2020-12-29
Un’unica cassaforte per i soldi vaticani: tutto in un conto gestito da Galantino
Nunzio Galantino (Stefano Montesi/Corbis via Getty Images)
Finita l'era dei tre forzieri. Ior ridimensionato, Segreteria di Stato ridotta a ministero senza portafoglio. Vince l'Apsa.Finisce l'era dei tre forzieri vaticani, Ior, Segreteria di stato e Apsa, e si apre quella dell'unica cassaforte, quella dell'Amministrazione del patrimonio della sede apostolica il cui presidente è monsignor Nunzio Galantino, già segretario dei vescovi italiani e uomo di fiducia di papa Francesco. Con il motu proprio «Una migliore organizzazione» il Papa svuota le casse della Segreteria di Stato, ridotta praticamente a un ministero senza portafoglio, e trasferisce tutto all'Apsa: fondi, conti bancari, investimenti mobiliari e immobiliari, ivi incluse le partecipazioni in società e fondi di investimento, tutto ciò che era intestato alla Segreteria di Stato diventa dell'Apsa. Entro il prossimo 4 febbraio si devono compiere i trasferimenti. Il motu proprio pubblicato ieri mette in atto quanto papa Bergoglio aveva già comunicato al cardinale Pietro Parolin con una lettera datata 25 agosto 2020, una comunicazione in cui il Papa faceva riferimento più o meno diretto anche ai vari scandali finanziari che in questi mesi hanno riguardato proprio la Segreteria di Stato, tra cui il famoso caso dell'immobile londinese e la gestione poco chiara di milioni che sarebbero stati divisi tra fondi off shore e paradisi fiscali. In mezzo anche lo strano defenestramento dell'ex numero due della Segreteria, il cardinale Angelo Becciu, che il Papa in un tardo pomeriggio di settembre ha allontanato da tutto, persino dal conclave.Da un certo punto di vista quella messa in campo con «Una migliore organizzazione» si tratta di una operazione di accentramento, come dal lontano 2014 aveva tentato di fare il cardinale australiano George Pell, nominato dal Papa proprio per accentrare tutto nella super segreteria per l'economia. Il ranger australiano si era scontrato proprio con il muro dei tre forzieri, soprattutto con quello della potentissima Segreteria di Stato. Pell, come sappiamo, dovette poi recarsi in Australia per difendersi da accuse di abusi su minori, accuse per cui verrà condannato e da cui sarà poi assolto dall'Alta Corte, e mai riuscì nell'intento per cui era stato nominato. Dopo le chiacchiere su presunte pressioni di alcuni settori vaticani per orientare contro Pell il processo per abusi, è di questi giorni la notizia riportata dalla stampa australiana che migliaia di transazioni in denaro sarebbero partite dal Vaticano verso il Paese dei canguri. Secondo The Australian si tratterebbe addirittura di 2,3 miliardi di dollari australiani (1,7 miliardi di dollari USA, 1,4 miliardi di euro) e a partire del 2014, con più di 400.000 bonifici. Ma chi ha fatto partire questo flusso di denaro, e perché, ad oggi resta un mistero all'interno di quello che appare come un grande guazzabuglio. Il Papa tenta ora di fare chiarezza istituendo un budget centrale in cui confluirà tutto. «Le contribuzioni a qualunque titolo dovute o liberamente devolute alla Santa Sede», comprese quelle del Governatorato e dello Ior, saranno versate su di un unico conto gestito appunto dall'Apsa. Alla Segreteria di Stato anche le spese ordinarie dovranno essere gestite dall'Apsa, e di quello che fu l'Ufficio amministrativo più potente della Santa Sede resta poco più che la gestione delle spese di cancelleria. Il ruolo di segreteria del Papa per gli Affari economici è ora tutto della segreteria per l'Economia, che assume anche ruolo di controllo per l'attività dell'Apsa e quindi, più in generale, di tutte le attività economico finanziare della Santa sede.Anche i Fondi papali entrano nelle casse dell'Apsa, compreso l'Obolo di San Pietro, il denaro delle offerte per la carità del Papa, che tanto ha fatto discutere nei recenti scandali per una possibile mala gestione da parte Segreteria di Stato. Si dovrà costituire «un accantonamento di bilancio denominato Fondi papali, che per maggiore trasparenza farà parte del bilancio consolidato della Santa Sede, per il quale dovrà tenersi contabilità separata, con l'apertura di specifici sottoconti» fra cui appunto uno denominato Obolo di San Pietro ed uno Fondo discrezionale del Santo Padre. Il comunicato della Sala stampa vaticana che accompagna il motu proprio precisa che con questo nuovo assetto la Segreteria di Stato migliorerà la sua «specializzazione», ma in realtà il ridimensionamento è evidente. Questa sottolineatura sulla «migliore organizzazione della Curia romana e a un funzionamento ancora più specializzato della Segreteria di Stato» assomiglia molto a quello che per le nomine curiali o episcopali si dice «promoveatur ut amoveatur», che in italiano si può tranquillamente intendere come «promosso affinché sia rimosso». Peraltro se di tre forzieri se ne fa uno soltanto, certamente si accentra, ma ciò non garantisce sulla maggior trasparenza e sull'allontanamento di faccendieri e corvi. Né sullo stato di salute dei conti. Le voci di un bilancio in rosso delle sacre casse si sono rincorse per un bel po' di tempo e proprio monsignor Galantino si era affrettato a smentire dalle colonne del quotidiano Avvenire. «C'è la necessità di una spending review», aveva dichiarato il nuovo dominus delle finanze vaticane, ma «nessun allarmismo sull'ipotetico default. Piuttosto», disse, «parliamo di una realtà che si rende conto che bisogna contenere le spese. Come avviene in una buona famiglia o in uno Stato serio». Uno Stato che ora praticamente riduce la sua Segreteria, la sua potenza diplomatica e politica, a un ufficio senza portafoglio.
Jose Mourinho (Getty Images)