2018-10-08
Un altro cardinale risponde a Viganò. Lo attacca ma conferma le accuse
In una lettera aperta, Marc Ouellet ammette che Theodore McCarrick era stato sottoposto a sanzioni informali da Joseph Ratzinger, come diceva l'ex nunzio. Poi afferma: forse in Vaticano c'è chi pratica valori contrari al Vangelo sul sesso.Dopo il comunicato di sabato, in cui si annunciava che sulla vicenda dell'ex cardinale Theodore McCarrick il Vaticano aveva deciso di approfondire le indagini, ieri è stata pubblicata dalla sala stampa vaticana una lettera aperta del cardinale canadese Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei vescovi. Se la prima comunicazione non citava mai il memoriale dell'ex nunzio Carlo Maria Viganò, la lettera di Ouellet è esplicitamente una risposta a Viganò. Il cardinale prefetto risponde dopo essere stato chiamato in causa dall'ex nunzio in un secondo scritto, diffuso il 27 settembre. «Lei», ha scritto Viganò, «ha a sua completa disposizione i documenti più importanti che incriminano McCarrick, e molti in curia che li hanno coperti. Eminenza, le chiedo caldamente di voler rendere testimonianza alla verità!».La risposta di Ouellet è molto dura. «Esci dalla tua clandestinità», scrive Ouellet a Viganò, «pentiti della tua rivolta e torna a migliori sentimenti nei confronti del Santo Padre, invece di inasprire l'ostilità contro di lui». E, infine, «concludo dunque che l'accusa è una montatura politica priva di un reale fondamento che possa incriminare il Papa, e ribadisco che essa ferisce profondamente la comunione della Chiesa».Ma «veniamo ai fatti», come ha scritto lo stesso prefetto. Così, stando appunto ai fatti, si potrebbe sintetizzare con il titolo che ha dedicato alla vicenda il Wall Street Journal: «Il Vaticano denuncia l'accusa contro il Papa, ma conferma il punto chiave». Cioè che, come ha scritto Viganò, l'ex cardinale McCarrick era stato sottoposto a restrizioni punitive «segrete» o informali, a causa delle accuse che gli venivano rivolte sulla sua condotta con i seminaristi. Peraltro, il Vaticano conosceva queste accuse almeno dal 2000, come è emerso da una lettera scritta dall'allora sostituto della segreteria di stato, oggi cardinale Leonardo Sandri, inviata al padre domenicano Bonifacio Ramsey.Se Ouellet scrive che dal «riesame degli archivi» non si trova traccia di sanzioni formali comminate a McCarrick da Benedetto XVI - «il motivo è che non si disponeva allora, a differenza di oggi, di prove sufficienti» - tuttavia ammette un atteggiamento prudenziale della congregazione. C'erano «le lettere del mio predecessore (cardinale Giovanni Battista Re, ndr) e mie che ribadivano, tramite il nunzio apostolico Pietro Sambi e poi anche tramite te, l'esortazione a uno stile di vita discreto di preghiera e penitenza per il suo stesso bene e per quello della Chiesa». Inoltre, «l'ex cardinale, andato in pensione nel maggio 2006, era stato fortemente esortato a non viaggiare e a non comparire in pubblico, al fine di non provocare altre dicerie a suo riguardo». Insomma, è assodato che McCarrick era posto sotto la lente di ingrandimento del Vaticano e che certe misure di cautela erano state attivate. Lo stesso Ouellet si chiede: «Come può essere che quest'uomo di Chiesa, di cui oggi si conosce l'incoerenza, sia stato promosso a più riprese, sino a rivestire le altissime funzioni di arcivescovo di Washington e di cardinale?».È questa la domanda a cui si spera possa arrivare una risposta, perché molti commentatori si fermano sulla questione della difesa di papa Francesco, ma il quadro che emerge è molto più ampio. Ci sono di mezzo tre pontificati, e la gestione della segreteria di Stato almeno negli ultimi tre decenni. Ouellet scrive che «le decisioni prese dal Sommo Pontefice poggiano sulle informazioni di cui si dispone in quel preciso momento», ma qualcosa è andato storto.Inoltre, anche l'altra forte accusa di Viganò, quella per cui lo stesso ex nunzio avrebbe informato direttamente papa Francesco sulla situazione di McCarrick nel giugno 2013, non viene di fatto confutata da Ouellet. Il cardinale canadese sceglie di minimizzare: «Immagino l'enorme quantità di informazioni verbali e scritte che egli ha dovuto raccogliere in quell'occasione su molte persone e situazioni. Dubito fortemente che McCarrick l'abbia interessato al punto che tu vorresti far credere, dal momento che era un arcivescovo emerito di 82 anni e da sette anni senza incarico». Quindi, salvo prova contraria, papa Francesco potrebbe aver saputo dalla voce dell'ex nunzio quale era la situazione di McCarrick nel giugno 2013, ma, secondo Ouellet, avrebbe considerato l'informazione poco interessante. Secondo il porporato, Francesco appena ha avuto in mano accuse credibili ha proceduto a sanzioni formali, fino ad accettare le dimissioni di McCarrick lo scorso 28 luglio.Tuttavia anche Ouellet stringe la sua replica sul caso di McCarrick, senza allargare l'indagine, magari ripartendo dalla famosa inchiesta commissionata da Benedetto XVI a tre cardinali nel 2012 e che risulta secretata. A questo proposito, Ouellet stesso avvalora indirettamente un'altra accusa di Viganò, quella sull'esistenza di una lobby gay in Vaticano che starebbe cercando di modificare la dottrina. «Il fatto che vi possano essere in Vaticano persone che praticano e sostengono comportamenti contrari ai valori del Vangelo in materia di sessualità, non ci autorizza a generalizzare e a dichiarare indegno e complice questo o quello e persino lo stesso Santo Padre», scrive il cardinale, alludendo all'esistenza della lobby Lgbt all'interno delle Mura leonine.