2021-04-15
L’Ue affida le chiavi del vaccino alla Germania
Tanja Erichsen, direttrice dell'Agenzia del farmaco danese, sviene durante la conferenza stampa che annuncia lo stop di Astrazeneca (Ansa)
Ursula von der Leyen annuncia un accordo con Pfizer per 50 milioni di dosi aggiuntive. Grazie al ritardo nell'approvazione da parte della Cina. Trattativa aperta per un terzo contratto da 1,8 miliardi di sieri entro il 2023. Stop definitivo della Danimarca ad Az.Bruxelles consegna le chiavi del vaccino ai tedeschi almeno fino al 2023. A dare l'annuncio è stata ieri la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: «Stiamo avviando una trattativa con Biontech-Pfizer per un terzo contratto» di fornitura dei vaccini che «prevede la consegna di 1,8 miliardi di dosi nel periodo 2021-2023. L'accordo comporterà che non solo la produzione dei vaccini, ma anche quella dei componenti essenziali, abbiano sede nell'Ue». Nel frattempo, la stessa Commissione ha raggiunto un accordo con Biontech-Pfizer per accelerare l'approvvigionamento di vaccini, con 50 milioni di dosi aggiuntive consegnate nel secondo trimestre, a partire da aprile, che saranno distribuite sulla base della popolazione. «Come possiamo vedere dall'annuncio di J&J, ci sono ancora produttori in grado di far deragliare i piani delle consegne, perciò è importante agire rapidamente e adeguarsi. Facciamo tutto ciò che è in nostro potere per sostenere la campagna vaccinale e per aumentare le forniture nei prossimi mesi», ha sottolineato la Von der Leyen. Che fa così passare l'operazione come una scelta obbligata, considerando i guai di Astrazeneca (ieri la Danimarca ha annunciato lo stop definitivo), quelli di Johnson&Johnson (cui verranno probabilmente imposti limiti di età) e il fatto che Moderna produce troppo poco per garantire le forniture richieste.Ma la narrazione non regge. Primo perché il vaccino Az è ormai «bruciato» in termini di fiducia non solo per gli errori strategici commessi dal gruppo anglosvedese sul fronte della capacità produttiva, ma anche per la guerra andata avanti per mesi da parte delle autorità europee (senza dimenticare che nella stessa Germania agli under 60 che hanno già ricevuto la prima dose di Az verrà somministrata una seconda dose di Pfizer o di Moderna). Il blocco di J&J, al netto dei bias della Von der Leyen, è temporaneo e resta comunque l'unico monodose disponibile al momento. Quanto a Moderna, sta scalando la produzione negli Usa e gli ultimi studi mostrano che i due richiami in sperimentazione del vaccino sviluppati contro le varianti sembrano neutralizzarle, eppure l'Europa ha ordinato la metà delle dosi rispetto a quelle comprate da Biontech-Pfizer. Non solo. I 50 milioni di dosi aggiuntive di Pfizer per il secondo trimestre annunciate ieri dalla Commissione arriverebbero grazie alla Cina. Pechino deve infatti ancora approvare il vaccino prodotto in Europa dalla tedesca Biontech e distribuito localmente dalla cinese Fosun. Significa che la Cina non può accedere a 100 milioni di dosi già comprate cash ma non ancora consegnate. Da qui a fine giugno Biontech può quindi contare su un eccesso di produzione e anticipare 50 milioni di dosi all'Ue (che poi verranno restituite alla Cina quando arriverà il via libera alla distribuzione). Va, inoltre, ricordato che Pfizer prima del rilascio dei vaccini destinati all'Europa, fa testare ogni lotto dal laboratorio ufficiale di controllo dei medicinali, ovvero l'istituto federale tedesco per i vaccini Paul Ehrlich, che a marzo aveva innescato il primo blocco ad Az in tutta Europa. Non solo. Nel team degli affari regolatori sui virus dello stesso istituto tedesco lavorava Hanna Roth, occupandosi in particolare delle questioni normative durante il processo di autorizzazione all'immissione in commercio dei vaccini. Questo fino a marzo 2020, quando la Roth, dopo appena 19 mesi all'Ehrlich, è diventata responsabile di tutta la ricerca e sviluppo sui vaccini di Biontech. Si tratta chiaramente di coincidenze, ma resta l'incrocio di interessi tra l'istituto e la principale azienda tedesca produttrice di vaccini.La mossa di Bruxelles, oltre a condizionare lo sviluppo futuro della farmaceutica e della supply chain europea, ha anche delle controindicazioni. Mettere tutte le uova nello stesso paniere può essere rischioso. Soprattutto considerando che stanno per arrivare sul mercato nuovi vaccini di seconda generazione come Novavax o Curevac (basato sull'mRna) che non vengono nemmeno tenuti in considerazione. Ma che potrebbero essere anche più efficaci contro le varianti (secondo uno studio israeliano, Pfizer sembra non proteggere da quella sudafricana) e costano pure meno. Nei giorni scorsi il premer bulgaro, Boyko Borissov, ha detto che i nuovi contratti che l'Ue sta negoziando con Pfizer viaggiano attorno ai 19,5 euro a dose, dai 12 euro iniziali. Quanti Stati membri saranno disposti a pagare il conto e non preferiranno invece esercitare il cosiddetto opt out uscendo dal contratto? Se davvero Pfizer costerà 19,5-20 euro, parliamo complessivamente di 36 miliardi di euro per due commesse da 900 milioni di dosi. Per l'Italia, che avrà il 13,6% della dote Ue, significa almeno 4,2 miliardi. Di certo, in questo trimestre arriveranno oltre 670.000 Pfizer in più ad aprile, 2,15 milioni dosi in più a maggio e oltre 4 milioni di dosi in più a giugno. Al netto, però, dei rinforzi imminenti, nella geopolitica dei vaccini cosa farà l'Italia che aveva puntato solo su Reithera? A proposito del vaccino «autoctono» su cui tanto avevano scommesso Conte e Arcuri, in questi giorni il commissario Francesco Paolo Figliuolo avrebbe avuto un secondo incontro con i vertici dell'azienda. Ebbene, lo stabilimento di Castelromano non sarà utilizzato per «insaccare» i vaccini perché non sono in vista accordi con aziende disposte a inviare il cosiddetto bulk, il principio attivo. Resta aperta la strada del vaccino proprio ma servono soldi e finora Reithera ha ricevuto meno di un quarto degli 88 milioni promessi da Arcuri. Vale davvero la pena investire altre risorse su un prodotto che rischia di essere già superato dall'Europa, che sembra voler puntare sui vaccini mRna, e anche dal mercato?
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)