2020-08-02
Una toga boccia la tirannide di Conte: «Lo stato d’emergenza è fuori legge»
Cassata una multa legata ai Dpcm: «Era incostituzionale limitare gli spostamenti».C'è un giudice (di pace) a Frosinone. Si tratta di Emilio Manganiello, che con una sentenza del 15 luglio, depositata il 28, ha accolto il ricorso di un cittadino, multato per aver violato i divieti imposti in virtù dell'emergenza sanitaria. Sanzione annullata, dunque. La prefettura laziale potrà fare ricorso. Ma intanto, l'avvocato Manganiello ha sciorinato una serie di argomentazioni giuridiche che demoliscono, pezzo per pezzo, l'impalcatura del regime sanitario montata da Giuseppe Conte.Il primo punto della sentenza polverizza il provvedimento con il quale, alla fine di gennaio, il governo aveva proclamato lo stato d'emergenza (appena prorogato, stavolta almeno con la decenza di passare per il Parlamento, come da esempio del presunto dittatore Viktor Orbán). Il giudice onorario osserva che nel Codice della Protezione civile (decreto legislativo numero 1, del 2 gennaio 2018), agli articoli e ai commi richiamati dalla deliberazione del cdm, «non si rinviene alcun riferimento a situazioni di “rischio sanitario" da, addirittura, “agenti virali"». A parere del dottor Manganiello, insomma, le «emergenze di rilievo nazionale» che possono far scattare lo stato d'emergenza sono «terremoti; valanghe; alluvioni; incendi e altri», oppure situazioni di pericolo derivanti dall'attività dell'uomo, ma mai il «rischio sanitario». Neppure la Costituzione fa cenno a «ipotesi di dichiarazione dello stato d'emergenza per rischio sanitario». Pertanto, la decisione del Consiglio dei ministri di gennaio è «illegittima, perché emanata in assenza dei presupposti legislativi». È una tesi dirompente, giacché, come subito specifica il legale, ne consegue «l'illegittimità di tutti gli atti amministrativi conseguenti», a cominciare dai Dpcm. Ai sensi dei quali, a qualche italiano (non tanti, vista la disciplina dei nostri connazionali), è stata affibbiata una multa. Ma le bordate, anzi, le «manganiellate» a Conte del giudice di pace non finiscono qui.La sentenza fa scempio dei Dpcm anche perché violerebbero l'articolo 13 della Costituzione, con il quale si sancisce che qualsiasi «restrizione della libertà personale» è ammissibile solo «per atto motivato dell'autorità giudiziaria». Ora, è vero che, come evidenziato in passato dalla Consulta, la libertà di circolazione non va confusa con la «libertà personale» tour court, cui fa riferimento la Carta: l'accesso ad alcuni luoghi, ad esempio, può essere lecitamente precluso per tutelare i cittadini da un pericolo. Tuttavia, nota Manganiello, «quando il divieto di spostamento è assoluto», come nel caso del lockdown, «è indiscutibile che si versi in chiara e illegittima limitazione della libertà personale». Per farla breve: l'avvocato del popolo non aveva alcun titolo per metterci tutti agli arresti domiciliari. Poteva farlo solamente un magistrato. Così, il principio dell'emergenza permanente, che tanto esalta il nostro caudillo in pochette, va in frantumi.Bisognerà vedere se la sentenza di una toga onoraria, che annulla una multa in una provincia del Basso Lazio, possa dare il «la» a una pervasiva resistenza a questa dittatura sanitaria. In fondo, i grandi roghi divampano per piccoli inneschi.
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