2019-04-18
Il Trump ucraino domina la campagna elettorale di Kiev (e punta a Mosca)
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Si avvicina una Pasqua forse decisiva per l'Ucraina. Il prossimo 21 aprile, si terrà infatti il ballottaggio tra i due candidati presidenziali emersi dalle elezioni dello scorso marzo. A sfidarsi saranno il presidente uscente Petro Poroshenko e l'attore Volodymir Zelensky. I rapporti di forza tra loro sono fortemente sbilanciati a favore di quest'ultimo che – al primo turno – ha conseguito il 30,6% dei voti, contro il 16,1% ottenuto dal rivale. Gli altri candidati sono invece rimasti inchiodati sotto la quota del 14%. Si tratta di un vantaggio – quello di Zelensky – che registrano anche i sondaggi recenti, secondo cui l'attore avrebbe dalla sua addirittura il 51% dei consensi, contro il misero 21% che racimolerebbe al contrario Poroshenko. Insomma, Zelensky sembrerebbe ormai in procinto di raggiungere la presidenza. Un'eventualità che potrebbe comportare degli stravolgimenti non solo interni all'Ucraina ma anche (e forse soprattutto) in termini geopolitici.In primo luogo, la rapida ascesa elettorale di Zelensky – ufficialmente candidatosi nel dicembre del 2018 – è stata principalmente dettata dalla sua notorietà mediatica. In seconda istanza, non bisogna trascurare il messaggio elettorale profondamente antisistema, che gli ha consentito di acquisire voti di natura trasversale: fattore che ha portato qualcuno a parlare di un vero e proprio "Trump ucraino". La rottura degli schemi è del resto in buona sostanza testimoniata dall'analisi del primo turno elettorale di marzo: storicamente, il voto ucraino ha di solito rispecchiato una conformazione di tipo territoriale. Se le regioni orientali e meridionali si sono generalmente quasi sempre espresse a favore di candidati tendenzialmente filorussi, l'ovest ha invece spesso guardato con simpatia ai politici più vicini all'Europa Occidentale. Una situazione che trovò un'eccezione proprio nel 2014, quando Poroshenko ottenne buoni risultati pressoché in tutto il Paese, capitalizzando abilmente l'allora diffuso scontento antirusso per l'annessione della Crimea. Zelensky, quest'anno ha fatto lo stesso ma – anziché avanzare un programma fondamentalmente avverso al Cremlino – ha portato avanti una serie di proposte politicamente eterogenee (che – non a caso – i suoi avversari hanno definito populiste, se non addirittura dettate da incompetenza politica). Per ripristinare l'economia, l'attore propone innanzitutto una riforma del sistema giudiziario, con l'obiettivo di attrarre gli investimenti, ridurre la corruzione dilagante e cercare di ricostruire un minimo di fiducia nello Stato ucraino. Ma non solo: Zelensky auspicherebbe anche un condono fiscale, cui far seguire una flat tax al 5% sulle imprese, per arginare il fenomeno dell'evasione.Le principali incognite riguardano tuttavia la politica estera. Eh sì, perché su questo fronte la situazione non è esattamente chiara. Se Poroshenko sta continuando a mantenere la sua classica posizione antirussa e filoeuropeista, Zelensky si colloca su una linea molto più sfumata. Formalmente l'attore non sembrerebbe troppo incline a un avvicinamento verso il Cremlino. A livello generale, durante la campagna elettorale, si è infatti detto favorevole a un'entrata dell'Ucraina non solo nell'Unione Europea ma anche nell'Alleanza Atlantica. Ciononostante il candidato ha anche aggiunto che, per simili passi, si debba ricorrere a dei referendum popolari. Ma è sulla questione del Donbass che si assiste alle maggiori ambiguità: Zelensky vorrebbe infatti negoziare un accordo con la Russia, smorzando così la postura maggiormente aggressiva di Poroshenko. Senza poi dimenticare che, lo scorso marzo, l'attore abbia detto che solo un cambio di regime in Russia possa consentire l'effettivo ritorno della Crimea sotto il controllo di Kiev. Un'affermazione sibillina che può avere differenti chiavi di lettura.La reale posizione di Zelensky rispetto al presidente russo Vladimir Putin resta quindi piuttosto ambigua. È chiaro che fino ad oggi l'attore abbia cercato di non schiacciarsi troppo sulle tesi degli ambienti filorussi. Ma adesso, arrivato al ballottaggio, non è escluso che proprio a quel mondo possa cercare di appellarsi, anche per rimarcare ulteriormente la propria distanza dallo stesso Poroshenko. Del resto, sotto questo aspetto, non è esattamente chiara anche un'altra questione. Da tempo in Ucraina ha luogo un dibattito relativo alla possibilità di una riforma dello Stato in senso federale. Un'ipotesi che l'attuale presidente ha sempre bocciato, considerandola come un indebito regalo alla Russia. In tal senso, bisognerà vedere come Zelensky sceglierà di approcciarsi a questo dossier, per capire le sue effettive intenzioni verso Mosca. Interpellato da La Verità, l'ufficio stampa del candidato ha del resto declinato di fornire delucidazioni sulla questione del Donbass e dei rapporti con il Cremlino. Come che sia, la disponibilità a negoziare con la Russia sembrerebbe mettere in mostra una posizione più morbida rispetto alla linea dell'attuale presidente. E una simile prospettiva potrebbe aprire degli scenari interessanti non solo per la crisi della Crimea. Una vittoria di Zelensky potrebbe per esempio avviare una nuova fase nei rapporti tra Bruxelles e Mosca: a partire dal problema delle sanzioni economiche, che sono state recentemente prolungate fino al prossimo luglio. Ma è forse nelle relazioni tra la Casa Bianca e il Cremlino che potrebbero esserci le novità più importanti. La questione della Crimea ha sempre rappresentato uno dei principali ostacoli alla distensione auspicata da Donald Trump verso la Russia. Se Zelensky riuscisse ad aprire un serio negoziato (coinvolgendo magari anche gli Stati Uniti) sarebbe forse possibile fare passi avanti in questa direzione. Certo: si tratta di un percorso oggettivamente difficile. Buona parte dell'establishment di Washington non ne vuole sapere di distensioni con Putin e considera non a caso Zelensky una figura pericolosamente vicina al presidente russo.L'Ucraina potrebbe insomma diventare il laboratorio per il superamento delle logiche da Guerra Fredda che ancora dividono Washington e Mosca. Ma Zelensky, per il momento, resta più un'incognita che una certezza.