2022-03-16
Un’altra cooperativa sospetta s’aggiudica in Veneto la gestione dei profughi ucraini
Padova, scelta per l’accoglienza anche «Un Mondo di Gioia». La vicepresidente fondò Csfo, con radici in un paradiso fiscale.La prefettura di Padova ha individuato nove cooperative che gestiranno l’accoglienza dei profughi ucraini, ricevendo per ciascun ospite dai 24 ai 29 euro al giorno. Tra queste c’è la coop Tuendelee, di cui ieri La Verità ha raccontato storia, ramificazioni varie e che lo scorso anno si era aggiudicata una gran fetta dei 18 milioni di euro destinati della gestione dei centri collettivi per migranti all’ombra della Basilica del Santo. Tuendelee cooperativa sociale (Tucso), come la «sorella» Ekene, sono realtà nate da Edeco (prima ancora si chiamava Ecofficina), che aveva controllato buona parte dell’accoglienza veneta dei migranti. Sebbene indagata per truffa ai danni dello Stato e di frode nell’adempimento di obblighi contrattuali, continuò a vincere gare anche con nomi diversi, ma sempre con gli stessi dirigenti e amministratori. A gennaio Ekene si è aggiudicata pure la gara della prefettura di Nuoro per gestire il Cpr di Macomer, in Sardegna, per chi arriva dai barconi. Diciamo che Tuendelee non ha un passato specchiato, la vice presidente del consiglio di amministrazione è Annalisa Carraro, già direttrice di Edeco, accusata di truffa e frode, ma non è l’unica sorpresa. Tra le coop scelte dalla prefettura patavina c’è Un Mondo di Gioia, che da settembre 2018 è iscritta al registro degli enti e delle associazioni che svolgono attività a favore degli immigrati. Vice presidente di questa società cooperativa sociale, che si occupa delle attività più diverse, dalla formazione all’assistenza anziani, all’accoglienza migranti, è Antonietta Vettorato. Nome molto noto nel Vicentino e fuori dal Veneto, per aver fondato il Centro studi formazione e orientamento professionale (Csfo) di Monselice, con attività principale nel settore delle università telematiche, ma che si è occupata pure di accoglienza. Non proprio benissimo. Nel 2015, alcuni consiglieri comunali del Pd di Schio, nel Vicentino, fecero un sopralluogo alla Casa alpina al Passo Pian delle Fugazze, gestita dalla cooperativa Csfo, dove erano alloggiati una cinquantina di migranti e scoprirono che il riscaldamento e le docce non funzionavano, mancavano coperte, gli ospiti non avevano scarpe, solo ciabatte (era autunno e la struttura è in montagna), non c’erano brande per tutti, mancavano operatori a controllare la struttura. «La cooperativa ha dato loro un piatto di plastica e posate di plastica, che usano da un mese, sempre le stesse, nessun bicchiere», scrisse Il Giornale di Vicenza. Molte cooperative presero le distanze dalla Csfo, che l’anno dopo risultò unica esclusa dal bando della prefettura di Padova da 14,5 milioni di euro per l’accoglienza migranti dal 1 aprile al 31 aprile di quell’anno. L’offerta migliore «è stata quella di Ecofficina, la cooperativa di Simone Borile, l’ex presidente del Consorzio Padova Sud che nella gestione dei rifiuti della Bassa, attraverso la controllata Padova Tre, ha accumulato 30 milioni di buco», scriveva Il Mattino di Padova. Borile poi diventò l’amministratore di Edeco, e fu accusato di truffa e frode per la gestione del centro di accoglienza per rifugiati di Cona. Edeco si sciolse, ma al suo posto era già nata Tuendelee, che adesso si occupa pure di profughi ucraini. Ma torniamo alla Csfo di Antonietta Vettorato, messa in piedi assieme a Paolo Callegaro. Una coop, che si occupa di tutto, dalla formazione di buttafuori e pizzaioli ai master per giornalisti e che arrivò a gestire un’ottantina di immigrati «incassando per ciascuno di loro un contributo pari a 34,89 euro al giorno. Aveva esperienza nel settore? «No», scrisse Mario Giordano nel suo libro Profugopoli del 2016. Indagò anche la composizione societaria della Csfo, che ha «l’86% del capitale vincolato nel CalvetTrust, un fondo soggetto alla legge di Jersey, nota isola del canale della Manica in cui prosperano le società off shore e non si pagano le tasse». La Vettorato è diventata vice presidente della coop Un Mondo di Gioia, costituita nel febbraio 2016 e che pure si occupa un po’ di tutto, dal formare i buttafuori all’educazione alla salute, con percorsi curati da Paolo Callegaro, presenza già nota al Csfo. Di un Mondo di Gioia è presidente Marco Callegaro, coordinatore didattico al Csfo, forse figlio di Paolo visto che ha 44 anni e l’altro 69. Entrambi sono di Arquà Petrarca, nel Padovano. Nel 2020, la coop tramite gara di appalto si è aggiudicata la gestione di ben otto diversi servizi in Veneto e in Emilia Romagna. Nel 2029 furono cinque. Il suo fatturato è passato da 90.192 euro nel 2016 a 470.000 nel 2017 per poi balzare a 1,7 milioni di euro nel 2018. Il 2020, con la pandemia, si è chiuso leggermente a ribasso, con 1,6 milioni di euro. Nel bilancio sociale della coop si legge che «la maggioranza dei ricavi di fonte pubblica provengono dalle Prefetture di Vicenza e Ferrara». Nel 2018 Antonietta Vettorato finì indagata per presunta truffa allo Stato nella gestione dell’accoglienza a Ferrara, assieme ad altri rappresentanti legali di cooperative che avevano gestito i progetti Sprar o che svolgevano la funzione di Cas (Centri accoglienza straordinaria). A maggio 2019 il pm Andrea Maggioni chiese l’archiviazione per dodici dei sedici indagati, tra i quali la rappresentante della cooperativa, che oggi si occuperà pure di profughi scappati dalla guerra. Per il prefetto di Padova, Raffaele Grassi, le condizioni di idoneità per la scelta delle cooperative è «che abbiano avuto esperienze pregresse di accoglienza». Su certe competenze, decisamente restiamo molto perplessi.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.