
Una ricercatrice dell'Istituto italiano di tecnologia (finanziato dallo Stato) propone un rimedio contro il «razzismo»: scariche elettriche per influenzare il cervello.Alcuni mesi fa, il nostro giornale ha dedicato un articolo a Gilberto Corbellini, dirigente del Cnr che, in un articolo uscito su Wired, proponeva di utilizzare un ormone chiamato ossitocina per rendere gli italiani più inclini all'accoglienza e meno salviniani. Per quell'articolo siamo stati molto attaccati: qualcuno ci ha insultato, altri ci hanno deriso sostenendo che l'avevamo sparata grossa. A quanto pare, però, non ci sbagliavamo affatto a mettere in luce una pericolosa tendenza di alcuni studiosi italiani. Ci sono scienziati che pensano di «correggere» i comportamenti delle persone in modo poco ortodosso, e considerano le opinioni politiche a loro sgradite alla stregua di malattie da curare. È il caso di Maddalena Marini, ricercatrice dell'Istituto italiano di tecnologia. Da un articolo a sua firma uscito sull'Huffington Post apprendiamo che costei sta lavorando al fine di combattere «stereotipi e pregiudizi». Poiché la globalizzazione, spiega, ha portato «ripercussioni e scontri a livello sociale dovuti allo scambio culturale tra civiltà e culture molto diverse tra di loro», succede che possano emergere «stereotipi e pregiudizi che sono legati alle diverse caratteristiche sociali degli individui, quali ad esempio l'etnia, il colore della pelle, il peso, il genere, l'età, l'orientamento sessuale, politico o religioso...». E come si fa a combattere questi stereotipi? «L'idea che sto portando avanti con la mia ricerca presso l'Istituto italiano di tecnologia», spiega la Marini (già ideatrice di un test che «misura il pregiudizio razziale»), «è che questi stereotipi siano così instillati nella nostra mente che l'unico modo per cambiarli sia modificare i meccanismi biologici del cervello responsabili della generazione e controllo di tali stereotipi». Interessante. Ma il meglio arriva adesso: «In particolare, i miei studi sono volti all'utilizzo di una procedura, chiamata stimolazione cerebrale non invasiva: tecnica appartenente al campo scientifico delle neuroscienze», chiarisce la ricercatrice. «Le tecniche di stimolazione cerebrale non invasiva sono delle procedure considerate sicure che permettono, inducendo delle piccole correnti elettriche o magnetiche, di modulare i meccanismi attraverso i quali il cervello regola il nostro comportamento». Quindi se uno ha dei «pregiudizi» verso, per esempio, uno straniero o un attivista Lgbt, bastano un po' scariche elettriche per farglieli andare via. Bellissima iniziativa. Bisognerebbe capire bene che cosa la signora intenda per stereotipi. Perché se diventa «stereotipo», per esempio, l'idea che lo straniero delinqua più di un italiano (cosa vera), allora la scarica elettrica mi diventa, come dire, un pochino eccessiva... Ritorna, insomma, il tentativo di controllare e indirizzare le opinioni politiche con metodi parecchio inquietanti. Per altro, come nel caso del Crn, anche qui parliamo di un centro di ricerca pubblico. L'Istituto italiano di tecnologia, infatti, è «finanziato dallo Stato per lo svolgimento di attività di ricerca scientifica di interesse generale, per fini di sviluppo tecnologico». Nel board vanta personalità del calibro di Fulvio Conti, Annamaria Colao, Vittorio Umberto Grilli, Alessandro Profumo... L'élite, insomma. Bene, a quanto pare con i fondi pubblici si realizzano ricerche su come spingere - tramite scossa - gli italiani ad essere «meno razzisti». A confronto, l'ossitocina è quasi un piacere.
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.
Donald Trump (Ansa)
La Corte Suprema degli Stati Uniti si appresta a pronunciarsi sulla legittimità di una parte dei dazi, che sono stati imposti da Donald Trump: si tratterà di una decisione dalla portata storica.
Al centro del contenzioso sono finite le tariffe che il presidente americano ha comminato ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa). In tal senso, la questione riguarda i dazi imposti per il traffico di fentanyl e quelli che l’inquilino della Casa Bianca ha battezzato ad aprile come “reciproci”. È infatti contro queste tariffe che hanno fatto ricorso alcune aziende e una dozzina di Stati. E, finora, i tribunali di grado inferiore hanno dato torto alla Casa Bianca. I vari casi sono quindi stati accorpati dalla Corte Suprema che, a settembre, ha deciso di valutarli. E così, mercoledì scorso, i togati hanno ospitato il dibattimento sulla questione tra gli avvocati delle parti. Adesso, si attende la decisione finale, che non è tuttavia chiaro quando sarà emessa: solitamente, la Corte Suprema impiega dai tre ai sei mesi dal dibattimento per pronunciarsi. Non è tuttavia escluso che, vista la delicatezza e l’urgenza del dossier in esame, possa stavolta accelerare i tempi.






