diverse, in materia di politica giudiziaria, rispetto a Benedetti. Ottenuto il via libera informale dei vertici di Quirinale e Csm la designazione è stata ufficializzata. Anche se non tutti nella maggioranza sono pronti a morire per Benedetti in caso di problemi. Neanche Salvini e Rixi.La decisione è stata dettata solo dal buon senso e bisognerà capire se darà i frutti sperati.Certo già ieri qualche mormorio circolava in città. Soprattutto perché, come si legge nel cv, Benedetti, tra il 2013 e il 2018, «ha collaborato con lo studio legale Carbone e D’Angelo», lo stesso che da anni segue il gruppo Spinelli. Andrea D’Angelo è stato addirittura vicepresidente del Genoa quando il proprietario era u sciù Aldo. Inoltre quando Signorini è diventato amministratore delegato di Iren ha subito firmato due consulenze, sospese dal Cda dopo il suo arresto del 7 maggio scorso: una da 200.000 euro per il dem Vianello e un’altra da 250.000 euro per D’Angelo. Qualcuno ha già iniziato a chiedersi come si porrà ora Benedetti nei confronti dell’arrestato Spinelli e del suo gruppo. Insomma, da qualunque parte la si prenda, l’affaire genovese è come una di quelle sciarade dalla soluzione quasi impossibile.Certo, nessuno nella maggioranza vuole regalare la Liguria all’opposizione, anche se il ribaltone, dopo il terremoto giudiziario non è un’ipotesi così peregrina. Soprattutto dopo che la Procura ha scelto la strada del muro contro muro, tenendo ai domiciliari, con la benedizione del gip Paola Faggioni, Toti, impedendone così una eventuale ricandidatura.Di fronte a un simile scenario non si può sbagliare nulla, anche perché i guai potrebbero non essere finiti. Il Cda dell’aeroporto (che ricade in area demaniale ed è controllato al 60 per cento dall’Autorità portuale) deve, con urgenza, approvare un aumento di capitale da circa 4 milioni di euro per coprire le perdite, altrimenti rischia di dover portare i libri in Tribunale. Intanto uno dei consiglieri, Ivan Pitto, si è dimesso, dopo essere stato indagato per corruzione in un filone dell’inchiesta genovese, e il suo presidente, Alfonso Lavarello, manager di riferimento dell’armatore Gianluigi Aponte, è atteso (in veste di testimone) nei prossimi giorni in Procura per spiegare alcune intercettazioni che riguardano lui e il suo «principale».C’è poi la questione delle grandi opere, a partire dalla nuova diga foranea e dal tunnel sottomarino, affidato ad Autostrade per l’Italia, società che in porto ha diversi interessi.Il suo amministratore delegato Roberto Tomasi è stato sentito dai pm a inizio settimana e c’è chi, tra i soci di maggioranza di Aspi, starebbe valutando un avvicendamento per la poltrona in questo momento occupata dall’ad. L’inchiesta giudiziaria non c’entra, ma, come si sa, queste cose, a volte, favoriscono i ricambi. Questi sono i rumors.Resta aperta la spinosa questione, svelata dalla Verità, dello 007 che, utilizzando un cellulare intestato a Palazzo Chigi, lavorava per far saltare la proroga tentennale a Spinelli e al socio Aponte del terminal Rinfuse. Un’operazione che sarebbe stata supportata dal suo «capo» e da un pool di esperti non meglio identificati.Dal ministero delle Infrastrutture hanno chiesto chiarimenti alla Presidenza del Consiglio dei ministri sul ruolo che ha avuto in questa vicenda l’agente segreto, ex dipendente della Psa, società leader (anche a Genova) nella gestione dei container con base a Singapore e legata alla potenza straniera più temuta in questo momento in Italia, la Cina. Lo 007 ha giocato una partita tutta sua a favore della società vicina al Dragone di Pechino? Da Palazzo Chigi avrebbero replicato che ci sarebbero accertamenti in corso, come anticipato dal nostro giornale. Una questione, quella del ruolo di Psa nella guerra del porto, che non è passata inosservata nemmeno al Quirinale, dove sulle grandi questioni geopolitiche c’è sempre la massima attenzione.