
Dall'Irlanda all'Argentina, c'è una corsa (benedetta dai Grandi della Terra) per far morire la nascita e per far nascere la morte. Lo si è visto anche in Italia con gli attacchi al ministro Fontana, la censura dei manifesti pro life, le smodate celebrazioni della 194. E i Grandi della Terra si misero a parlare d'aborto. Fra un cocktail di benvenuto e le sanzioni alla Russia, ecco spuntare i temi che non t'aspetti: il gender e l'interruzione di gravidanza. A volerli introdurre sono stati proprio i padroni di casa del Canada, che hanno mandato in avanscoperta il ministro dello Sviluppo internazionale Marie-Claude Bibeau: l'aborto è «uno strumento per porre fine alla povertà», ha detto tutta fiera. E come darle torto? Se tu uccidi i bambini, essi non sono più poveri. In questo senso anche il suicidio è un formidabile strumento per porre fine al mal di denti. Meglio dell'analgesico. Ha solo alcuni effetti collaterali, come per esempio che spegne una vita. Ma questo, ormai, è solo un dettaglio. In effetti sembra che l'attacco alla vita non sia mai stato così forte nel mondo. E se fino a ieri il fronte più caldo era quello finale, eutanasia e dintorni, adesso si è riaperto violento l'attacco sul fronte natale: vai con l'aborto e non pensarci più. La storica vittoria abortista al referendum irlandese del 25 maggio scorso, evidentemente, ha provocato un insano stato di euforia: lo Sterminator di Feti dilaga a livello internazionale, da una parte all'altra dell'oceano. E sbarca, per l'appunto sul tavolo del G7, dove si propone oltre che come «strumento di lotta alla povertà», anche come «diritto umano». Ma certo, come abbiamo fatto a non pensarci prima? C'è il diritto alla libertà, il diritto alla sicurezza, il diritto di parola. Ma soprattutto c'è il diritto di morire nella pancia della propria mamma. Parola di G7. Per la verità i Grandi non si sono ancora pronunciati sul tema, ma il ministro Bibeau pare decisissima. Del resto, è chiaro: come si fa a promuovere lo sviluppo internazionale se non si fa crescere la quantità di persone che abortiscono? In Canada per altro sono degli esperti: il cattolico Pierre Trudeau, padre dell'attuale leader, introdusse una legge sull'aborto fra le più permissive del mondo (fino a nove mesi, senza restrizioni), il cattolico Justin, suo figlio, la vuole estendere a livello planetario. E, nel frattempo, per guadagnare tempo, concede finanziamenti milionari per aiutare le interruzioni di gravidanza e usa il pugno di ferro contro chiunque osi protestare. Che ci volete fare? La maggior parte dei leader mondiali non ama quando c'è da rischiare. Preferisce quando c'è da raschiare. Ma del resto l'iniziativa canadese al G7 non suona per nulla strana, vista l'aria che si respira per il mondo. Come dicevamo, dopo il referendum in Irlanda, il pianeta sembra percorso da un'insana voglia di vita interrupta. Fra pochi giorni (precisamente il 13 giugno), si voterà anche in Argentina, la patria di papa Francesco: sarebbe il primo Paese importante dell'America latina a introdurre l'aborto. Una marea verde (il colore del movimento abortista) sta invadendo giorno dopo giorno le piazze, le case, le televisioni, mentre le forze anti-abortiste sembrano sempre più in difficoltà. E la voce del Papa non si fa sentire forte come forse ci si aspetterebbe. E nell'Irlanda del Nord? Anche lì c'è voglia d'aborto. Appena visto che i cugini di Dublino avevano deciso di cambiare la Costituzione e di togliere ogni divieto, si sono chiesti: e perché noi no? Hanno fatto subito un ricorso alla Corte suprema britannica che ha respinto la domanda, ma soltanto per motivi procedurali. Però i giudici ci hanno tenuto a far sapere che, se avessero potuto pronunciarsi, avrebbero sicuramente abolito il divieto di aborto in quanto contrario alla Convenzione europea sui diritti dell'uomo. Lo vedete, che si ritorna sempre lì? Ai diritti dell'uomo. Cioè l'uomo che pretende di avere il diritto di uccidere un (futuro) uomo. Così, in attesa di una nuova domanda e di una nuova sentenza, le iniziative a Belfast si moltiplicano: c'è chi scende in piazza, chi fa pressioni sulla Gran Bretagna, chi propone anche qui un referendum, mentre un gruppo di femministe ha cominciato ingegnosamente ad aggirare i divieti facendo distribuire pillole abortive da un robot. Il quale robot, evidentemente, non ha potuto consegnare insieme al farmaco stermina-feti nessuna adeguata informazione sui rischi e sui possibili effetti collaterali. Ma tant'è: è riuscito perfettamente in ciò che voleva. Cioè ha distribuito aborto aggirando la legge. Ed è sfuggito alla polizia. Del resto provate voi ad arrestare un robot teleguidato da Amsterdam…Spiace solo che altrettanta fantasia non sia utilizzata per difendere la vita. Al contrario c'è come una corsa per far morire la nascita e per far nascere la morte. Una cultura che, purtroppo, non si limita a viaggiare dall'Irlanda all'Argentina, ma si sta risvegliando con prepotenza anche in Italia, come si è visto di recente con l'attacco duro nei confronti del ministro Lorenzo Fontana, colpevole soltanto di aver detto che vorrebbe culle meno vuote. Si è visto con la polemica contro i poster pro vita di Roma. E si è visto nelle celebrazioni esagerate ai 40 anni della legge 194, con tanto di processioni pubbliche delle «ancelle pro aborto» al grido di «Non siamo incubatrici, il sesso è un piacere» (ma se non siete incubatrici, perché chiudete gli occhi sull'utero in affitto?). Ora immaginiamo che le ancelle e i censori di poster siano in festa vedendo l'aborto posarsi pesantemente sul tavolo del G7. In effetti, si capisce: porre fine alla vita per porre fine alla povertà, è uno slogan perfetto. Ma solo per un mondo che si appresta a scomparire.
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