2023-03-16
Per entrare all’università l’esame si fa ancora online. Risultato: tutti promossi
Dopo la pandemia, le prove degli studenti (non più in presenza) sono notevolmente migliorate: ingannare il software e copiare è facilissimo. E gli atenei risparmiano...Da quando, a causa della pandemia, i test di accesso alle università non si fanno più in presenza ma online, gli studenti italiani sono diventati miracolosamente più intelligenti e più bravi di prima, secondo quanto emerge analizzando i dati del Cisia (Consorzio Interuniversitario Sistemi Integrati per l’Accesso). Mettendo a confronto i punteggi ottenuti dagli studenti prima del Covid negli anni 2018 e 2019 (quando i test si eseguivano in presenza) con quelli dei Tolc (Test OnLine Cisia) del 2020, da casa, le performances degli studenti si sono rivelate magicamente migliori rispetto a quelle degli alunni che, nei due anni precedenti, si erano sottoposti al test in presenza. È paradossale il divario dei voti riscontrato tra chi ha fatto il test di Economia in presenza nel 2018, con una media di 14,3, rispetto a quella decisamente più alta (20,13) accertata nel 2020, quando i test si sono potuti fare soltanto online. Idem per gli studenti di Ingegneria: quando i test si facevano in presenza il loro voto medio era di 20,13, l’anno in cui si sono fatti online è salito a 23,03. Stesso discorso per i Tolc di Scienze: la media del voto ottenuto con i test in presenza, pre pandemia, era 20,93; è salita a 22,53 quando si sono fatti online. Per fortuna, i test di accesso alle facoltà di Medicina italiane si svolgono ancora obbligatoriamente in presenza, ma per tutte le altre facoltà, i test online istituiti a causa del Covid hanno dato la possibilità ai giovani italiani di accedere all’università molto più facilmente di prima, e perfino di superare in graduatoria gli studenti che hanno continuato a preferire i test in presenza.A nessuno sembra sia venuto in mente che forse i controlli sui test fatti da casa siano decisamente meno rigorosi rispetto a quelli fatti in presenza, con la conseguenza che stiamo sfornando decine di migliaia di futuri ingegneri, farmacisti, economisti e scienziati certamente scaltri, ma verosimilmente meno capaci.Il confronto dei punteggi in alcune regioni prima e dopo il passaggio al test a distanza è ancora più impietoso: in Sicilia il voto medio nel Tolc-I (Ingegneria) nel 2019 era 15,95, nel 2020, facendolo online, è balzato a 22,63. Sempre in Sicilia, lo score medio del Tolc-E (Economia) è passato da 12,17 a 16,02, quello del Tolc-F (Farmacia) da 18,99 a 24,55. Nel Lazio il punteggio medio conseguito dagli studenti che, nel 2019, si sono sottoposti al test in presenza del Tolc-E è stato 12,8; nel 2020, facendo comodamente da casa, è salito a 19,66. “Bravissimi” anche gli aspiranti ingegneri lombardi, che nel 2019 avevano ottenuto voto medio 21,15 e nel 2020 hanno talmente migliorato le loro performances da divano da ottenere un voto medio di 23,92, così come quelli emiliani (punteggio salito da 22,01 a 24,59). Per non parlare della Puglia: nei Tolc-S (Scienze) il voto medio nel 2019 era 19,4, nel 2020, online, è salito a 23,85. In Calabria, stessi stupefacenti miglioramenti nei test di accesso alle facoltà di Ingegneria (voto medio passato da 15,53 a 18,3), Economia (da 10,85 a 13,27) e Farmacia (da 19,58 a 23,35).Il software del Cisia che controlla gli esami in remoto, concepito per evitare che l’alunno copi o consulti altre fonti a casa, è molto basico: telecamera del computer di fronte e telecamera fissa (spesso il cellulare) dietro, firewall che impedisce di aprire altre finestre, stop. Per il resto, tutto sembra possibile: auricolari invisibili, suggeritori fuori campo, post-it incollati in ogni angolo che sfugge all’obiettivo della webcam. Chiunque abbia possibilità di avere un secondo cellulare o computer può fare ancora meglio: arruolare un parente o un amico e far cercare a lui le risposte al test. Sarà forse per questo che le domande di accesso ai test online sono ormai esplose, e stavolta la pandemia non c’entra. Nel 2020, quando si potevano fare soltanto a distanza, i test erogati furono 194.755, nel 2022 sono stati ben 286.000. Non sono soltanto gli studenti ad averci preso gusto: gli stessi atenei, nonostante