2025-05-24
Unicredit fa ricorso contro il golden power
Andrea Orcel si rivolgerà al Tar per verificare la legittimità del provvedimento e nel frattempo tiene aperto il dialogo con il governo Dal Mef però arriva la gelata: «Non ci saranno passi indietro». Anche il Banco prepara le carte bollate. Offerta in freezer.Il risiko bancario si infiamma mettendo sul tavolo decisioni senza precedenti. Andrea Orcel, gran banchiere d’affari e amministratore delegato di Unicredit, ha deciso di lanciare il guanto di sfida al governo italiano. Dopo aver incassato dalla Consob la sospensione di 30 giorni sull’offerta pubblica di scambio (Ops) per Banco Bpm, il numero uno della banca milanese sceglie di aprire un secondo fronte: ricorso al Tar del Lazio per verificare la legittimità del golden power. Un passo che sa di battaglia legale, ma anche - e soprattutto - politica.Per Orcel non si tratta solo di una questione tecnica: il golden power, secondo il suo team legale, è stato applicato in maniera impropria. Due banche italiane, una fusione tutta interna ai confini nazionali, eppure - dicono da Unicredit - trattata come potenziale minaccia alla sicurezza del Paese. A leggerla così, sembra un paradosso. Ma in Italia, quando finanza e politica si incontrano, il confine tra strategia industriale e guerra fredda istituzionale si fa labile.Il governo però non molla. Federico Freni, sottosegretario all’Economia, chiude ogni spiraglio: «Noi abbiamo fatto un golden power, che quello è e quello resta». Parole scolpite nella pietra. Inutile cercare mediazioni semantiche. A Palazzo Chigi, l’operazione Unicredit-Bpm è vista con diffidenza, se non con una malcelata ostilità.Eppure, nonostante la fermezza esibita, l’intera vicenda ha già assunto i contorni di una partita a scacchi in cui i tempi si dilatano e ogni mossa ha bisogno di settimane. I 30 giorni della Consob sono solo il primo tempo supplementare. I ricorsi al Tar - quello di Unicredit, ma anche quello di Banco Bpm che impugnerà la delibera degli sceriffi di Pazza Affari -aprono il sentiero per il Consiglio di Stato. Un’odissea legale destinata a trasformare un’offerta lanciata con impeto lo scorso novembre in una maratona legale. Uno stallo che certamente non aiuta la gestione delle due banche. Lo dice chiaramente Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm in un’intervista al Sole 24 Ore. «Siamo rimasti estremamente sorpresi dal provvedimento Consob tanto che faremo ricorso al Tar per difendere le nostre ragioni»Unicredit dal canto suo mostra i muscoli ma non chiude le porte. «La banca rimarrà impegnata nelle discussioni con gli organi governativi competenti» fa sapere l’istituto, e nel frattempo compie una mossa tattica: rinuncia alla condizione sull’acquisizione di Anima da parte di Banco Bpm. Una concessione non da poco, visto che l’acquisizione si è chiusa a un prezzo più alto e senza i benefici del Danish compromise. Tradotto: meno ritorno sull’investimento, ma il segnale al governo è chiaro - Unicredit è pronta al dialogo, ma non a farsi dettare l’agenda.Le accuse incrociate volano. Orcel respinge «in toto» i rilievi di Banco Bpm e chiarisce che l’offerta, tecnicamente, non è ancora definitiva. Il che significa che lo scontro è appena iniziato.Nel frattempo, da Bruxelles si guarda con attenzione all’uso del golden power italiano. L'Italia ha già risposto alla Commissione Ue sulla richiesta di chiarimenti: una partita nella partita, che rischia di rimettere in discussione l’intero impianto normativo. E intanto, come se non bastasse, anche in Spagna va in scena una telenovela simile, con Bbva che da oltre un anno prova a portare a casa Sabadell.Eppure, malgrado tutto, malgrado i ricorsi, i veti e gli equilibrismi, il dado non è tratto. Gli analisti di Equita, nella loro morning note, leggono le mosse di Orcel come «un chiaro segnale di volontà a proseguire l’offerta, sebbene una decisione definitiva potrà essere elaborata solo all’esito delle interlocuzioni con il governo». Tradotto dal lessico un po’ contorto tanto caro agli analisti di bilancio: Orcel non si arrende. Ma sa che da qui in avanti sarà una partita giocata più nei corridoi ministeriali che nelle sale trading.E mentre gli investitori restano alla finestra e i piccoli azionisti cercano di capire dove porterà questa guerra di logoramento, una cosa è certa: il risiko bancario italiano è diventato, ancora una volta, il più affascinante e imprevedibile romanzo giallo del nostro tempo.
Il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Monza il 3 settembre 1950 (Getty Images)
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