2025-03-02
Un giorno senza crisi per Francesco. «Condizioni stabili» ma niente Angelus
Né febbre, né leucocitosi: il Papa prosegue l’ossigenoterapia Ieri Eucarestia e preghiera. La prognosi rimane riservata.Dopo 16 giorni di ricovero al Policlinico Gemelli le condizioni di papa Francesco sono «stabili» nel contesto di una situazione clinica che resta «complessa». E la «prognosi riservata», come attestato dal bollettino medico diffuso ieri sera che in qualche modo conferma che il Papa «resta grave»; come dichiaravano alcune nostre fonti nel primo pomeriggio. Ieri, hanno scritto i medici, «ha alternato la ventilazione meccanica non invasiva a lunghi periodi di ossigenoterapia ad alti flussi, mantenendo sempre una buona risposta agli scambi gassosi» e non ci sono stati ulteriori «episodi di broncospasmo».In mattinata, dopo la crisi di venerdì, fonti vaticane avevano diffuso urbi et orbi che il Papa aveva «bevuto il caffè» e si era «dedicato alla lettura dei quotidiani». Aggiungendo però che i medici non hanno sciolto la prognosi e «Francesco non è fuori pericolo». La crisi respiratoria di venerdì quindi ha prodotto l’effetto di cambiare un po’ il tono delle recenti notizie che venivano fatte uscire dalle «fonti vaticane», visto che era qualche giorno che i bollettini parlavano di «miglioramento» e tutto sembrava volgere a una progressiva ripresa. Con qualcuno che addirittura vociferava di uno scioglimento della prognosi imminente.Invece, anche il bollettino di ieri, pur sottolineando alcuni dati confortanti, come il fatto che «il Santo Padre è apiretico e non mostra leucocitosi», è prudente. Comunque «i parametri emodinamici si sono mantenuti stabili; ha continuato ad alimentarsi e ha regolarmente effettuato la fisioterapia respiratoria, collaborando attivamente. È vigile e orientato. Nel pomeriggio ha ricevuto l’Eucarestia e ha pregato». Secondo fonti vaticane è tornato anche il buon umore.La crisi respiratoria di venerdì, per cui è stata somministrata a Bergoglio anche la ventilazione meccanica non invasiva, ha portato tutti a rivalutare la gravità della situazione. Dopo la prima grave crisi di martedì 18 febbraio, quella per cui erano pronte anche le edizioni straordinarie dei tg, e poi un’altra crisi respiratoria del 22 febbraio, domenica 23 era comparsa anche una «lieve insufficienza renale» poi rientrata, ma che aveva allarmato per il rischio sepsi. Quindi, se c’è, ovviamente, la speranza che il Papa possa presto riprendersi è chiaro che non sarà un percorso breve, ed è naturale che oggi Francesco non possa tenere il consueto Angelus com’è già accaduto nelle ultime due domeniche.Il Pontefice non sarà presente nemmeno al mercoledì delle ceneri, il 5 marzo, giorno di inizio della Quaresima; sarà il Penitenziere maggiore, cardinale Angelo De Donatis, a presiedere la liturgia che avrà luogo nella basilica di Santa Sabina sull’Aventino. Sarà De Donatis a guidare la processione dalla chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino alla Basilica di Santa Sabina insieme a vari cardinali, arcivescovi, vescovi, padri benedettini di Sant’Anselmo e domenicani di Santa Sabina, oltre ai fedeli. Insomma, l’idea di avere presto un Papa che riprende le attività per ora non è da considerare.Le 48 ore utili a valutare quali rischi potrebbe aver comportato il broncospasmo di venerdì terminano oggi pomeriggio, quindi si capirà se lo spasmo causato dall’ingestione del contenuto gastrico nel sistema respiratorio possa aver avviato ulteriori infezioni oppure no. Ma l’assenza di febbre è un buon segno, dicono gli esperti. Se le cose volgessero verso una progressiva soluzione della polmonite bilaterale, piano piano, non prima di una quindicina di giorni, il Papa potrebbe riprendere qualche attività. Nonostante le speculazioni, spesso poco consistenti, tuttavia è molto difficile pensare a un Francesco dimissionario. Lo ha anche scritto nella sua autobiografia - «il papato è a vita» - e solo un suo decadimento cognitivo (o altro gravissimo impedimento) potrebbe far scattare il meccanismo. Nella recente intervista che il Papa stesso ha concesso al settimanale dei paolini Credere, Francesco ha detto chiaramente che «la Chiesa si governa con la testa, non con le gambe». Ecco, se il Papa non potrà più fare viaggi o altre celebrazioni particolarmente faticose, c’è da pensare che non saranno queste le limitazioni che freneranno la sua attività di governo della Chiesa, tra nomine e documenti, come peraltro ha dimostrato in questi giorni dall’ospedale continuando a firmare decreti per i santi o nomine di vescovi. Gli anni finali del pontificato di Giovanni Paolo II, pesantemente attraversati dalla sua lotta contro il morbo di Parkinson, sono lì a testimoniare che la Chiesa si governa appunto «con la testa». Furono anche anni attraversati da lotte intestine nella curia e nel collegio cardinalizio, dove c’era chi lavorava per un regime change.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)