le precauzioni anticovid siano ormai finite da tempo, sembrano preferire i test online, e non certo per il piacere di accogliere studenti più “bravi”. Organizzando i test online, tutti i costi relativi all’affitto dei locali dove si tengono gli esami di accesso e i rimborsi per i professori sono abbattuti, mentre le entrate sono le stesse: ogni studente, che faccia il test online o che lo faccia in presenza, deve pagare 30 euro per ogni tentativo. Online è consentito farli una volta al mese, e lo studente può dunque iniziare a tentare l’accesso quando si aprono le sessioni, verso marzo-aprile, e riprovare ogni mese fino a settembre, versando ogni volta i 30 euro; la metà dell’importo va direttamente al Cisia, l’altra metà all’università. I test in presenza si tengono invece più o meno due volte l’anno; la frequenza varia a seconda dell’ateneo, se non bastano i turni programmati ne vengono richiesti di più, ma a Medicina, l’unica facoltà che (ancora) li tiene in presenza, si svolgono due volte l’anno, ad aprile e a luglio. Anche per le università, insomma, c’è un risparmio notevole, sebbene i Tolc da casa siano molto più complessi da gestire perché ogni sessione, con aule virtuali molto piccole, richiede un aumento del numero di turni e molto più personale per la vigilanza online, che però a distanza non riesce ad impedire più di tanto che gli alunni si attrezzino nei modi più fantasiosi per superare i quiz.All’estero, neanche a dirlo, è tutto più controllato. Gli studenti che vogliono accedere ai test internazionali Sat per le triennali o ai test Gmat (studi in business administration) e Gre (studi in economia), devono passare sotto le forche caudine di due sofisticatissimi software di controllo per gli esami in remoto, usati in quasi tutto il mondo accademico occidentale. Uno, Respondus, cattura i dati biometrici del viso degli studenti durante il test e rileva i comportamenti insoliti, intercettando anche un solo movimento anomalo nello sguardo e scattando istantanee ravvicinate, così da tenere traccia dei comportamenti dell’alunno durante il test; l’altro, Lockdown Browser, blocca il computer dello studente impedendo che durante il test vengano aperte finestre esterne. In Italia questi due software di «proctoring» sono utilizzati da alcuni atenei privati come Bocconi, ma nel 2021 il Garante della privacy ha stabilito che fossero troppo «invasivi» e ha multato l’ateneo milanese di 200.000 euro per aver trattato in maniera «illegittima» i dati personali degli iscritti. È accaduto anche in alcuni college in California, condannati dalla Corte distrettuale per aver effettuato scansioni delle stanze degli studenti, ma le università californiane continuano a utilizzare i software di e-proctoring per evitare gli imbrogli online.È per questo motivo che l’Università di Bologna - tra l’incudine delle frodi degli studenti e il martello delle leggi sulla privacy - sta sollecitando le altre 62 università pubbliche italiane consorziate in Cisia affinché i test di accesso tornino ad essere uguali per tutti, e in presenza. Anche perché tuttora si può aggirare il test in presenza ed iscriversi comunque ad Unibo effettuando un Tolc online in qualsiasi altro ateneo italiano, con buona pace degli studenti in presenza bolognesi, che vengono sorpassati in graduatoria da studenti meno preparati, ma forse più bravi a copiare. «Dopo l’emergenza», ha dichiarato il Magnifico Rettore dell’Alma Mater Giovanni Molari all’inaugurazione dell’anno accademico 2022/2023, «si è trattato di decidere della nostra identità di Ateneo: incrementare a dismisura gli iscritti accettando la lenta metamorfosi in università virtuale, o decidere che noi siamo Università autentica, cioè comunità reale, e affrontare le difficoltà che ne derivano. Non abbiamo avuto esitazioni nella scelta: continueremo a realizzare i test Tolc solo in presenza, perché sappiamo che i test online non garantiscono equità». Tanta normalità di pensiero in mezzo allo stravolgimento sistematico dei criteri di selezione universitari italiani fa apparire Molari un «errore di sistema». Chissà che il ministro dell’Università Anna Maria Bernini, bolognese di nascita e di formazione accademica, non decida di porre rimedio accogliendo la mozione che parte proprio dalla sua città.