2020-05-20
Un’attesa di 45 giorni. Ma nel dl Rilancio resta il buco nella Cig
I ritardi non servono a migliorare il testo: circa due mesi senza ammortizzatori. Confermati invece i fondi per fisco e Alitalia.Come Godot, il decreto Rilancio (già noto come «aprile», poi come «maggio», e confidenzialmente detto «rimando», «ritardo», «sparisco») non arriva. Non è escluso che la notte scorsa possa essere stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, dopo la bollinatura avvenuta ieri sera da parte della Ragioneria. Quando finalmente il provvedimento apparirà, dovrebbe essere assegnato in prima lettura alla Camera, con esame presso la commissione Bilancio.La vicenda è francamente surreale. Il cdm decisivo (si fa per dire) concluso con la consueta approvazione «salvo intese», cioè a scatola chiusa, si è tenuto il 13 maggio. La riunione fu interrotta dall'indimenticabile televendita di Giuseppe Conte, che si precipitò in tv a vendere un provvedimento ancora inesistente. Alcuni giorni dopo, nella successiva esibizione in conferenza stampa, cioè sabato sera, Conte disse che «pensava» che il dl sarebbe apparso in Gazzetta il giorno dopo. E ancora ieri mattina, con sprezzo del pericolo, il ministro Fabiana Dadone aveva detto, intervistata da Radio 24: «Penso esca oggi». «Credo» e «penso», un po' come i verbi latini «spero, promitto e iuro», che reggono l'infinito futuro. Certo, fa riflettere il gran silenzio dei mainstream media, che si limitano a registrare con nonchalance il ritardo. E ancor più fa rumore il silenzio delle massime istituzioni della Repubblica. Non pochi si chiedono cos'avrebbe detto il Quirinale se la metà di questi ritardi e di queste leggerezze, a maggior ragione in un momento così drammatico per il Paese, fossero stati responsabilità di un governo diverso. Tra l'altro, proprio il Colle aveva più volte chiesto a tutti collaborazione: e infatti da tre mesi le opposizioni avanzano le loro proposte, mentre il governo, oltre ad accendere polemiche, non solo non ha recepito le istanze del centrodestra, ma, nell'unico decreto già convertito in Aula, il Cura Italia di marzo, ha anche posto la fiducia, blindando il testo e facendo decadere ogni ipotesi emendativa. A rendere tutto più caotico, è la vorticosa circolazione di bozze di questo decreto rilancio. L'ultima, esaminata per tutto il pomeriggio di ieri dalla Verità, reca 268 articoli, ma soprattutto - questa è la notizia - non risolve, a meno di ulteriori modifiche, il «buco» nella tempistica della cassa integrazione denunciato dal nostro giornale nei giorni scorsi. Nell'ultima versione disponibile, infatti, pur essendo stati modificati alcuni termini, un'eventuale attivazione della cassa integrazione a metà marzo darebbe copertura fino a fine giugno (poi sospensione, e ripartenza a settembre), mentre il divieto di licenziamento varrebbe fino a metà agosto. Se invece l'attivazione fosse stata a inizio aprile, si arriverebbe a metà luglio (e resterebbe comunque un mese di «buco»). Per avere continuità e copertura temporale, occorrerebbe averla attivata ai primi di maggio. Come si vede, a meno di sorprese, un'altra settimana di trattative nella maggioranza non ha risolto il problema, a cui si aggiunge il divieto di licenziamento: le due norme insieme rischiamo di costringere molte aziende a dichiarare fallimento. Il resto del quadro è confermato. L'unica buona notizia, per quanto limitata, è il piccolo taglio dell'Irap (contenuto nell'articolo 24): non si paga il saldo 2019, né la prima rata dell'acconto 2020. Per il resto, è un diluvio di cattive notizie e di occasioni mancate. Tra le cattive notizie ricordiamo: gli spiccioli per la famiglia (articolo 104), cioè appena 150 milioni per la disabilità e altrettanti per i centri estivi; la maxi sanatoria per i clandestini, con vittoria schiacciante di Teresa Bellanova sui grillini, i quali hanno finito per dover ingoiare sia la regolarizzazione dei rapporti in nero sia i nuovi permessi di soggiorno semestrali; i 300 milioni in più elargiti dal governo all'Agenzia delle entrate (articolo 155); e soprattutto la bomba fiscale destinata a esplodere il 16 settembre (articolo 126), quando saremo chiamati a pagare in un colpo solo (con l'alternativa di quattro rate mensili) tutte le tasse rinviate in questi mesi, e non si capisce con quale liquidità ciò possa avvenire. Chiudono il cerchio i 3 miliardi ad Alitalia. Quanto alle occasioni mancate citiamo: le somme versate alle imprese a fondo perduto (articolo 25): era l'intervento da privilegiare, ma si tratterà solo - a seconda del fatturato - del 20%, o del 15%, o del 10% della differenza tra i ricavi di aprile 2020 e quelli di aprile 2019 (veramente molto poco per decidere di andare avanti); il sismabonus ed ecobonus (articolo 119), purtroppo pensato prevalentemente per i condomini, che rischia di funzionare poco e costare molto, e che, come denuncia il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, non è chiaro se sarà esteso alle seconde case; e (articolo 179) l'incompiuta del bonus vacanze, di fatto messo a carico di strutture di ospitalità e albergatori, costretti, salvo rimborso posticipato, a dare accoglienza a fronte di una misura inconsistente (150 euro per i single, 300 per le coppie, 500 per le famiglie, ma solo al di sotto dei 40.000 euro di reddito).
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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