Lunedì la plenaria del Parlamento Ue. Fdi, Lega e Fi pronti alla battaglia per stoppare la normativa che ci inguaierebbe. Si punta a sfruttare la sponda dei Paesi a Est, le divisioni tedesche all’interno del Partito Popolare e tra i liberali francesi.
Lunedì la plenaria del Parlamento Ue. Fdi, Lega e Fi pronti alla battaglia per stoppare la normativa che ci inguaierebbe. Si punta a sfruttare la sponda dei Paesi a Est, le divisioni tedesche all’interno del Partito Popolare e tra i liberali francesi.Una mozione non fa primavera. Soprattutto se quella mozione dovrebbe impegnare il governo italiano a far cambiare idea a Bruxelles sull’ormai famigerata direttiva sulle case green, che come è noto costringerebbe milioni di italiani proprietari di immobili a un salasso in tempi record e in alcuni casi a snaturare le proprie abitazioni. Ecco perché, pur non essendo stato un atto banale l’approvazione ieri alla Camera (167 voti a favore e 123 contrari) della mozione unitaria del centrodestra che ribadisce nero su bianco l’ostilità su tutta la linea alla direttiva Ue, è tra Strasburgo e Bruxelles che nei prossimi giorni si giocherà la partita più importante. Nella città alsaziana, infatti, per il 13 marzo è previsto l'inizio della sessione plenaria dell’Europarlamento che dovrà approvare definitivamente il testo, dopo che questo è passato in commissione Industria, Ricerca ed Energia con 49 voti favorevoli, 18 contrari e 6 astenuti. I partiti che sostengono il governo italiano, coerentemente a quanto affermato al momento dell’elaborazione della direttiva, si sono opposti, compresa Fi che è andata contro la linea favorevole del Ppe. E questa compattezza è emersa anche nella fase di presentazione degli emendamenti, che sono stati presentati ieri dopo una stretta interlocuzione tra FdI, Lega e Fi, nonché con i rispettivi gruppi dirigenti a Roma. Emendamenti che inizieranno ad essere votati martedì, benché la situazione numerica non arrida a chi si oppone alla direttiva, come ha mostrato il voto in commissione. L'unica possibilità di venire a capo della battaglia d’aula sembra sia sperare nei dubbi in seno al Ppe soprattutto tra i Paesi dell’Est Europa e a Renew. Nel caso dei Popolari, lo strappo di Fi è il sintomo più chiaro di perplessità diffuse, tenute a bada dalla pattuglia tedesca favorevole al testo. Per quanto riguarda il “Terzo polo d’Europa” la posizione tiepida del partito del presidente francese Emmanuel Macron potrebbe smuovere qualcosa. Sicuro invece il voto contrario di Ecr e Id. Da tenere in conto ci sarà anche un tentativo (con poche possibilità di riuscita, per la verità) di affossare la direttiva in aula, attraverso la messa ai voti della richiesta di rinvio. «Abbiamo presentato degli emendamenti molto incisivi», spiega Nicola Procaccini, eurodeputato di FdI, «per modificare sensibilmente gli aspetti più critici, abbiamo fatto un lavoro sinergico, che ha portato a una serie di emendamenti concordati». Il leghista Marco Zanni, presidente del gruppo Id, conferma che il Carroccio «ha presentato una reiezione dell’intera proposta, chiedendo in maniera chiara di ripartire da zero nella discussione sull’efficientamento energetico e il rinnovamento edilizio». «La settimana prossima – aggiunge - in plenaria vedremo chi voterà per difendere il risparmio delle famiglie italiane e quali partiti voteranno invece contro gli interessi dei propri cittadini». Pragmaticamente, essendo probabile l’approvazione della direttiva, l’orizzonte si sposterà alla fase successiva: «Se malauguratamente il Parlamento Europeo dovesse approvare la direttiva – sottolinea Zanni - la palla passa al governo nelle negoziazioni interistituzionali: come già avviene per lo stop alle auto a diesel e benzina per il 2035, di fronte a questa ennesima eurofollia serve fare fronte comune e trovare interlocutori in Europa per promuovere il buonsenso e tutelare settori fondamentali per la nostra economia». La mozione approvata a Montecitorio impegna il governo «ad adottare le iniziative di competenza presso le competenti istituzioni europee al fine di scongiurare l’introduzione della disciplina» sulle case green, «nell’ottica di tutelare le peculiarità dell'Italia e, dunque, garantire al nostro Paese la necessaria flessibilità per raggiungere obiettivi di risparmio energetico più confacenti alle proprie caratteristiche». Ma la preoccupazione non è viva solamente tra le forze di governo e tra i proprietari di case: il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa ha osservato che il voto della Camera sulla mozione «è di una presa di posizione che non lascia spazio ad equivoci e che auspichiamo porti il Presidente del Consiglio ad operare in prima persona per raggiungere l’obiettivo indicato dal nostro Parlamento». «Occorre fermare questa iniziativa improvvida – ha aggiunto - che rappresenta una grave minaccia per il risparmio di milioni di famiglie italiane e per la bellezza del nostro patrimonio edilizio». Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, pur riconoscendo l’importanza dell'efficientamento energetico, ha affermato in passato che se il testo attuale della direttiva venisse confermato per mettere a norma le case servirebbero 1.000 miliardi di euro. Secondo Bruxelles, infatti tutte le case dovrebbero andare in classe energetica E entro il 2030 e in D entro il 2033, per arrivare a zero emissioni del settore edilizio entro il 2050.
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Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
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Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.