2020-03-05
Una settimana per deciderla giusta. «La Serie A continua a porte chiuse»
Vincenzo Spadafora e Lega Calcio dicono quello che dovevano dire da tempo: il campionato prosegue senza tifosi allo stadio. Giuseppe Marotta: «Unico modo di portarlo a termine». Salvati i diritti tv, resta il nodo rimborso biglietti.«Si va verso un tipo di provvedimento per proseguire il campionato a porte chiuse, sempre nel rispetto della salute per tutti»: all'ora di pranzo, ieri, Vincenzo Spadafora, ministro dello Sport, uscendo da Palazzo Chigi, dice quello che avrebbe dovuto dire una settimana fa. Dice quello che l'intero mondo del calcio, avrebbe dovuto dire una settimana fa: l'unico modo per salvare il salvabile, vale a dire la regolarità della Serie A, senza far correre rischi ai cittadini, mentre infuria l'emergenza coronavirus, è quello di far giocare regolarmente le partite, ma senza spettatori. Così sarà, quindi: la decisione è presa con colpevole e ingiustificabile ritardo, dopo giorni e giorni di balletti, retromarce, indiscrezioni, litigate, egoismi. Porte chiuse, quindi meno incassi per le società, ma meno rischi per la salute pubblica. Porte chiuse e palla al centro, in modo tale da salvare il salvabile anche per quello che riguarda l'indotto del mondo del calcio, a partire ad esempio dalle scommesse, che fruttano al fisco italiano 200 milioni di euro l'anno, più o meno la stessa cifra che si stima perderanno i club di Serie A a causa dei mancati introiti al botteghino. Gli unici che hanno vinto su tutta la linea, in sostanza, sono i fanatici del fantacalcio. Il male minore: giocare a porte chiuse, infatti, salva i diritti tv, che rappresentano la principale fonte di ricavo per i club. Il problema sarà come rimborsare gli abbonati per le gare alle quali saranno costretti a rinunciare: 10 squadre su 20 di Serie A non prevedono il rimborso in casi eccezionali (Atalanta, Brescia, Genoa, Inter, Juventus, Lecce, Roma, Sampdoria, Spal e Udinese) ma le associazioni dei consumatori già annunciano ricorsi. Considerata la drammaticità della situazione, alla fine ha prevalso il buonsenso: rinviare le partite confidando in una rapida soluzione dell'emergenza è diventata, col passare delle ore, una utopia.Se il mondo del calcio e soprattutto il governo avessero compreso subito la gravità della situazione, ci saremmo risparmiati una settimana di totale sbandamento. Ieri i lupi che fino a poche ore prima avevano ululato, ciascuno a difesa del proprio orticello, sembravano, non a caso, tutti agnelli (con la minuscola, ovviamente). «Sono sospesi altresì», recita il decreto della presidenza del Consiglio, nella bozza diffusa ieri sera, «gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato; resta comunque consentito, nei comuni diversi da quelli di cui all'allegato 1 (quelli della zona rossa, ndr), lo svolgimento dei predetti eventi e competizioni, nonché delle sedute di allenamento degli atleti agonisti, all'interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse, ovvero all'aperto senza la presenza di pubblico; in tutti tali casi», si legge ancora, «le associazioni e le società sportive, a mezzo del proprio personale medico, sono tenute ad effettuare i controlli idonei a contenere il rischio di diffusione del virus Covid-19 tra gli atleti, i tecnici, i dirigenti e tutti gli accompagnatori che vi partecipano». Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, attacca la Lega di Serie A: «Le porte chiuse», dice Gravina al Corriere della Sera, «mortificano valori come la condivisione e la gioia dell'evento sportivo, ma il calcio non può più fermarsi. Dobbiamo andare avanti, rispettando le ordinanze. In estate avevamo chiesto di anticipare l'inizio della Serie A di una o due settimane. Se la Lega ci avesse dato retta non ci saremmo trovati in questa situazione». Il Consiglio di Lega Serie A, ieri, convocato per discutere dei calendari, è durato tre ore, mentre l'assemblea non ha raggiunto il numero legale. Nella sede del Coni a Roma erano presenti anche alcuni dirigenti di club come Giovanni Carnevali del Sassuolo, Daniele Pradè e Joe Barone della Fiorentina, Mauro Baldissoni della Roma e Antonio Romei della Sampdoria. «Giocare a porte chiuse», ha detto all'uscita l'amministratore delegato dell'Inter, Giuseppe Marotta, «potrebbe essere l'unico strumento per portare a termine il campionato alla luce delle restrizioni indicate dal governo. In un momento di grande emergenza per il Paese, con grandi problemi di salute, dobbiamo prendere coscienza della situazione anche in ambito calcistico».Juventus-Inter, saltata lo scorso week end, si giocherà quindi domenica o lunedì prossimo. Fra sabato 7 e domenica 8 marzo dovrebbero essere recuperate anche le altre cinque gare rinviate: Sampdoria-Verona, Udinese-Fiorentina, Milan-Genoa, Parma-Spal e Sassuolo-Brescia. La semifinale di ritorno di Coppa Italia tra Napoli e Inter, in programma questa sera al San Paolo, è stata rinviata a data da destinarsi. Il calcio, riparte, quindi, a porte chiuse. Era l'unica cosa da fare, per capirlo è stato necessario troppo tempo.