2019-12-27
Una guardia pretoriana «responsabile» al servizio di Giuseppi
Oltre alle molte gaffe, di lui rimarranno le dimissioni da ministro annunciate prima di diventare ministro. Eh già, perché Lorenzo Fioramonti, per 111 giorni responsabile dell'Istruzione del Conte bis, è un tipo davvero speciale, che non solo da numero uno della scuola statale è riuscito a iscrivere alla scuola privata il proprio figlio, divenendo a sua insaputa testimonial dell'insegnamento paritario e dunque in negativo di quello pubblico, ma gli è pure capitate la mirabile impresa di minacciare l'addio al governo quando ancora non vi faceva parte. Eh sì, come per i decreti economici, anche Fioramonti è stato un ministro salvo intese, nel senso che quando ancora non aveva giurato (...)(...) davanti a Sergio Mattarella, dettò le condizioni per accettare l'incarico, chiedendo 3 miliardi in dote al ministero.Romano, 42 anni, ex assistente parlamentare per l'Italia dei valori di Antonio Di Pietro e poi docente di politica economica all'Università di Pretoria, Fioramonti è riuscito da subito a far parlare di sé. Divenuto ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca il 5 settembre, già dopo un mese sui giornali era presentato come il nuovo Danilo Toninelli, cioè il ministro a 5 stelle campione di gaffe nel governo gialloblù. Appena subentrato a Marco Bussetti, in un esecutivo che era stato presentato come necessario per evitare aumenti di tasse, Fioramonti si distinse per la proposta di una serie di nuove imposte destinate a finanziare l'istruzione. I soldi per aumentare le retribuzioni degli insegnanti, ristrutturare le aule e anche per introdurre nuove materie e specializzazioni secondo il ministro si potevano reperire con le tasse etiche tipo quella sulle merendine. Grazie a Fiesta e Buondì Motta, Fioramonti era convinto di rilanciare la scuola pubblica, ma se il prelievo fiscale sugli snack non fosse bastato, per reperire le risorse il neoministro suggerì anche la tassa su aranciate e Coca Cola, oltre che sulle bottigliette di plastica. Per non dire di una nuova imposta sui voli, a cui, in base a un principio salutista che va dal cibo a zero zuccheri al consumo energetico con zero emissioni, Fioramonti si dichiarò sin da subito acceso sostenitore. Del resto, il responsabile dell'Istruzione dimessosi il giorno di Natale è il primo ministro della storia repubblicana che abbia sollecitato gli studenti a disertare le lezioni, sottoscrivendo una sorta di permesso collettivo per consentire agli alunni di partecipare alle manifestazioni in difesa dell'ambiente volute da Greta Thumberg. Sì, il ministro dello sciopero di massa è davvero un tipo speciale, che in meno di quattro mesi è riuscito a minacciare di andarsene almeno quattro volte, cioè una al mese, levando il disturbo proprio la vigilia di Natale. Che il professor Fioramonti non subisca il fascino di Gesù bambino lo immaginavamo, anche perché, tra le tante sue uscite, ne ricordiamo una in particolare, cioè quando si schierò contro i crocifissi in classe. Nonostante siano lì da prima della nascita della Repubblica, per il ministro erano fuori posto, in quanto richiamo alla religione cattolica in una scuola laica. Insomma, nei suoi primo cento giorni Fioramonti non ha fatto nulla per la scuola, ma ciò nonostante ha fatto molto per sé, perché di lui si è parlato assai e probabilmente si continuerà a parlare. Eh, già, la sua uscita dal governo non è prodromica all'uscita di scena, anzi. Il ministro lascia ma ha intenzione di raddoppiare, perché, una volta detto addio alla cattedra da cui dare lezioni agli insegnanti, Fioramonti ha intenzione di tenersi stretto il seggio parlamentare, da dove addirittura minaccerebbe di guidare un suo gruppo. Sì, l'ex professore di Pretoria molla l'esecutivo, ma non la politica. Lascia in polemica con i 5 stelle, ma le voci di Palazzo lo danno in grande sintonia con Giuseppe Conte, per il quale sarebbe pronto a fondare un partito. Da giorni infatti si mormora di un gruppo che potrebbe nascere fra Camera e Senato: obiettivo rafforzare la posizione del presidente del Consiglio, garantendo al premier una sorta di guardia pretoriana. E così eccolo qui, il capo dei pasdaran contiani, un uomo tutto d'un pezzo, sia nel richiedere 3 miliardi in più per la scuola, sia nel sollecitare nuove tasse. Se questa è l'avanguardia della pattuglia di nuovi responsabili al servizio del capo del governo ci sarà da rizzare le antenne. Non solo per intercettare le gaffe in arrivo con il nuovo anno, ma soprattutto per schivare le nuove tasse. Lettori avvisati, mezzo salvati.